Ultime della sera: “Anche uno spillo sulle spalle spella”

Elogio dell’essenzialità.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Maggio 2021 18:30
Ultime della sera: “Anche uno spillo sulle spalle spella”

Avevo tredici anni quando incontrai lo Scoutismo: aveva un portamento dritto come un fuso, sguardo a fessura, voce autorevole e una gran voglia di conquistarci. E ci conquistò. Era il nostro Capo e con lui ci avventurammo per strade e boschi, imparammo a fare i nodi e le costruzioni, ci calammo con le corde per i costoni delle fiumare, apprendemmo ad usare l’accetta, ad accendere il fuoco con un solo fiammifero, a cantare e a danzare attorno al bivacco, a riconoscere le orme degli animali e a farne i calchi.

Imparammo ad usare il quaderno di caccia e ad arricchirlo con osservazioni sulla natura in presa diretta, con foglie e fiori, percorsi e mappe, costellazioni e tutti i modi per riconoscere il nord o il sud, insomma, per non perderci anche senza bussola. Camminammo all’Azimut, ci lanciammo alla ricerca di bambine scomparse partendo dalla casbah e arrivando fino a Miragliano, giocammo il grande gioco, imparammo ad avere un’idea, progettarla, realizzarla, verificarla e festeggiarla. Imparammo anche noi a fare i capi: della nostra squadriglia, e poi del reparto, e del clan, e della comunità capi, e della nostra vita.

Ma imparammo soprattutto l’arte dell’essenzialità, e la imparammo sulla nostra pelle, sulle nostre vesciche dolenti, sulle spalle segnate dagli zaini, sulla disperazione di non arrivare mai, sull’ostinata speranza che - facendo ancora un passo – avremmo finalmente raggiunto la meta e piantato la nostra tenda. Dopo il primo campo, alla prima riunione, il Capo ci disse: “Avete svuotato lo zaino? La prossima volta fate tre mucchi: nel primo metterete tutte le cose che non avete mai usato, nel secondo quelle che avete usato ogni tanto, nell’ultimo ciò che vi è veramente servito.

Al prossimo campo portate solo le cose del terzo mucchio. Ricordatevi che anche uno spillo sulle spalle spella!”. Imparammo in fretta a viaggiare leggeri, a fare a meno, a chiederci prima di mettere qualcosa nello zaino o in valigia “Ma lo userò veramente? Ma ne avrò davvero bisogno?”. Imparammo a piegare tutto come se si trattasse del sacco a pelo, ché ci vuole arte per rimpicciolirlo e occupare il minimo spazio possibile. Nel corso degli anni, i compagni e le compagne di viaggio si sono sempre stupiti della piccolezza del mio bagaglio.

Anche per un viaggio di otto giorni mi bastava un piccolo trolley e una tracollina dove mettere l’essenziale dell’essenziale. “Ma come fai?” - mi chiedevano, mentre trascinavano valigioni pieni di tutto e di niente…

Una notte a Berlino, nel corso di uno stage di formazione, avemmo un disguido nella prenotazione delle camere e dovetti condividere la mia stanza con una compagna di viaggio che, a quel punto, volle vedere con i suoi occhi se il mio era un trolley normale o aveva magici scomparti dentro i quali far scomparire le cose. “Vedi come faccio?” le spiegai, mentre cominciavo ad arrotolare tutto, riducendo intimo e vestiario in tanti piccolissimi sacchi a pelo, sistemati fino ad occupare ogni centimetro di spazio disponibile.

“Prima di partire faccio mente locale sul programma, sulle singole giornate, mi chiedo se avrò il tempo per cambiarmi o se invece resterò con gli stessi indumenti dalla mattina alla sera. Porto sempre un’unica tenuta da viaggio e scelgo un unico colore di base per scarpe e pantaloni, cambiando solo i sopra. Applico il rigoroso sistema “a cipolla” per affrontare gli sbalzi di temperatura, riduco al minimo gli accessori e cerco di non dimenticare mai gli occhiali di ricambio…”.

L’essenziale è un’arte e come tutte le arti si può imparare. Buona strada al viaggiatore leggero che è in ognuno di noi.

di Antonella MARASCIA

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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