“Teatro, amore mio”. “La Lupa” di Giovanni Verga

Con la sensualità feroce e distruttiva della protagonista risulta la novella più incisiva della produzione verghiana

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Luglio 2022 17:13
  “Teatro, amore mio”. “La Lupa” di Giovanni Verga

La novella di Giovanni Verga La Lupa, pubblicata per la prima volta su rivista e successivamente oggetto di una riduzione teatrale, appartiene alla raccolta “Vita dei campi” e la sua protagonista (la Lupa, appunto) è una tra le protagoniste più incisive dell’intera produzione verghiana, grazie alla sua sensualità feroce e distruttiva. Le vicende ruotano intorno alla sua sconcertante passione per il giovane Nanni: la donna, pur di averlo vicino e riuscire a sedurlo, sarà disposta a dargli in moglie la figlia. E’ una tra le novelle più note della raccolta Vita dei campi, anche e soprattutto grazie alla sua conturbante protagonista.

La sua sensualità aggressiva la rende per l’intero paese un diavolo o una strega, dagli “occhi da satanasso”. Per veicolare queste caratteristiche Verga fa un interessante uso di colori ricorrenti. Rosso e nero si ripetono nella novella a partire dal colore delle labbra e dei capelli della donna, fino ad arrivare alla chiusa iconica. Per rappresentare la Lupa in teatro bisogna partire da qui. La Lupa non solo è totalmente estranea alla concezione di donna della mentalità popolare, non è mansueta e domestica, ma è anche contraria alle leggi che dominano la vita di paese: la religione e la roba, né ha scrupoli a sacrificare la dote della figlia pur di avere il genero vicino.

A indicare la sua estraneità al resto del paese è anche il sistema di nominazione. La Lupa è (gnà) Pina, ma il suo nome reale compare solo una volta nel testo e in un discorso diretto, è sempre identificata con il soprannome con cui è nota in paese. La natura disumana della follia che guida la protagonista rende irrisolvibile il problema erotico-sentimentale attorno a cui è costruita la storia. L’unico esito possibile è, come accade in Cavalleria rusticana, un esito tragico. Che uno dei due amanti debba morire è la sola soluzione possibile.

Il calcio del mulo ricevuto da Nanni in pieno petto si rivela un tentativo fallito e insufficiente, non abbastanza potente perché la vicenda abbia un suo compimento catartico. Disfarsi di un’ossessione così totalizzante e morbosa non può essere tanto semplice: l’assassinio diventa la sola alternativa possibile. Nanni sembra ancora una volta succube della donna. “Pallido e stralunato”, non può fare altro che compiere balbettando quanto da lei suggerito ("Ammazzami, rispose la Lupa, chè non me ne importa; ma senza di te non voglio starci").Al colmo della follia, Nanni capisce che l’unica soluzione per liberarsi della donna è prenderla alla lettera e ucciderla.

La Lupa è stata rappresentata a Mazara alcun anni fa con diverse repliche, dalla compagnia “Teatro del sole”, protagonista Mariella Martinciglio.

Salvatore Giacalone

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