Misteridicittà/ Da sempre “patruneddi” delle nostre case, i gechi!

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Novembre 2015 11:34
Misteridicittà/ Da sempre “patruneddi” delle nostre case, i gechi!

Il mistero che Vi offriamo alla lettura ancora una volta è stato pescato dal grande calderone delle credenze popolari che affondano le radici in chissà quale passato. Vede come protagonisti piccoli animali, davvero molto chiacchierati, al centro dell’attenzione di interi siti internet, orafi, agenzie immobiliari e tatuatori; questo lo si deve alla credenza più diffusa che li investe, si dice infatti che portino fortuna, come i quadrifogli o le coccinelle.

Presente per lo più in zone calde, non è rimasto immune dell’investitura mistica tipica di una popolazione che da sempre ha miscelato la religione con il paganesimo, il tutto condito da un tocco di Africa. 

Ma andiamo con ordine partendo dal nome, perché sarebbero loro i padroni delle nostre abitazioni? Questa caratteristica è l’unica che accomuna la maggior parte delle varie opinioni che nei diversi luoghi la popolazione ha maturato nei loro confronti, anche se molti pensano che i gechi siano solo una delle tante trasmutazioni con cui si manifestino i padroncini di casa, immaginandoli più come entità impalpabili.

Si dice che queste entità, che specialmente a Mazara prendono forma di gechi, facendo quasi scordare l’antica etereità, esistono in ogni edificio, residenziale e commerciale, e che abbiano tutte le facoltà morali ed etiche di "bravi padroni di casa", sono accoglienti con chi merita, abitanti e ospiti, e spietati con chi non porta rispetto, spesso si diletterebbero anche in burle, forse per allietate un po’ la loro eternità o per instillare il dubbio sulla loro esistenza ai non credenti, ed ecco che possono capitare le cose più strambe ai poveri pagatori di Imu, un oggetto scompare in un batter d’occhio, si sentono rumori dal piano superiore (specialmente se la casa è all’ultimo piano!), ma i soggetti che sembrano prediligere sono i bambini, li spostano, li scompigliano, li fanno ammalare, fino a farsi vedere da loro, tutto questo se per caso durante i nove mesi di attesa o per la preparazione dell’occorrente come corredino e mobilia non venivano informati del perché di questi cambiamenti, e di notte potevano anche lasciare “lu segnu” su di loro, febbre, occhi storti, fino anche alla morte. A Palermo le fate li scambiavano con bambini malformati, che se non accettati dalla madre avrebbero causato le stesse malformazioni al loro vero bambino quando lo avrebbero riportato. 

Tutto ciò ovviamente, cari Lettori, spero lo prendiate con le pinze, sono testimonianze, spesso tramandate, di chi dice di aver avuto riscontri positivi o una maggiore serenità solo “rimediando” a qualche possibile errore o mancanza. Le storie del passato non possono essere né certificate né avvalorate da atti, ma sono ricche di molte sfumature che come l’arcobaleno sembrano vogliano parlarci di mille storie e versioni che attraversano luoghi e tempi, ma che percorrono sempre lo stesso arco logico.

Poteva capitare nel passato delle nostre testimonianze che tra i membri della famiglia scoppiasse una lite, e magari qualcuno alzava un po’ la voce, si alterava e compiva un atto di offesa verso la casa, sia verbale che fisico, questo era percepito immediatamente dai patruneddi di casa, che potevano agire di conseguenza in base alla frequenza e gravità delle offese, fino a quando non ci sarebbe stato qualcosa a porvi rimedio, e di solito era un invito, a cena, notturno!

Ebbene si, i gechi non mangiano solo insetti! Dopo che la famiglia consumava il pasto serale, era buon uso non sparecchiare la tavola, lasciare parte del cibo per l’offerta accompagnato da un po’ di pane e del vino, mai acqua, nessuno doveva toccare nulla durante la notte, c’era chi recitava una preghiera specifica e chi invece dedicava loro parole dal profondo del cuore chiedendo scusa per l’offesa.

Ma come si fa con i buoni amici, gli inviti non seguivano solo eventi negativi, si consigliava di presentare loro i neonati portandoli agli angoli della casa dicendo “’ccà ti fici tò matri” oppure “Accittati stu picciriddu”, lasciando magari un confetto in dono, di offrire i tradizionali pesci fritti durante l’inaugurazione della casa, (alcuni durante la frittura dedicavano loro una sorta di orazione o preghiera) e di invitarli anche per renderli partecipi delle gioie della casa, un compleanno, un sacramento, una gioiosa festa, lasciando sempre un po’ di tutto quello che si era consumato, fondamentale era l’indomani che il cibo deperibile non fosse intatto, ancora ricorda un’anziana signora quando alla figlia non si sciolse la torta gelato offerta ai patruneddi di casa, che preoccupazione!“Figghia me, ma chi cumminasti? Chi ci ricisti?”“Chi ci rissi? Nenti ci rissi! Pusà la torta e mi ‘nni ì a curcari”Gravissimo errore a quanto pare, se non fai l’invito formale non si siedono mica! E la notte successiva è da rifare scusandosi ancora.

In certe zone diventavano pericolosi per chi era in dolce attesa, se un geco per disgrazia finiva sulla pancia di una gestante, avrebbe portato disgrazia per il nascituro, e l’ansia per questo di sicuro nuoceva alla madre! In questi posti infatti non venivano visti di buon occhio, erano portatori di sventure, magari andando verso nord, cambia la tipologia di gechi incontrati e va diminuendo il loro fascino estetico!

Ma quali sono secondo le credenze le loro influenze positive? Investirebbero le sfere della serenità familiare, salute, lavoro, unione, c’è anche chi giurerebbe che, tenendoli in conto, le cose positive vanno crescendo fin quasi a diventar fortuna!Ma anche qui la tradizione va incontro ad un bivio, per molti i patruneddi altri non sono che anime di chi in quel terreno o in quella casa ha visto spegnere la propria vita, e sono distinti da quelli ai quali si deve porgere l’invito, chiamati anche auguri di casa, e giungono solo per portare positività o negatività, ma questo è più legato al territorio del capoluogo, famosa la loro “torre-roccaforte” nella piazzetta delle sette fate a Palermo, a Marsala invece la grotta della Sibilla (figura sempre femminile ma a differenza di chi si anima nei nostri gechi, parlante), nella grotta di San Giovanni è meta di chi, durante il giorno di festa del Santo, bevendo l’acqua che sgorga dalla cripta voglia ricevere il dono della profezia.

Qualunque sia la Vostra opinione al riguardo, o i ricordi di cui siete stati testimoni, se doveste vedere un geco entrare in casa, non cacciatelo! Se non porta bene almeno mangerà gli insetti che di certo risultano più fastidiosi!

Per concludere, in merito al tema Vi proponiamo alcuni versi inediti della cantautrice siciliana Rosa Balistreri:

"'Nta sta casa nun c'è celunun c'è celu e mancu stiddima 'nto tettu nun si vidinue girianu li spiddi,ma 'nto tettu nun si vidinue girianu li spiddi.'Nta sta casa nun s'è suli,nun c'è suli e mancu lunama girianu li spiddicomu fussuru patrunama girianu li spiddicomu fussuru patruna.Ti scungiuru e malidicuspiddi fazzu a Diu nimicusi nisciti a tutti quantichiamu a Cristu e a tutti i Santi,si nisciti a tutti quantichiamu a Cristu e a tutti i Santi" .

Rosa Maria Alfieri

01-11-2015 12,30

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