A seguito di alcuni sviluppi torniamo ad occuparci della vicenda risalente a poco più di un anno fa relativa al presunto trafugamento dei circa 800 file riservati riguardanti la latitanza e la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro. Nell’indagine, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido, furono coinvolti un carabiniere e un politico di Mazara del Vallo: il maresciallo Luigi Pirollo, accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d'ufficio, e il consigliere comunale Giorgio Randazzo, accusato di ricettazione in quanto avrebbe provato a vendere, con l’aiuto del noto fotografo Fabrizio Corona, i file alla redazione di “MOW” giornale milanese diretto da Moreno Pisto.
Il tutto sarebbe partito da alcune intercettazioni di conversazioni telefoniche del fotografo. In una di queste, risalenti al 2 maggio 2023, Corona avrebbe fatto riferimento a uno "scoop pazzesco" di cui era in possesso un consigliere comunale.. Il 25 maggio Pisto, Randazzo e il fotografo si sarebbero incontrati a Milano. In quella occasione il giornalista di Mow, con uno “stratagemma”, sarebbe riuscito in segreto a fare copia dei 786 file, suddivisi in 14 cartelle, a lui mostrati e offerti dal politico tramite una pen-drive.
Dopo averli visionati e resosi conto della delicatezza del materiale si sarebbe rivolto a un collega che gli avrebbe consigliato di parlare con la polizia. Pisto, allora, si sarebbe recato alla Mobile di Palermo raccontando tutta la vicenda. Da qui scattarono gli arresti domiciliari del consigliere comunale e del carabiniere. Corona e Pisto furono anch’essi indagati, dalla Procura di Milano, per aver copiato occultamente il contenuto della pen-drive.
Il Tribunale di Palermo ai primi di agosto, sempre del 2023, revocò la misura degli arresti domiciliari a carico di Randazzo accogliendo le richieste, formulate in sede di riesame, così l’inchiesta passò per competenza territoriale al Tribunale di Marsala. Stessa cosa qualche mese dopo per Pirollo che attraverso il suo legale inoltrò richiesta di un iter giudiziario alternativo chiedendo ed ottenendo la “messa in prova”, una causa di estinzione del reato, introdotta nel 2014, che prevede per gli adulti l’estinzione di un reato di minore allarme sociale; una volta espletata la "messa in prova" non sono previste ulteriori condanne e il reato può essere cancellato.
Il consigliere Giorgio Randazzo alcuni giorni fa ha invece ricevuto una "citazione diretta a giudizio", dovrà presentarsi lunedì 16 settembre alle ore 9 presso il Tribunale di Marsala (vedi foto) in un’udienza dinnanzi direttamente al giudice. Anche Randazzo, tramite il suo legale, avrebbe richiesto la possibilità di accedere alla “messa alla prova”; soltanto nel caso tale richiesta venisse rigettata si aprirebbe un processo per il quale l’imputato potrebbe chiedere il patteggiamento, rito abbreviato o il processo ordinario.