Processo per favoreggiamento prostituzione a Mazara, colombiana cerca di scagionare Calafato, ma il presidente del Tribunale la mette in difficoltà

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Novembre 2015 08:09
Processo per favoreggiamento prostituzione a Mazara, colombiana cerca di scagionare Calafato, ma il presidente del Tribunale la mette in difficoltà

"Vincenzo Calafato l’ho visto solo due volte. Vittorio (Misuraca, ndr) mi presentò come la sua ragazza e mi diceva che io non dovevo parlare con Calafato, che non doveva sapere che lavoravo come prostituta”.

E’ quanto ha dichiarato, in Tribunale, a Marsala, la colombiana Sandra Patricia Bossa Valdes, ascoltata come teste citato dalla difesa nel processo che per favoreggiamento della prostituzione vede imputati tre mazaresi: l’ex assessore comunale Vincenzo Calafato (proprietario dell’appartamento in cui alcune ragazze sudamericane si prostituivano), Leonardo Di Giorgi, vigile urbano, e Francesco Maiale.

Per la gestione del giro di prostituzione il mazarese Vittorio Misuraca ha già patteggiato la pena. La casa affittata, tramite Misuraca, da Calafato a Bossa Valdez è in via Nicolò Federici. (In foto il balcone dell'appartamento mazarese dove sarebbe avvenuto il giro di prostituzione)

La donna colombiana, in tribunale, ha ammesso che in quell’appartamento si prostituiva, in alcuni periodi anche con una sorella e un’amica.

“Per l’affitto – ha detto – pagavo 300 euro al mese. Abitavo a Palermo e su internet ho conosciuto Vittorio Misuraca.Gli ho detto che volevo lavorare a Mazara. Lui mi trovò un appartamento prima in via Sant’Antonio e poi in via Federici. Era gennaio-febbraio 2012. Calafato l’ho visto solo due volte. Vittorio mi presentò come la sua ragazza e mi diceva che io non dovevo parlare con Calafato, che non doveva sapere che lavoravo come prostituta”.

La sudamericana, però, è stata messa in notevole difficoltà dal presidente Sergio Gulotta, che alla teste (rintracciata, dopo lunghe ricerche, dall’avvocato difensore Mariella Martinciglio) ha fatto notare che “da una intercettazione sembra che lei avesse una certa confidenza con Vincenzo Calafato”. Altra contestazione è stata mossa a proposito di una prestazione sessuale con un uomo “con la divisa della polizia municipale” di cui ha detto di non ricordare il nome.

In aula, la Valdes ha detto di aver ricevuto 50 euro, ma da un’altra intercettazione, ha ricordato sempre Gulotta, viene fuori che lei si lamentava di non essere stata pagata e che l’uomo “in divisa” le avrebbe fatto intendere che poteva farla espellere dall’Italia. Per questo, sarebbe stata costretta a concedersi gratis. E dall’intercettazione emerge tutto il suo malumore per l’episodio. Alla donna il presidente Gulotta ha ricordato più volte che per la falsa testimonianza è previsto anche il carcere.

A.P.

18/11/2015

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