Musica. “Monster” e il cinematic rock di Andrew Judah

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Novembre 2014 16:22
Musica. “Monster” e il cinematic rock di Andrew Judah

Ascoltai per caso, pochi mesi fa, una nuova canzone di Andrew Judah alla radio, in macchina, mentre tornavo a casa. Ho trovato subito quel pezzo, Morning Light, molto interessante: mi aveva preso all'istante.

Così su Youtube ho cercato il nome di quel lontano musicista, passato in radio. Da lì in poi è stato facile, e quasi inevitabile, contattarlo..

Andrew, che genere di musica componi? Ho letto sulla tua fanpage di facebook che fra i tuoi generi c'è il cinematic rock. Che cos'è?"I find genres a bit frustrating, as I don't sit comfortably within any one of them. I have a very wide range of conflicting influences, and I think it shows. People have often told me that my own music is very 'cinematic'. I'm not entirely sure what that means, but it could be that I tend to focus on texture.

Film music is often full of wonderful textures that evoke as much feeling as a melody or rhythm. I'm as inspired by Ennio Morricone as I am by John Lennon / Trovo i generi un po' frustranti, così io non mi trovo comodamente all'interno di ognuno di essi presi singolarmente. Ho una vasta gamma di influenze contrastanti, e credo che si senta nella mia musica. Le persone mi hanno spesso detto che la mia musica è molto 'cinematografica'. Io non sono del tutto sicuro che cosa significa, ma potrebbe significare che io tendo a concentrarmi sulla struttura, sulla trama.

La musica dei film è spesso piena di meravigliose trame che evocano tanto sentimento, quanto una melodia o ritmo. Sono ispirato tanto da Ennio Morricone quanto lo sono da John Lennon".

In un intervista hai detto che le tue più importanti influenze musicali derivano dalla musica composta dai tuoi amici, musicisti come te. E' vero? C'è attualmente una scena musicale nel tuo Paese, di cui anche tu ne fai parte? I luoghi in cui sei nato, dove hai vissuto e dove vivi, influenzano la tua musica?"I'd say that my biggest influences growing up where my friends. I have one friend in particular, Joshua Clark, he is a great songwriter. We would often push each other to write better songs.

His brother Paul was also a big influence. We shared a love for rhythm. The three of us spent countless hours just jamming in their garage, improvising different ideas. There was almost no music scene where I grew up, or at least I wasn't a part of it. Writing and recording music has always been a very solitary thing for me. I've always gravitated towards musicians who seemed to be able to do it all themselves. Paul McCartney, Elliot Smith, Sufjan Stevens. I grew up near Vancouver, BC. If there was any effect the location had on my music, it's that it rained a lot...

so I spent a lot of time inside, making music./ Direi che le mie più grandi influenze musicali maturano fra quelle dei miei amici. Ho un amico in particolare, Joshua Clark, che è un grande compositore di canzoni. Spesso ci sproniamo l'un l'altro per scrivere canzoni migliori. Suo fratello, Paolo, ha avuto anche una grande influenza su di me. Abbiamo condiviso l'amore per il ritmo. Noi tre abbiamo trascorso ore e ore, semplicemente rintanati nel loro garage, improvvisando idee diverse.Non c'era pressoché nessuna scena musicale dove sono cresciuto, o almeno io non facevo parte di essa.

Scrivere e registrare musica è sempre stato per me una qualcosa di molto solitario. Ho sempre gravitato verso quei musicisti che sembrano essere in grado di fare tutto da sé. Paul McCartney, Elliot Smith, Sufjan Stevens.Sono cresciuto vicino a Vancouver (British Columbia, Canada). Se ci fosse stato qualche effetto, influsso, da parte del luogo, sulla mia musica, è che ha piovuto molto.. quindi ho passato un sacco di tempo dentro, a fare musica".

Tu sei un musicista che compone su richiesta per spot televisivi, campagne promozionali e colonne sonore di film. In questi casi dunque presumo che lavori per un committente, che ti può richiedere anche un certo tipo di musica. Quando componi un tuo disco, la tua musica, chi è il tuo committente..?"Stephen king has this concept of the 'ideal reader'. He says he writes for the ideal reader. It's very similar with me. I write for my ideal listener. That isn't one specific person, but some imaginary person who possess the qualities of several different people whom I respect.

I might think to myself, "oh man, Josh would love this"... or something like that. I might push myself to write something I know this ideal listener would appreciate. I also write for myself. I try to surprise myself./ Stephen King ha questo concetto di 'lettore ideale'. Dice che scrive per il lettore ideale. E' molto simile a me. Scrivo per il mio ascoltatore ideale. Che non è una persona specifica, ma una qualche persona immaginaria che possiede le qualità di diverse persone che hanno la mia considerazione.

Potrei pensare a me stesso, "Hey amico, a Josh piacerebbe questo" ...o qualcosa del genere. Potrei spingermi a scrivere qualcosa che so che questo ascoltatore ideale apprezzerebbe. Scrivo anche per me stesso. Cerco di sorprendere me stesso".

Pensi che la musica, quella delle pubblicità, dei film ma anche quella personale di ogni musicista, debba rispecchiare - io lo chiamo, come il concetto di "zeitgeist" - lo spirito del tempo in cui viviamo, non nel senso della tendenza culturale di massa, ma nel senso che la musica debba essere un veicolo che può aiutare ad interpretare la nostra epoca?"I think if a musician, or any artist, tries hard to reflect the spirit of our times... it shows in a negative way.

If you write what is inside of you, it will resonate with some people. It can't be forced. We are all creatures of influence in some way, I think we can't help but reflect what we take in. A lot of these things are probably universal, not bound to any one time period. That's probably why so many people from younger generations are drawn to artistic works from the 50s/60s/70s. Not because it's 'retro', but because it's true./ Penso che se un musicista, o qualsiasi altro artista, si sforzasse di riflettere lo spirito dei nostri tempi ...verrebbe fuori la parte negativa.

Se si scrive ciò che è dentro di noi, esso risuonerà con alcune persone. Non può essere imposto. Siamo tutte creature di influenze reciproche in qualche modo, credo che non possiamo fare a meno di riflettere ciò che riceviamo dagli altri. Molte di queste cose sono probabilmente universali, non legate a qualche periodo di tempo. Questo è probabilmente il motivo per cui così tante persone delle generazioni più giovani sono attratte dalle opere artistiche degli anni '50, '60, '70. Non perché è 'retro', ma perché sono vere"

Pensi che un giorno potresti venire a suonare dal vivo in Italia?"Yes! I'm currently planning a tour of Italy for January of 2015. Exact dates aren't confirmed yet, but I will be sharing that information soon./ Sì! Attualmente sto progettando un tour in Italia per il gennaio 2015. Le date esatte non sono state ancora confermate, ma vi informerò al più presto".

Che cosa rappresenta il banjo per te?"I love the banjo. I've only been playing it for a couple of years, but it's just such a fun instrument. I think because I'm primarily a guitar player, the banjo is similar and yet different in so many ways. So I find myself stumbling on many ideas that I wouldn't on another instrument. I suppose that's the reason I like to play everything myself on the recordings. Each instrument brings out new ideas, they all have their own 'personality'./ Amo il banjo.

Lo suono solo da un paio di anni, ma è semplicemente uno strumento così divertente. Penso perché sono principalmente un chitarrista, il banjo è simile (alla chitarra) ma insieme diverso in così tanti modi. Così mi ritrovo a inciampare su molte idee che un altro strumento non mi da. Suppongo che è la ragione per cui mi piace suonare tutto da solo nelle mie registrazioni. Ogni strumento fa emergere nuove idee, hanno tutti una loro 'personalità'".

Andrew Judah è un musicista, cantautore canadese. Vive nella città di Kelowna (che sembra significhi "femmina di Orso Grizzly") nell'Okanagan, una regione della Columbia Britannica. Lo scorso 30 settembre ha pubblicato il suo nuovo album "Monster", anticipato a maggio dal singolo, di cui parlavo, "Morning Light". Il suo primo album full-length è del 2011, "The Preacher's Basement"; nello stesso anno ha registrato l'affascinante e progressive "Albino Black Bear", breve e intenso, con le splendide e maestose tracce "Lie Cheat Steal" e "Purge", e che lo condurrà direttamente a "Monster", passando per l'EP "Somebody Loves You".

Andrew Judah, anche se si definisce un chitarrista, è un one-man band; suona di tutto e sa bene cosa vuole ottenere, in termini musicali da ogni tipo di strumento che passa dalle sue mani. E' un compositore freelance (prima di diventarlo, faceva l'imbianchino), questo non significa che scrive musica senza ispirazione, ma spesso (anche) l'intenzione e l'occasione, uniti ad una buona dose di teckné, sono elementi essenziali affinché un artista crei qualcosa di buono. Judah compone, on demand, musica per spot televisivi e film; è sua la musica per uno spot del 2013 dell'evento sportivo americano Super Bowl, più recentemente ha composto le musiche per una pubblicità di un'auto interpretata dall'attore statunitense Matthew McConaughey.

Ecco come si spiega la particolare padronanza che usa con ogni strumento che suona, per creare le giuste atmosfere che le sue note vogliono comunicare, specialmente quando compone "per sé stesso": le sue canzoni.

Non si riesce ad inquadrare il suo ultimo album "Monster" in un genere ben preciso, ed è già questa caratteristica che lo rende speciale. Alternative rock, baroque indie pop-rock, cinematic rock, freak folk, come è stato etichettato, non si riesce comunque a definirlo se non come un album dove vi è una grande perizia nella costruzione delle trame musicali e dove gli strumenti, e i suoni, sembrano integrarsi perfettamente fra di loro, mantenendo comunque ognuno una personalità ben distinta. La musica di Andrew Judah è molto "cinematografica" e regala particolari e indefinibili atmosfere emozionali; la sua voce è pacata, mai sopra le righe, timbro caldo, a metà fra la voce di Thom Yorke e Neil Young.

"Monster" ad una prima impressione può apparire un album cupo, oscuro, ma non lo è, riuscendo comunque a penetrare le profondità dell'animo umano. E' un disco che bisogna ascoltarlo tutto d'un fiato e, sin dall'Intro, è un continuum logico-musicale fino alla fine. Persino l'ultima traccia che sembra cadere, finire di colpo, come un taglio netto, concludendo l'intera esecuzione di appena 40 minuti e passa, ha nella mente del compositore una precisa scelta stilistica, come per dire, quello che avete ascoltato, forse è stato solo un sogno..

L'ultimo lavoro di Andrew Judah è stato per intero scritto e registrato dallo stesso musicista presso la propria casa di Kelowna. In "Monster", lo stesso autore canta (tranne alcune voci extra di due amici, Joshua Clark e Max Weiner, in due canzoni, l'ultimo anche illustratore della copertina del disco) e suona: "le chitarre canadesi, il piccolo basso rosso, il tanto caro banjo, tonnellate di pedali di effetti, un vecchio e scontroso piano, un'armonica, un omnichord degli Anni 80, una tromba presa in affitto, un floor tom rotto, un tamburello nero, jingle bells, una tastiera Nord, piatti, pentole e padelle, shakers, una drum machine e un synth Diva, ma - tiene a precisare Judah - tutto quello che suona come un sintetizzatore è in realtà una chitarra con effetti o un Banjo suonato con un archetto". Soltanto la batteria è stata suonata dal cognato Paul Clark.

L'inquietante Intro che avanza lentamente verso l'ascoltatore sembra fare eco alla citazione di Nietzsche, "Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te", posta in apertura dei credits; questa prima traccia è volutamente registrata, rispetto alle altre, con il volume più basso, in modo da indurre l'ascoltatore ad alzarlo così da arrivare alla traccia successiva con un forte impatto.

Morning Light sembra una canzone, ad un primo ascolto, difficile, ma presto rivela tutta la bellezza delle sue due sezioni separate da un breve interludio. Qui il banjo la fa da protagonista. In The Sun sembra pulsare vita proprio come la stessa è generata dal sole nel nostro sistema solare; indimenticabile verso la fine il "dialogo" fra banjo, omnichord e le altre voci. Nelle canzoni di Judah ci sono spesso bruschi e inaspettati passaggi, cadute e riprese: è un modo per tenere alta l'attenzione e non annoiare, un po' come nel cinema.

I Know You Know è un'altra canzone complessa e sembra quasi vederla nella sua architettura. Il video della canzone, girato nelle Filippine, è una denuncia delle condizione dei bambini in quel Paese, spesso sopraffatti dalla violenza dilagante e indotti ad aggregarsi nelle gang di giovani in un giro diffuso d'illegalità e criminalità. Guitar Song è una piccola canzoncina che Judah suona dal vivo da anni, inizia con un forte feedback e si conclude con un dolce fingerpicking alla chitarra, giusto il tempo di dare l'intro alla traccia successiva, Twitch & Shake, pezzo molto orecchiabile, dolcissimo e dall'andamento sincopato.

Willis è una ballata romantica, seria, profonda; sembra la storia di un amore spezzato ma, da non crederci, racconta la storia di un vecchio pianoforte abbandonato, in cui è lo stesso strumento a parlare.. Better & Better è un pezzo sinfonico, esempio illuminante nell'intero album della sapienza di Judah nella costruzione perfetta, ad incastro, di trame musicali dense di spazialità ed emozionanti come un film; la batteria nell'apoteosi finale - degna di un pezzo dei Muse - ha un'energia incredibile.

La title track Monster sembra ricollegarsi all'Intro del disco ed alle atmosfere "mostruose" - e difatti ha in sé un leitmotiv che ricorre un po' in tutto il disco - ma qui l'introspezione si fa più psicologica e sembra che si scenda nei meandri della psiche umana. Si ha una sorta di liberazione alla fine, anche qui con un pezzo di batteria pazzesca. La canzone si chiude come è iniziata e si dissolve come l'Intro del disco. Anche What Now si gioca tutta sulla magia dei tempi, e su parti, che sembrano cambiare una dopo l'altra, costruendo affreschi musicali.

Qui ritorna l'andamento sincopato; circa a metà, sembra un'intera band che suona, verso la fine, nel bel mezzo della "jam session", ritorna - con un taglio di netto - l'autore, solo con il suo Banjo, fino a spandersi nell'Universo.. Infine l'ultima traccia, Runaway, come una dolce ninna nanna, chiude l'album con quella che sembra una canzone d'amore di un romantico senza speranze ma che - a detta dell'autore - è semplicemente un pazzo stalker che perseguiterà fino ai confini del mondo la persona di cui si è innamorata.

Vincenzo De Santi

02/11/14  17,30

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