Misteridicittà/Tre piccole anime galleggianti sul fiume Arena. Storie di “ragazzi di vita” e di infanzia negata

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Agosto 2015 11:40
Misteridicittà/Tre piccole anime galleggianti sul fiume Arena. Storie di “ragazzi di vita” e di infanzia negata

Martedì 23 giugno 1953, in un caldo pomeriggio, di ritorno dal lavoro nei campi, alcuni contadini stavano percorrendo la strada provinciale 38 per tornare verso casa. Uno di loro giunse sul ponte di ferro che attraversava il fiume Arena,

venne attratto da una presenza vicino la foce, fermandosi, chiamò gli altri uomini e sporgendosi si resero conto che c’era qualcosa sul fiume, galleggiava, ma non era qualcosa di legno o stoffa, sembrava altro, si avvicinarono e fecero la macabra scoperta, era un bambino!

Vennero allertate le forze dell’ordine e dopo qualche ora di indagini si scoprì che quel bimbo era Giuseppe Nuccio e aveva 9 anni. Ma il piccolo non era da solo, era insieme ai suoi compagni di giochi quando è uscito di casa, con lui infatti il fratello Gaspare di 7 anni e Cascio Onofrio di 11.

Un piccolo gruppetto come molti, e a quei tempi ce ne stavano davvero parecchi in giro, li si vedeva nei pressi dei due fiumi, quando le acque erano cristalline e piene di pesci, o nella spiaggia immensa di lungomare (la vera “spiaggia in città” la cui balneabilità era un fatto oggettivo), alcuni di loro, magari i più grandi si avventuravano in mezzo ai campi o nelle zone di Miragliano, chi a raccogliere lumache chi a fare qualche marachella, e capitava che il frutto di quelle lo si leggeva l’indomani sui giornali, come accadde il 17 ottobre del 1975 a Giovanni Sossio, un 22enne che con il fratello Michele di 24 anni e l’amico Giuseppe Farina di 20, si erano avventurati nei pressi di un podere, di proprietà del 66enne Peppe Spagnolo, per raccogliere lumache, ma andando sempre più nelle vicinanze della zona coltivata certi di trovarne molte di più, si erano lasciati tentare dall’oscurità e dalle olive, che verdi e succose crescevano sui vicini alberi, sognando di poter accompagnare una zuppa di lumache con qualche oliva salata, Giovanni li avrebbe portati alla moglie che a pochi giorni avrebbe partorito.

Quelli erano tempi ristretti anche a causa di un lungo sciopero della marineria, e lui aveva appena perso il lavoro da cameriere: che c’era di male nel prenderne un po’? Spesso le si vedono marcire appese! Ma nemmeno il tempo di svuotare la manata di olive nel paniere che sbuca una canna di lupara da un cespuglio e Giovanni trova la morte, a imbracciarla un uomo, a quanto pare lo stesso proprietario del podere. Gli altri due ragazzi dopo esser fuggiti per la paura, accorgendosi che Giovanni non era con loro, e vedendo l’anziano allontanarsi, tornarono a prenderlo per portarlo in ospedale, ma non c’era nulla da fare, i ragazzi saranno incarcerati per furto pluriaggravato (vedi foto n.1 dell'articolo apparso su un quotidiano dell'epoca). Ecco come poteva finire una delle tante avventure di ragazzi nella Mazara di un tempo.

Ritornando al caso narrato all’inizio, ma i nostri tre piccoli perché non erano stati cercati prima del ritrovamento? I carabinieri infatti hanno saputo della presenza degli altri due solo dopo aver contattato la famiglia, nessuna denuncia era stata fatta? (vedi foto n.2 dell'articolo di stampa di quel tempo)

Era così strano il fatto che andassero al mare insieme? Dopo ore di ricerca anche i cadaveri degli altri due piccoli vengono trovati ma restano avvolte nel mistero le dinamiche del presunto incidente che era avvenuto tre giorni prima. Erano soliti allontanarsi per più di un giorno? E’ strano da credere per quei tempi quando tutti sapevano davvero ogni cosa, e la legge del silenzio non era di certo applicabile in circostanze coinvolgenti i bambini.

E molto più difficile accettare un fatto misterioso quando il mistero sta non nel trovare un soggetto da affidare alla giustizia, ma nel comprendere un modo di vivere che forse risulta fuori da ogni logica vista con gli occhi odierni dove tutto ma proprio tutto ha un decorso mediatico, passando spesso dall’informazione all’”infossicazione”, intesa sia come informazione deviata che come abuso, come il recente accadimento di sciacallaggio mediatico che ha coinvolto la piccola Denise Pipitone a circa una settimana dell'undicesimo anniversario della sua scomparsa.

Lo vogliamo ricordare in quanto qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo (vedi link https://www.primapaginamazara.it/index.php/attualita/5692-sito-di-design-parla-della-cameretta-di-denise-pipitone-piera-maggio-un-atto-abominevole-e-di-sciacallaggio-si-continua-a-mancare-di-rispetto-nei-confronti-della-mia-bimba .) Visitando il sito internet designmoderno.it avevamo trovato un servizio dal titolo “Ecco la stanzetta dove giocava Denise prima di essere rapita”.

Si avete capito bene, un sito di design ed arredamento che si occupa (vedi foto n.3 della pagina del sito) del caso Denise Pipitone, la bimba mazarese rapita l’1 settembre 2004 mentre giocava davanti la sua casa di via Domenico La Bruna (ricordiamo che è ancora in corso a Palermo il processo in Corte di appello, si attende il 2 ottobre la sentenza, per stabilire le responsabilità di quella scomparsa che ha segnato la storia della città negli ultimi 11 anni).

Abbiamo contattato sulla questione Piera Maggio la quale molto amareggiata era già a conoscenza dell'assai discutibile servizio pubblicato sul sito designmoderno.it, a Lei abbiamo affidato il commento che condividiamo pienamente: “già una settimana fa sono venuta a conoscenza di questo articolo che rappresenta un vero e proprio atto di sciacallaggio, non si può sfruttare il dramma delle persone (vi sono altri articoli dello stesso tipo riferiti ad altre tragedie e fatti di cronaca) per un mero interesse commerciale, in modo da attirare l’attenzione dei navigatori di facebook ricevendo visualizzazioni.

Questi signori, ai quali ho inviato una lettera chiedendo di cancellare l’articolo e dai quali però non ho ricevuto nessuna risposta, non hanno mai visitato la nostra casa e la cameretta della mia piccola Denise, quasi nessun giornalista ha visto la sua camera e né tanto meno pubblicato foto. Oltretutto nel sito “Cerchiamo Denise” vi è una policy di protezione delle foto per garantire la privacy e l’immagine della bambina e della nostra famiglia".

Ecco il messaggio di Piera Maggio ai gestori del sito designmoderno.it: “Salve, vogliamo informarvi che riguardo l'articolo scritto sul vostro sito designmoderno.it riguardante la minore Denise Pipitone, avete violato le norme sulla policy per la diffusione della sua immagine www.cerchiamodenise.it/policy.pdf . Quindi vi chiediamo al più presto di provvedere alla rimozione del servizio. Se quanto detto non verrà rispettato purtroppo saremo costretti a prendere seri provvedimenti. Grazie cerchiamodenise.it”.

La storia di Denise Pipitone si può ben ascrivere nell'elenco lunghissimo delle storie che parlano di un'infazia negata.  

Francesco Mezzapelle

Rosa Maria Alfieri

23-08-2015 13,30

{fshare}

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza