Misteridicittà/Capo Feto luglio ’88, vicenda Prati-Coppola: “omocidio” o frettolosa risoluzione?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Giugno 2015 11:15
Misteridicittà/Capo Feto luglio ’88, vicenda Prati-Coppola: “omocidio” o frettolosa risoluzione?

Capo Feto da sempre è stato un luogo abbastanza chiacchierato, un palco di scene oscure, sussurrate, spesso indicibili, in quel lontano 1988 però ci ha mostrato uno dei suoi lati drammatici e inquietanti, è diventato infatti la scena di un misterioso duplice omicidio.

E’ il 2 luglio 1988 quando i protagonisti di questo nostro mistero si incontrano presso una casa locata a giugno a Tre Fontane da Giancarlo Prati, Luca Coppola lo raggiunge nel monolocale del sig. Antonio Pernice che li descrive gentili. Fanno una riservatissima vita da turisti (anche se si è notato che è strano incontrare turisti non abbronzati) cenando fuori e tornando a casa tardi, ma turisti non sono, sono alloggiati lì perché loro stessi riferiscono essere impegnati nelle rappresentazioni delle Orestiadi a Gibellina, ma figurano solo negli elenchi dei partecipanti dell’anno prima, controllati dal Commissario di Polizia Livio Mangia, per comunicare dati raccolti, alle questure di Roma e Milano.

I due stavano preparando insieme un nuovo lavoro: la traduzione in italiano delle opere teatrali di Copi, il drammaturgo franco-argentino da poco scomparso. Preferiscono viaggiare ogni giorno piuttosto che alloggiare nei pressi della città che li impegna per la maggior parte del tempo, magari gradiscono la vista del mare, quel mare che all’altro estremo del territorio mazarese sarà testimone della loro tragica fine.

Cosa porta quindi questi due artisti di fama internazionale ad alloggiare proprio a Torretta Granitola? Erano già stati in Sicilia per lavoro, Gibellina, Catania e avevano intenzione di cercare una casa in un posto tranquillo che rispecchiava la loro vita per tornarci in vacanza come ricordano i loro amici e collaboratori. Per la famiglia, Coppola viveva da tre mesi in Sicilia ma non sanno dire di preciso in quale città.

A dare il “Là” alla scoperta del misfatto è una telefonata anonima, che si scoprirà in seguito essere stata effettuata da un ufficiale della locale Capitaneria di Porto alle 8 del mattino del 21 luglio: “Ci sono2 uomini a terra sulla spiaggia di Capo Feto”. Le forze dell’ordine si recano sul posto, trovano a 40 metri dall’arenile l’attore Giancarlo Prati (amato, stimato e apprezzato a livello internazionale, allievo e amico di Luca Ronconi) che giace senza vita, barba lunga e nera 45 anni, maglietta blu sporca di sangue e jeans infangati. Un po’ più in là vi è il corpo del regista Luca Coppola 31 anni uomo piccolo e minuto, capelli rossi arruffati, una camicia bianca ancora pulita, nel portafogli di pelle marrone pieno di biglietti da visita e la carta d’identità, nato a Bombay collaborava con il Corriere Medico, una foto, forse della nonna con vari numeri di telefono scritti sul retro, il tesserino dell'ordine dei giornalisti della Lombardia, si era convertito all’arte della regia di recente, e oltre al lato artistico a quanto pare anche quello sentimentale lo ha legato all’attore del Piccolo di Milano con cui ha condiviso la tragica fine.

Non lontano dai cadaveri una Fiat Panda verde targata Roma, appartenuta a Prati, con sportelli chiusi, finestrini aperti, intorno vengono rinvenuti gli occhiali in tartaruga nera di Coppola e un bloster bloccasterzo, forse usato durante un disperato tentativo di scampare a quel destino già chiaro. Di Prati non si trova la borsa di tela scura dalla quale non si separava mai, chissà cosa poteva contenere di così interessante oltre ai suoi documenti. All’interno dell’auto viene trovata una modesta quantità di marijuana (scoperta poi essere solo rosmarino) ma niente soldi, forse l’avevano appena acquistata ma in questo caso chi ha venduto la dose ha dimenticato a riprenderla, a meno che l’assassino non sia persona diversa dal fornitore della sostanza, anche su questo punto molte le possibilità.

Il sostituto procuratore di Marsala dell'epoca, il dott. Diego Cavaliero, esclude fin da subito la pista mafiosa, predilige quella che coinvolge rapinatori e tossicodipendenti vista la recente scoperta della più grande raffineria di eroina d’Europa presente nel territorio alcamese gestita dal mafioso Vincenzo Marsala, con la collaborazione di un tecnico francese specializzato, che fruttava introiti del valore di un miliardo di lire al giorno.

Sul caso mostra perplessità anche il Colonnello dei Carabinieri Montanti di Trapani, troppe le piste che potrebbero essere considerate ma che sembrano illogiche visti i pochi elementi di legame con i nostri due artisti. Intanto il primo interrogativo che apre le strade alle indagini viene posto proprio sul luogo del ritrovamento dei cadaveri, Capo Feto, lontano dall’abitazione (e dal luogo di lavoro). Posto comodo, isolato e buio per chi vuole nascondere le proprie azioni, ma quali potrebbero essere quelle che hanno coinvolto o sorpreso Prati e Coppola?

Convegno amoroso (ma perché incontrarsi lì avendo una casa a disposizione?)? Rapina? Li aveva forse portati sul luogo deserto la presenza del metanodotto? Stavano conducendo qualche inchiesta? Si può pensare ad un attentato sfumato all’ultimo momento? L’ipotesi che aspettavano l’arrivo di qualcuno via mare è attendibile? Quel tratto di costa è balzata anche agli onori della cronaca per essere stato un approdo di navi fantasma che scaricano al largo partite di droga e armi, si interrogano sul movente anche le questure di Roma e Milano, città natali dei due sfortunati.

Otto i colpi di pistola calibro 38 in totale tutti andati a segno, 6 per Coppola che cade per primo e 2 per Prati che tenta invano di scappare, nessun bossolo, 2 gli assassini almeno secondo gli studi balistici, parecchie le bastonate prima della morte, questo legge il medico legale Michele Marino esaminando le ecchimosi e gli ematomi a 12 ore dal decesso avvenuto quindi intorno alle 3 nella notte tra il 20 e il 21 Luglio, escoriazioni sulle nocche di entrambi sono un segno evidente che i due avevano dato dei pugni, ma si nota una stranezza: nessuna traccia di impronte, forse gli assassini sono fuggiti via mare.

Ma il mistero riguarda soprattutto il modus operandi degli assassini: perché privare entrambi i cadaveri delle chiavi di casa e Prati di quelle dell’auto e dei suoi documenti? L’omicidio sembra non aver dato possibilità di fuga ai due, quindi non si comprende come mai gli assalitori essendo armati abbiano voluto usare anche spranga e bastone per colpirli. Un altro elemento trovato sulla scena del crimine vede l’entrata in scena di una donna.

Coppola aveva nel portafogli la ricevuta di un pagamento nei confronti dell’Hotel Villa Igea di Palermo, effettuato con carta di credito Visa, un milione e 57 mila lire, un soggiorno che si è concluso il 20 luglio, la ricevuta è firmata da Giovanna di Bernardo una signora che si occupa di teatro, attrice e collaboratrice Rai a New York, che si dice sia andata a trovare i due amici insieme ad un bambino, appena due giorni prima dell’omicidio. Si pensa che la donna possa esser venuta a trovare gli amici proprio il 20 dando la ricevuta a Coppola o che lui stesso si sia recato a Palermo per poi tornare in giornata a Torretta e quindi aveva con sé la ricevuta dell’amica, ma quest’ultima ipotesi è inverosimile, Coppola infatti non risulta nel registro dell’Hotel, a Palermo non c’è mai andato.

In merito al luogo del delitto, ci si chiede se i due siano giunti da soli a Capo Feto. O qualcuno magari con un’altra auto ha fatto strada? Tutti sapevano del loro stretto rapporto, ma non erano soliti andare in cerca di avventure, se fosse stato un incontro amoroso avrebbero portato qualcuno dei numerosi profilattici trovati in casa durante la perquisizione effettuata dai Carabinieri che riferiscono di aver trovato l’abitazione in disordine, cosa anomala visto che i due erano molto ordinati e puliti. “Se qualcuno è entrato -dicono i militari-non cercava soldi, abbiamo trovato appesa ad una finestra una calza in nylon con dentro 3 pezzi da centomila e 4 pezzi da cinquanta, erano lontani anche da droghe e alcolici”.

La perquisizione eseguita nell’appartamento dall’allora Comandante della locale Compagnia dei Carabinieri, oggi è colonnello, Luigi Arnaldo Cieri, è risultata irrilevante ai fini dell’indagine, infatti ha portato solo a scoprire che i due non sembravano avere intenzione di trattenersi a lungo, vista l’esigua quantità di indumenti, a differenza, inspiegabile, della quantità di libri che avevano portato con loro, strana anche la presenza di audiocassette sia a casa che in auto, ma nessuno stereo o autoradio.

Vengono interrogati gli abitanti che possono averli conosciuti, l’affittuario dice che si sarebbero fermati fino ai primi di agosto, i vicini affermano che nell' ultima settimana, gli amici, hanno ricevuto solo due visite. La prima era stata di Giuseppe Occhipinti, giornalista di una emittente televisiva privata “Tele Scirocco” di Trapani (l’emittente in quel periodo concorrente di Rtc dove lavorava il giornalista sociologo Mauro Rostagno che per le sue inchieste scottanti sui rapporti la fra mafia del trapanese, traffico di armi e droga e servizi deviati sarà ucciso circa due mesi dopo, il 26 settembre 1988). La seconda visita è stata quella di Giovanna Di Bernardo. Ma oltre a questo non si ottiene altra informazione utile ai fini delle indagini.

Si passa quindi alla ricerca di possibili testimoni proprio a Capo Feto. Il guardiano del faro non sente alcuno sparo così come un villeggiante che sostava a 200 metri dal luogo del delitto con la roulotte, ma riferisce di aver udito il rumore di una piccola imbarcazione, forse Prati e Coppola avevano un appuntamento, con qualcuno che sarebbe venuto via mare, con prefissati e non mantenuti accordi? Dopo l’omicidio e il furto delle chiavi, gli assassini, si recarono o no nella loro casa? O forse, come sospetta la cerchia familiare dei due, il terribile gesto si è consumato altrove? Avevano scoperto qualcosa più grande di loro che esula dall’ambiente teatrale ma anche dalle loro competenze e non sapendo gestire la cosa ne hanno pagato il prezzo?

Ma come ogni giallo che si rispetti a 3 giorni dal delitto fa capolino un altro elemento: Coppola il 16 luglio è stato visto a bordo di una piccola barca, dicono che tentò di affittare una potente imbarcazione di una trentina di metri per poter attraversare il Canale di Sicilia, ma alcuni marinai proprio in quel di Capo Feto gli dissero che l’imbarcazione non era disponibile, apparteneva ad una compagnia petrolifera, serviva infatti da centro di raccolta dati sullo stato di conservazione delle condutture del metanodotto algerino, ma una richiesta così particolare avrà di sicuro fatto nascere un chiacchiericcio negli ambienti marinari del luogo; ciò che ormai è chiaro è che la pista passionale si va allontanando sempre di più così come quella legata alla droga.

Riportiamo sotto i riflettori Giovanna di Bernardo, i Carabinieri solo il 25 luglio diranno che per giorni hanno mentito sulla sua irreperibilità, ammettono che fin dalle ore 10,10 del 22 luglio si era messa in contatto dalla sua abitazione di Capri con la caserma, dichiarando: “Prati e Coppola? Due candidi cigni in una tana di belve! Incontrandoli a Mazara ho avuto l’impressione che fossero circondati da cavallette, un brutto ambiente, una gabbia di belve dentro la quale erano finiti due poveri cigni”.

Arrivata a Napoli il 20 Luglio riceve la chiamata di Prati dispiaciuto del fatto che la donna aveva lasciato Mazara con una brutta impressione sui suoi abitanti e sulla città, prima di Mazara la donna si reca a San Vito lo Capo, Erice e Palermo e si incontra con Paolo Calamai e un cittadino danese, Thor, entrambi suoi soci del ristorante che gestisce a Manhattan, e che verranno anche a Mazara per poi lasciarla il 21 Luglio (erano presenti quindi la notte dell’omicidio, possibile non si siano incontrati con gli unici che conoscevano in città?).

Dal 16 al 18 luglio la donna ha alloggiato all’Hopps Hotel insieme a sua madre Paola Veneroni attrice di 59 anni e al figlio di 8 anni Morgan O’Hara, l’amico Prati le va a trovare spesso, poi la notte tra il 19 e il 20 tutti e quattro, pernottano a Villa Igea a Palermo, ma allora come è finita la ricevuta dell’Hotel firmata dalla donna nel portafogli di Coppola? E i soci della Di Bernardo tornano a Mazara dopo la sua partenza? Visto che a Palermo con il quartetto c’erano anche loro.

Alle 16,30 del 20 Luglio lasciano l’albergo del capoluogo, ma prima di partire Giovanna si reca nella hall e chiede una cabina, fa due telefonate parla in inglese a voce alta è irritata, preferisce telefonare lontano dalle orecchie dell’amico che dorme nella stessa camera e anche da quelle della madre, Prati e Di Bernardo sono forse amanti? Coppola ha scoperto il tradimento? Qui si aprirebbe un’altra ipotesi, Prati al ritorno ha forse dovuto affrontare l’amico geloso in compagnia di un amante trovato per ripicca? 5 anni fa l’attore aveva avuto un flirt con una ballerina del Teatro Massimo, palermitana con la quale era andato in vacanza a Kartibubbo quindi non sarebbero nuovi né situazione né luogo.

Prati lascia i tre all’aeroporto di Punta Raisi, alle 19,10 sono in aereo, mentre l’uomo telefona a Roma ad un amico, Massimo Popolizio, è sereno e scherza, dice: “Perché non vieni quaggiù? E’ bellissimo! Giovanna è appena partita.” Subito dopo torna a Mazara, dove lo attenderebbe (il condizionale è d’obbligo) un nervoso Coppola notato in pullover, sotto il sole cocente, seduto in un bar, scosso da fremiti come se fosse affetto da febbre, anche se molti sostengono che anche lui fosse andato a Palermo, ma non essendoci alcuna registrazione presso l’albergo si dovrebbe supporre che abbia dormito a casa di qualcun altro. Insieme li rivedono verso l’una di notte in macchina nel centro di Mazara, in piazza Mokarta al bar Delizia In, la volta successiva saranno visti privi di vita non lontano dal filo spinato che circonda la zona del metanodotto.

Avvalora la tesi del movente droga oppure omofobia il fatto che nelle precedenti notti un altro omicidio viene registrato, un prete di 70 anni è ucciso da un tossicodipendente e solo nell’ottobre dell’anno prima, un omosessuale di 63 anni ha incontrato la stessa sorte per mano di “due picciotti drogati”. Preoccupato l’allora sindaco di Mazara del Vallo, Rosario Tumbarello, per il susseguirsi di questi fatti di sangue. Altra anomalia che fa riflettere, riguarda il ritrovamento, giorni dopo, della patente di Prati che manca però della foto, il documento non era né sulla scena del crimine né in casa, (i carabinieri non hanno reputato opportuno rivelare il luogo dove era stata nascosta).

Si fanno sentire l’ARCI Gay Nazionale e il mensile di cultura omosessuale Babilonia, convinti che l’omicidio sia in realtà un omocidio, come quello che vide la morte di Pasolini per mano di Pino Pelosi, chiedono un incontro con il Ministro dell’interno per avanzare la richiesta di un maggiore impegno per la lotta all’omofobia.

Il 25 luglio salta fuori una macchina fotografica in casa Prati-Coppola, ma nessun rullino, e un radioregistratore, la vicenda tra colpi di scena e verità taciute si complica inspiegabilmente

26 Luglio funerale di PratiLe sorelle, i fratelli, i nipoti, le cognate ed il cognato piangono la tragica scomparsa del loro caroGIANCARLO PRATISensibile e raffinato uomo di teatro, figura limpida, leale, dolce, generosa. Annunciano cheI funerali avranno luogo domani mercoledì 27 luglio alle ora 16 nella Chiesa degli artisti S. Maria di monte santo in piazza del popolo Roma

Disperato il giovane Tenente dei Carabinieri Cieri sorvola con un elicottero lo specchio d’acqua di Capo Feto per trovare magari qualcosa in mare ma nulla di fatto, si continua a cercare una possibile soluzione in mare, si scopre che ad Erice, Prati prestò a Calamari e a Thor una piccola somma di denaro, poiché i 2 avevano subito un furto appena sbarcati sull’isola (forse la miliardaria Di Bernardo non aveva contanti con sé per prestarli ai soci).

Il 28 Luglio i familiari chiedono alle autorità di continuare le indagini allontanandosi dal caso pasoliniano e considerare l’aspetto mafioso, in quanto l’azione è stata troppo accurata. Un’amica dice che Giancarlo era troppo pauroso non si sarebbe mai lasciato coinvolgere in qualcosa di anomalo, sono certamente capitati per caso nel posto sbagliato, avranno visto qualcosa che non avrebbero dovuto vedere, si arriva a pensare che possibilmente sia stato un avvertimento per Giovanna di Bernardo in seguito magari al rifiuto nel pagamento di una tangente chiesta per il suo ristorante.

Natalia Ginzburg parla dell’amico Prati con affetto: “Ci aveva presentati Elsa Morante, era dolce ma ingenuo, impulsivo e facile alla collera, caratteristiche pericolose per un omosessuale, tutte le stranezze riscontrate sono solo distrazioni che spesso i malviventi possono commettere dopo un omicidio, e il fatto che non erano abbronzati è dovuto solo alla loro passione per la lettura e la scrittura che li tratteneva a casa, l’imbarcazione? Volevano solo fare una gita!”. (In foto n.3 Prati in una scena del film Blastfighter del 1984).

Ma il 17 agosto tutto sembra magicamente e facilmente incastrarsi alla perfezione: 2 arresti per omicidio e 3 per favoreggiamento di incontro erotico a pagamento, Vincenzo Ferrara 25 anni di Mazara e un tunisino Borgi Abderrazan Ben Hamoud conosciuto come Filippo, 22 anni con accusa di rapina e omicidio. Gli inquirenti danno questa ricostruzione: Prati e Coppola cenano a casa, dopo la mezzanotte telefonano dal bar in centro di Mazara, a rispondere Giovanna di Bernardi, alla quale dice che stavano andando a Capo Feto per incontrare due persone che avevano forse conosciuto giorni prima in quella stessa piazza.

I due fanno parte di una gang di pregiudicati, frequentano il bar Palermo sul Lungomare Mazzini (quello una volta sotto villa Jolanda) dove forse Prati e Coppola erano stati visti e magari qualcuno riferendolo alle autorità ha portato le indagini ad una svolta, dicendo che dietro il pagamento di una grossa somma di denaro i membri di questa gang offrono la loro compagnia agli omosessuali, quindi i nostri artisti dopo aver pattuito il prezzo fissano il luogo dell’appuntamento, arrivano poco prima dell’una e attendono i 2 malviventi, capiscono di essersi cacciati nei guai quando gli assassini con le armi in mano tentano di rapinarli, nasce una violenta colluttazione, Prati e Coppola tentano di difendersi ma trovano risposta in 8 colpi di calibro 38, segue la fugga degli assassini verso il lungomare.

Sembra che uno dei 2 abbia già confessato e un’arma uguale a quella del delitto sia stata trovata presso un’abitazione, al numero 8 di Via San Giovanni, casa di Zaouali Bannaur, tunisino di 24 anni, dove viene trovato oro, gioielli, una scimitarra e soprammobili in argento e proprio una calibro 38. Altri membri della gang sospettati, uno riesce però a fuggire prima dell’irruzione.

Il caso sembra risolto, ma restano intrappolati come nei rovi in un oscuro limbo tutti i perché, i dubbi e le strane coincidenze temporali. Sembra si sia optato per una soluzione ovvia attribuendo i capi d’accusa a capri espiatori già noti alle forze dell’ordine, forse la pressione dei media, forse il non voler archiviare il caso come irrisolto, o la voglia fine a se stessa di vendicare il brutale duplice omicidio, infatti a distanza di un anno in occasione di una rappresentazione teatrale alla cui traduzione del testo lavoravano Prati e Coppola, Stefano Casi de L’Unità ci tiene a precisare in un articolo del primo aprile dell’89 che il delitto è ancora avvolto nel mistero, stesso pensiero espresso su La Repubblica il 6 agosto 1990 da Ugo Volli.

L’opinione pubblica non sembra essere soddisfatta dell’esito delle indagini. E ciò viene espresso anche l’anno successivo in un articolo sempre di Ugo Volli in occasione delle Orestiadi di Gibellina il 26 agosto 1990:“L' altra sera, quando, contravvenendo alle sue regole, Gibellina ha proposto la ripresa di uno spettacolo già prodotto e non una novità assoluta, mi è sembrato di capire che quella funzione di memoria del teatro vivesse con particolare intensità.

Perché non si trattava solo di ricordare il popolo ucciso dal sisma, ma anche di far memoria su due collaboratori del festival ammazzati da ignoti due anni fa su una spiaggia vicino a Mazara del Vallo, per motivi mai chiariti dall' inchiesta giudiziaria: il giovane regista Luca Coppola e l’attore Giancarlo Prati. E per onorarli a Gibellina si è ripreso “Elettra o la caduta delle maschere” di Marguerite Yourcenar, un testo tradotto da Prati e messo in scena da Coppola quattro anni fa al teatro romano di Nora, in Sardegna.

La distribuzione e le scene erano le stesse dell’edizione originale, riallestita sotto l’amichevole responsabilità di Mauro Avogadro. Con un’altra infrazione alle regole delle Orestiadi che rifiutano la circuitazione degli spettacoli di Gibellina, Elettra sarà riproposta a Gubbio il 16 settembre, quando il comitato promotore di una futura fondazione da dedicare alla memoria di Prati e Coppola assegnerà anche un premio a un nuovo artista della scena.

E' difficile, quando il teatro si fa memoria, valutarlo professionalmente; e però questo è un dovere per il critico, proprio come segno di rispetto per il lavoro di chi non è più. Luca Coppola aveva dato di questo testo assai datato una versione molto moderna, con la scena vicinissima al pubblico e assai quotidiana, ritmi stretti di recitazione e soprattutto aveva indotto negli attori una violenza vera, non melodrammatica. La cosa migliore dello spettacolo è una distribuzione indovinatissima.”

Il 18 settembre ‘90 L’Unità li ricorda come vittime di omicidio mai risolto, in occasione del ritorno in scena di “Elettra” in loro memoria, per l’occasione dell’istituzione del premio “Prati-Coppola” e la rappresentazione con lo stesso cast della regia di Coppola dell’86.

Nel 20 novembre ‘96 la loro memoria portata avanti dal premio non si arresta, siamo alla settima edizione vinto dall’attrice Giovanna Mezzogiorno. Nel 2009 dal 20 al 22 marzo va in scena a teatro “L’intervista” di Natalia Ginzburg dedicata proprio al compianto amico.

Chissà se mai un giorno i parenti dei due artisti chiederanno la riapertura del caso per sciogliere tutti i nodi che legano a questo cupo mistero. Molti personaggi, e luoghi, ognuno dei quali conduce ad una pista diversa, alcune scomode, altre inverosimili ma ciò che è certo è l’insieme di strane coincidenze, verità mal interpretate o taciute che hanno fatto da sfondo a questo delitto, mistero degno di un copione di teatro drammatico che vede la Sicilia culla e tomba di questo mondo fin dagli albori della civiltà.

Francesco Mezzapelle

Rosa Maria Alfieri

14-06-2015

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