Sequestro pescatori e pescherecci a Bengasi, la Marina “smarca” dalle responsabilità il Governo. La vicenda si tinge di giallo…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
10 Novembre 2020 10:27
Sequestro pescatori e pescherecci a Bengasi, la Marina “smarca” dalle responsabilità il Governo. La vicenda si tinge di giallo…

Qualche giorno fa a seguito dell’articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica a firma di Vincenzo Nigro parlammo dell’ombra “imbarazzante” sul mancato intervento delle autorità italiane quella sera del primo settembre scorso quando a 35 miglia nord da Bengasi furono sequestrati da una motovedetta ed un gommone libico i due pescherecci mazaresi “Antartide” e Medinea” e diciotto pescatori (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) detenuti dall’8 settembre nel carcere di el Kuefia, a 15 km sudest di Bengasi.

Nell’articolo di Nigro, attraverso fonti (crediamo alcuni pescatori imbarcati negli altri 7  pescherecci che quella sera si trovavano nella stessa zona di pesca dell’Antartide e Medinea), erano state raccontate le diverse fasi di quelle concitate ore del sequestro (in foto di copertina i due motopesca ormeggiati sotto sequestro nel porto di Bengasi) . Dopo la richiesta di intervento da parte dei comandanti dei motopesca sequestrati (inizialmente erano 4, poi l’”Anna Madre” ed il “Natalino” erano sfuggiti) la Marina militare italiana, pur rassicurando nelle prime ore del fermo l’invio sul posto  di un elicottero AB -212Asw dal cacciatorpediniere lanciamissili “Durand de La penne” che si trovava 115 miglia ovest, successivamente, dopo un silenzio di due ore, avvertì l’armatore del “Antartide”, Marco Marrone, circa l’impossibilità di un intervento e che la questione sarebbe passata per le vie “diplomatiche”.

Da allora dal governo italiano, dopo 71 giorni dal sequestro solo silenzio, nessun segnale in merito ad una presunta trattativa avviata attraverso l’intermediazione di Emirati Arabi e Russia che hanno rapporti con l’Esercito Nazionale Libico guidato dal generale Khalifa Haftar che controlla la Libia Cirenaica. Ovviamente in molti a seguito dell’articolo de La Repubblica si sono interrogati sul perché del mancato intervento di quell’elicottero (lo stesso Questore della Camera e membro della Commissione Affari Esteri, l’on.

Edmondo Cirielli, ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini) Adesso attraverso un articolo pubblicato su Panorama a firma di Fausto Biloslavo si apprende che la decisione del mancato intervento per far desistere quei pochissimi miliziani cirenaici a portare a termine il loro atto di pirateria (quelle dove avvenuto il sequestro, nonostante qualcuno insista con l’invito a non pescarvi, sono acque internazionali) è da attribuire alla stessa Marina militare; la stessa Marina avrebbe confermato che la decisione di non intervenire è stata presa dal comandante della nave “Durand”, condivisa dai vertici della Marina.

“Non siamo intervenuti per non mettere in pericolo i pescatori” spiega a Panorama una fonte della Marina. Lo stesso Biloslavo afferma però, e noi siamo d’accordo, che –come avvenuto per altre vicende accadute negli ultimi anni- vi erano invece i tempi di intervento e nel caso specifico la possibilità di sventare quanto meno il sequestro dei due motopesca (e quindi dei 14 uomini a bordo) lasciando ai libici solo i 4 comandanti delle navi portati sul gommone. In pratica sul mancato intervento per sventare il sequestro viene “smarcata” la parte politica, il Governo; la Marina militare, fornendo motivazioni di carattere tattico-operative, si è presa tutte le responsabilità.

Quindi la parte politica, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e lo stesso ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sarebbero stati avvertiti solo successivamente? E’ credibile questa tesi? E’ mai possibile che in presenza di una vera azione di pirateria (peraltro compiuta in acque internazionali) ai danni di 18 connazionali (non vogliamo pensare cosa sarebbe successo se fossero stati funzionari o tecnici dell’Eni) e natanti italiani i militari abbiano la possibilità di decidere autonomamente senza dovere avvertire il Governo oppure il Presidente della Repubblica che –ricordiamo- è il capo delle forze armate? Qualora tutto ciò venisse ulteriormente confermato si aprirebbero interrogativi inquietanti… Ad oggi resta il mistero sul mancato intervento per evitare il sequestro e l’imbarazzante incapacità del Governo italiano di liberare dopo 71 giorni dei cittadini italiani e lavoratori imbarcate su navi italiane.

Crediamo che il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, e gli stessi familiari dei marittimi (che in questi 71 giorni non hanno avuto nessuna notizia diretta dai loro uomini sequestrati) debbano chiedere formali spiegazioni al Governo italiano su una vicenda che rischia di entrare a pieno titolo nel capitolo giallo della storia d'Italia. Francesco Mezzapelle

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