Ultime della sera: “Bottino di guerra”

Ancora, le donne

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Aprile 2022 18:45
Ultime della sera: “Bottino di guerra”

Quante di noi possono, scappano via, portando con sé vecchi e bambini, pochi bagagli e qualche animale e lasciano figli, mariti, amori, lavoro e sogni per rincorrere la salvezza.

Quante di noi possono e vogliono, si fermano a combattere e a resistere.

Altre di noi che, non possono e non vogliono andar via, perché troppo giovani o troppo anziane, perché ammalate o disperate, perché legate alla casa e alla bandiera, o perché custodi della bellezza e della cultura, o infervorate narratici della realtà, o incredule sognatrici o … chissà ancora perché, restano ora nascondendosi, ora soccombendo, ora danzando fra le macerie o cantando nei rifugi, o riempiendo sacchi di sabbia e raccogliendo cibo per chi non ne ha, strappando lenzuola per fare bende, fotografando per testimoniare la storia…

E altre di noi, e fosse solo una sarebbe già troppa, diventano bottino di guerra.

“Sì signore, oggi 10 case, 1 arsenale, 1 traditore, 2 quadri, 10 vacche, un carrarmato, 6 bambini che hanno fatto finta di non vederci e non si sono spostati, 15 soldati, 2 farmacie,100 sacchi di farina e un numero ancora imprecisato di donne, regolarmente stuprate. Ecco il bottino, signore. Tutto fatto signore, grazie signore, domani di più, signore”.

Ne avevamo sentito parlare, è scritto e testimoniato: non c’è guerra in cui, strategicamente e sistematicamente, con metodo e ferocia, non si stuprino le donne. Da Briseide, fatta schiava da Achille e poi da Agamennone, ai giorni nostri, le donne, di qualunque età, sono bottino di guerra.

E lo stupro nulla ha a che fare con il desiderio e meno che mai, con l’amore: la donna del nemico va profanata, violentata, assoggettata, umiliata per profanare, violentare assoggettare e umiliare il nemico stesso. La donna, va uccisa o va profanato il suo grembo dal quale nasceranno figli della guerra, incolpevoli figli del nemico, spesso isolati e abbandonati. Lo stupro: lo scempio, la bestemmia che macchia ancora di più ogni guerra.

Ce lo narra la storia, se solo avessimo voglia di studiarla e di imparare. Ad ogni latitudine, in ogni guerra, arriva il momento in cui la barbarie sfodera la sua ennesima arma brutale: stuprate le donne, torturatele, e se è il caso, uccidetele. Come somiglia al male il male, ad ogni angolo del mondo! Per ogni guerra, in ogni continente, dal più piccolo villaggio alla più grande delle città, il male imbandisce il proprio banchetto di orrori e compie il proprio macabro rito.

E io, come ti consolo piccola grande donna ferita, come ti prometto ancora la vita, ora che la morte ti ha toccata nel più vigliacco dei modi, violentandoti l’anima, prima ancora che il corpo. Come ti accarezzo ora che mi hanno amputato le mani, come ti abbraccio ora che anche a me hanno tagliato le braccia, come ti guardo ora che mi hanno strappato gli occhi, e come ti nutro ora che mi hanno bruciato i seni. Che se servisse, ancora nel mio grembo ti nasconderei, se ancora ne avessi uno. Come salvo i tuoi figli che hanno assistito al sacrilegio, come trattengo tuo padre che grida vendetta, come seppellisco tuo marito che giace senza vita al fronte.

Vorrei dirti che erano animali, e invece no, quelli non stuprano. Erano uomini indegni di questo nome, erano in divisa o forse no, perché ci sono tante guerre in ogni terra, e il tuo corpo, mia bambina, e quello di tante donne, è pure un campo di battaglia.

Sgomenta il cuore e la mente questa ferocia che non conosce pietà, diritto, dignità, e che si appunta i brandelli della tua anima al petto come medaglia che sanguina. Non è questa la forza, non è questa la potenza. Se solo guardaste le vostre vittime con gli occhi della vita! Inginocchiatevi e chiedete perdono per questa e ogni altra atrocità!

Siamo arrivati oltre la luna, e non siamo capaci di inchinarci all’altare della pietà.

È già sera: dormi figlia dolente e addolorata, sia clemente con te la luce delle stelle, ti avvolga come manto la compassione d’ogni madre.

La mia voce si tace: non ho più parole per dire il dolore, per piangere lo strazio.

Mai più, mai più la guerra!

E se proprio dovranno esserci ancora soldati, siano soldati buoni, che si fermino davanti al sacro della vita, che vedano in te la madre, la sposa, la figlia, l’amica e leggano in te la fierezza e il diritto dell’essere donna sotto ogni bandiera e anche senza alcuna bandiera. E ci siano giorni nuovi in cui le ragioni della pace prevalgano su quelle della guerra e non sia un confine d’uomo a stabilire dove sta il bene e dove il male.

Qui, in questa piccola parte di mondo dove pure ogni giorno si combattono guerre non dichiarate ma non meno dolorose, lenta bussa primavera e sparge al vento piccoli semi di speranza.

Possa il Dio della Pace, scaldare il gelo del tuo cuore.

di Maria LISMA

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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