Le amministrazioni cambiano ma i problemi della città, a quanto sembra, restano sempre gli stessi. Torniamo ad occuparci di randagismo, fenomeno imperversante nel territorio di Mazara. Lo facciamo a seguito di segnalazioni di diversi cittadini residenti in varie zone della Città. Dalla popolosa, soprattutto nel periodo estivo, Borgata Costiera la denuncia da parte di alcuni cittadini. Un cittadino ci ha così scritto: “Non possiamo più uscire da casa.
Tra cani randagi e puzza di cacca siamo privi di portare i nostri bambini in piazza per svagarsi un po’ in questa estate difficile per i nostri figli per via del Covid-19. Abbiamo più volte segnalato il problema al Comune che ci ha assicurato l’intervento, il mercoledì, degli accalappiacani. Mercoledì sono venuti, si sono fatti un giro e poi sono andati via”. Un altro residente a Costiera: “Il problema è che il comune paga il canile di Caltanissetta per venirsi a prendere, almeno una volta a settimana, i cani segnalati.
Ma se cani non se ne prendono che servizio è? Però da Caltanissetta vengono, lì vediamo. A Costiera sono venuti due mercoledì di fila, a vuoto”. (in foto copertina un gruppo di cani randagi che staziona in piazza del popolo di Borgata Costiera).
Lo scorso anno, a fine giugno, la IV Commissione consiliare“Igiene, Sanità ed Assistenza Sociale, Tutela dell’Ambiente” intervenne, probabilmente sull’onda dell’entusiasmo post elettorale, con un documento sulla tematica dell’abbandono degli animali domestici, come una delle causa principali del fenomeno “randagismo”. La Commissione evidenziò la frequenza di episodi in cui l’incolumità dei cittadini veniva messa a rischio a causa di tentativi di aggressione, da parte dei numerosi randagi presenti in città.
Nello stesso documento i consiglieri componenti della stessa Commissione (il presidente Giuseppe Palermo, il vice presidente Gianfranco Casale, Giuseppe Bonanno, Francesca Maria Calcara, Matteo Bommarito, Antonino Gaiazzo e Antonella Coronetta) ricordò ai cittadini le pene e sanzioni per i reati di abbandono e avvelenamento e diede istruzioni sulla necessità qualora si presentasse il caso di avvisare il canile municipale o la polizia Municipale, i quali avrebbero provveduto a contattare il canile convenzionato, per il recupero dell’animale ed il suo trasferimento in struttura o il Servizio Veterinario dell’ASL.
Infine nello stesso documento si leggeva: “sarà compito della IV commissione lavorare affinché si possano trovare soluzioni ed intraprendere azioni efficaci in materia di randagismo, problematica che non può più essere sottovalutata. La stessa si attiverà perché in ogni quartiere possa esserci un riferimento, definito ‘tutor’, che funga da collegamento tra l’amministrazione ed il territorio, per affrontare, al meglio, tale fenomeno. La Commissione cercherà di incentivare le adozioni , allo scopo, sia di garantire il benessere degli animali, sia di prevenire il sovraffollamento delle strutture di ricovero ed il conseguente incremento di episodi di aggressione nei confronti degli umani… La Commissione ha inoltre proceduto ad avviare le misure propedeutiche per la realizzazione di incontri formali con gli organi di Polizia Municipale competenti, i referenti del Rifugio Sanitario mazarese e le associazioni di categoria, al fine di creare, in sinergia, una corretta strategia risolutiva”.
A distanza di un anno da quei buoni propositi, il problema randagismo è ancora diffuso, forse ancor più, in tutte le zone della Città: dal centro storico alla periferia orde di cani “gironzano, vagano, vagano”, alla ricerca di cibo, spesso attratti dai rifiuti abbandonati nei terreni o lungo le strade; sovente si è verificato l’assalto ai mastelli che i cittadini mettono fuori casa al fine di essere prelevati dalla società di gestione della raccolta rifiuti.
Purtroppo negli ultimi anni il problema randagismo è stato sottovalutato dalle amministrazioni comunali, chissà artatamente per non affrontarlo. Non è vero che i randagi non costituiscono un pericolo per i cittadini, vedi alcuni casi; in un rtecente passato si sono verificati anche casi di assalto di cani randagi nei vari ovili presenti nel territorio con l’uccisione di numerosi ovini.
Certo non possiamo che condannare anche diversi casi di avvelenamento di cani randagi avvenuti nel territorio da parte di alcuni cittadini, criminali. Avvelenare un animale, lo ricordiamo, è un reato ai sensi dell’art. 544-bis del codice penale.
Sulla questione randagismo e sulle problematiche ad essa legate, non ultimo la gestione del rifugio sanitario per cani di C/da Affacciata, molti cittadini speravano che l’attuale Amministrazione della Città, al contrario di quella che ha governato negli anni precedenti, potesse intervenire ancor più concretamente, anche attraverso una seria attività di sterilizzazione, per far diminuire il fenomeno.
Francesco Mezzapelle