Come cambia lavita di una giovane donna che scopre di essere affetta da una malattia degenerativa debilitante come la sclerosi multipla?
Cosa accade se questa donna ha poco più di trent'anni, un mestiere che la porta in giro per il mondo ed è diventata madre da pochi mesi?
Francesca Mannocchi è una giornalista, oggi quarantenne, che racconta in questo libro, “Bianco è il colore del danno”, la terribile scoperta, avvenuta quattro anni prima, della propria malattia.
Una malattia che arriva improvvisa, senza aver mai dato alcun segno di sé, in un momento felice della sua vita, quello della massima realizzazione. Come donna, innanzitutto: una relazione affettiva salda e importante nata da pochi anni, un uomo - un fotoreporter - con cui condivide lavoro e interessi, la decisione di avere un figlio. E poi c'è quel mestiere di giornalista tanto amato, inseguito, esercitato con passione; professione reporter in zone di guerra, in paesi dilaniati dai conflitti civili, sulle rotte dei migranti, un lavoro faticoso e bellissimo che non svolgi certo stando seduta dietro una scrivania ma ti porta nei luoghi più lontani, impervi, pericolosi; che ti costringe a viaggiare, salire su aerei, auto, pullman, treni, attraversare deserti, raggiungere le zone più remote della terra, vivere spesso in modo precario, spartano, lontano dalle comodità, dove devi arrangiarti con quello che c'è e che trovi.
Rischiare, tutti i giorni. Perché un giornalista in Iraq, in Siria, in Afghanistan, in Libia, Egitto, Paesi da cui la Mannocchi, giornalista freelance e il suo compagno Alessio Romenzi, ci hanno inviato straordinari reportage è questo che fa: vivere pericolosamente, rischiare la vita tutti i giorni.
La scoperta della malattia stravolge ogni equilibrio, mescola le carte, la costringe a reinventarsi, a riprogettarsi, a mettere in discussione la sua vita, le sue scelte, ma soprattutto il suo ruolo di madre, di compagna, di figlia.
Un libro coraggioso e sincero, in cui la Mannocchi compie un viaggio alla ricerca di se stessa affascinante e doloroso, e attraverso la scrittura parte alla ricerca della sua identità, delle radici, della famiglia, ma soprattutto del suo essere madre, donna, giornalista.
La sclerosi multipla è una malattia debilitante cronica che limita le funzioni e le possibilità, non c'è cura né guarigione, la terapia è sintomatica, può solo rallentarla ma anche questo dipende dalla forma che ti è capitata, quindi dalla fortuna .
E' un libro intimo, che pone tanti interrogativi, che mette a nudo paure e fragilità, in cui la giornalista abbandona gli scenari di guerra in cui si muove abitualmente ed esplora, con il linguaggio della letteratura, il precario mondo della malattia, la vergogna di cui spesso ci si veste, le farraginose maglie della sanità pubblica. Racconta come tutto questo si ripercuota sulla vita di una donna con un bambino piccolo, rivela tutti gli aspetti che investe una diagnosi che ipoteca ogni cosa, soprattutto il futuro: la paura di diventare disabile e di non potersi più occupare del proprio bambino, la perdita della libertà, il bene più prezioso ed essenziale per lei. L'interrogativo, feroce, “Perché proprio a me?”, lo sforzo di convincersi che “io non sono la mia malattia”.
Una storia raccontata senza sconti né autocommiserazione, un affresco familiare denso d'amore, dove le donne – a partire dalla figura della nonna – rivestono un ruolo essenziale, sono le protagoniste, la forza propulsiva. Una scrittura limpida e scorrevole che scava senza mai appesantire, un libro che si legge con sofferenza ed emozione, che personalmente ho letto in un pomeriggio e in una sera senza mai riuscire a staccarmene, che pone domande ed interrogativi, che lascia un grande turbamento ma anche una straordinaria lezione di vita. E se per la malattia non c'è ancora una cura, questo libro è già una cura, per chi lo ha scritto ma soprattutto per chi lo legge.
Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi hanno lasciato l'Afghanistan in agosto, dopo il ritorno al potere dei talebani, con l'ultimo volo per l'Italia. Il loro ultimo reportage fotografico è esposto presso la sala La Bruna del collegio dei gesuiti di Mazara all’interno del Festival “Marenostrum”.
Entrambi saranno ospiti del Festival, in un incontro che si terrà al teatro Garibaldi, sabato 16 ottobre alle 18 per parlare del loro mestiere di inviati di guerra e del libro “Bianco è il colore del danno”. Un racconto, proposto anche al Premio Strega 2021, che sono certa emozionerà i presenti.
di Catia CATANIA
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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