Mazara, “Orgoglio e pregiudizio”. La questione dei minori extra comunitari davanti la scuola “Bonsignore”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Ottobre 2014 08:36
Mazara, “Orgoglio e pregiudizio”. La questione dei minori extra comunitari davanti la scuola “Bonsignore”

Chiuso nella sua cameretta Mohammed tiene l'armadio contro la porta, chissà cosa avranno visto i suoi occhi, guerra, sangue, morte, chissà quali violenze subite.

La porta viene aperta dallo stesso quando gli si dice che è tutto passato, non c'è niente da temere, allora fa capolino con la testa dalla porta d'ingresso, ancora spaesato ma felice di vedere davanti a lui gente sorridente, gentile, che lo invita ad unirsi agli altri ragazzi a giocare, ad indossare le nuove tute da ginnastica. Storie come quella del 13enne eritreo succedono nella Comunità alloggio educativa residenziale per minori di via Grazia Deledda n.8, a Mazara del Vallo (vedi foto 1). La comunità accoglie circa una ventina di minori, di età compresa fra i 13 ed 17 anni, su richiesta dei servizi sociali, degli Enti, i Tribunali dei Minori etc. Provengono da Tunisia, Egitto, Nigeria, Eritrea, Gambia ed altri Paesi centrafricani.

I ragazzi sono suddivisi a gruppi di 10 in due piani della struttura in affitto e resa confortevole con servizi vari e camerette da due o tre posti letto, tutte arredate. Per ogni 10 ragazzi vi è un assistente sociale, 4 educatori professionali, un ausiliario; in tutto nella struttura vi lavorano una quindicina di persone con una psicologa. Ai ragazzi viene fornita: assistenza psicologica ed educativa, assistenza socio-sanitaria, l'accompagnamento presso centri ricreativo-sportivi, attività socio-ricreative.

Nel corso della visita alla struttura veniamo accolti con sorrisi, i ragazzi ci salutano, si presentano, alcuni di loro studiano nella grande sala guidati da un operatrice sociale. In cucina, il cuoco sta preparando la cena, mangeranno polipo e merluzzo, oltre alla pasta. Ad un certo punto ci soffermiamo in una cameretta e notiamo le persiane abbassate nonostante sia pieno giorno, nei balconi che si affacciano in via Deledda le ringhiere sono coperte da un telo verde. "Noi, non animali" ci dice Mustafà.

Si, infatti da circa un mese, da quando iniziate le lezioni scolastiche presso l'adiacente plesso centrale e quello di via Deledda del III Circolo "Baldo Bonsignore", la struttura che accoglie i minori è osteggiata da un gruppo di genitori che ha firmato una petizione per chiederne lo spostamento in altra struttura. I genitori degli studenti, una minoranza i firmatari, hanno così scritto nella petizione: "il comportamento, a dir poco indecoroso, tenuto dai profughi del centro di accoglienza all'ingresso degli allievi, durante le ore di lezione ed all'uscita degli stessi, ed anche in relazione agli episodi di violenza, citati nelle recenti cronache e verificatisi presso altre strutture similari, la presenza di questi giovani profughi extracomunitari rappresenta di per se un notevole rischio per la comunità locale".

Addirittura nella petizione si cita "il gravissimo rischio di ebola considerati i casi rilevati nei Paesi industrializzati". Forse questi genitori non conoscono i tempi di decorso della malattia, né tanto meno i tanti controlli ai quali sottoposti gli extracomunitari al loro arrivo prima di essere trasferiti nelle strutture di accoglienza. I genitori firmatari, ed alcuni residenti, hanno infine dichiarato di voler andare avanti contro tutti per tutelare i loro figli. Comprendiamo le loro paure ed il senso di protezione nei confronti dei bambini che frequentano la scuola (dalla fase prescolare, 3-5 anni, a quella scolare, dai 6 ai 10 anni).

I genitori hanno incontrato più volte la dirigente del III Circolo "Bonsignore", la prof.ssa Serafina Di Rosa (in foto n.3), la quale però ha preso una posizione sulla questione. Siamo stati ricevuti dalla stessa che ha illustrato la vicenda nel suo sviluppo temporale, a partire dai primi di settembre quando ricevette la visita del signor Roberto Cordaro, presidente della Cooperativa Sociale Onlus "Sole" che gestisce la struttura per minori. Cordaro offrì –come lui stesso ha confermato- piena disponibilità e collaborazione alla Dirigente per evitare qualsiasi problema, assicurando, nel caso di problemi non risolvibili, di spostare la Comunità.

All'inizio, per la verità, qualche problema vi è stato. Con il caldo insolito di questi mesi i ragazzi del Centro giravano a dorso nudo sui balconi davanti la scuola e così è pervenuta la soluzione di coprire i balconi ed abbassare le tapparelle delle finestre nelle ore scolastiche; la situazione è pian piano migliorata. "In qualità di dirigente scolastico della scuola –ha detto la prof.ssa Di Rosa- sento la necessità di intervenire, anche a nome di tutto il personale scolastico, non solo per chiarire l'azione promossa dalla Dirigenza in merito alla vicenda in questione, ma soprattutto per sottolineare quale compito la scuola – come principale agenzia formativa – deve svolgere quando si affrontano tematiche – quali accoglienza, tolleranza, inclusione, solidarietà – che costituiscono l'aspetto complementare delle problematiche legate al fenomeno dell'immigrazione.

Il mio intervento –ha ribadito la Dirigente- non vuole essere in nessun modo in contrasto con le sensibilità dei genitori che percepiscono la vicinanza dei ragazzi extracomunitari come un potenziale pericolo per i propri figli, ma semmai chiarificatore della azione intrapresa dalla dirigenza e dai rappresentanti delle altre componenti scolastiche, nell'ottica di avviare un cammino comune finalizzato sia alla salvaguardia della sicurezza di tutti i bambini che frequentano la nostra scuola ma anche alla creazione di un sistema di valori condiviso mirato all'accoglienza e alla solidarietà".

Così la Dirigente ha confermato che l'impegno da parte della Cooperativa è stato finora mantenuto: le finestre sono state schermate, non sono stati più rinvenuti vetri di bottiglie intorno alla scuola e sono state gradualmente annullate le occasioni di permanenza prolungata nel balcone di fronte la scuola durante le ore di attività didattica (dalle ore 8.30 alle 13.30) ,grazie alla contemporanea programmazione - all'interno della struttura e alla presenza di 2 assistenti sociali, di un pedagogista e di un docente esperto - delle attività di alfabetizzazione in lingua italiana dei ragazzi extracomunitari.

Infine la prof.ssa Di Rosa ha dichiarato: "sento di potere, quindi, affermare con una certa tranquillità che il sentimento più diffuso nella comunità scolastica che dirigo è quello di una generale accettazione della presenza dei giovani immigrati nella struttura vicina la scuola, i quali, fino a questo momento, non costituiscono fonte di particolare preoccupazione o disagio. Anzi, il mio auspicio è quello che un contesto come quello mazarese, considerato modello di integrazione nei confronti della significativa presenza arabo-magrebina, possa facilitare la veicolazione di un messaggio positivo che vada nella direzione dell'opportunità e non della minaccia rispetto al confronto con realtà e situazioni diverse e lontane dalle nostre".

Ad ascoltare le diverse parti in questione sono stati nei giorni scorsi i componenti della V Commissione Consiliare: Viviana Impeduglia, Pietro Ingargiola, Isidonia Giacalone, Luigi Firenze, Teresa Diadema, Nicolò La Grutta e Francesco Foggia. In una nota la stessa Commissione, dopo aver riassunto la vicenda, ha dichiarato: "la V Commissione all'unanimità si ritiene soddisfatta del buon senso dimostrato dalle parti in causa e si riserva di rincontrarle nuovamente per valutare eventuali sviluppi futuri"; forse da un organo politico-istituzionale che rappresenta il Consiglio comunale ci si poteva anche aspettare un atto di indirizzo e presa di posizione sulla questione, invece che una "diplomatica" equidistanza fra le parti considerato l'indirizzo amministrativo volto a trasformare la Città in una piccola capitale multiculturale.

Abbiamo incontrato anche il presidente della Cooperativa "Sole", Roberto Cordaro (vedi in foto n.4), il quale ha confermato che nel corso di una riunione con gli stessi firmatari della petizione è stato duramente invitato a chiudere il centro: "non voglio pensare che alla base di queste rimostranze ed opposizioni al Centro vi siano pregiudizi razziali di base. Ricordo che i minori extracomunitari già presenti in un'altra nostra Comunità a Marsala, dopo il primo periodo di alfabetizzazione ed acquisizione dei documenti, ha iniziato a lavorare regolarmente in strutture alberghiere e continuato la scuola; per me sono come dei figli.

Inoltre nelle nostre strutture diamo lavoro a professionisti che altrimenti rimarrebbero disoccupati. Sono a disposizione comunque dei genitori che invito, visto che non lo hanno chiesto, insieme alla V commissione consiliare, a visitare la struttura di via Deledda per verificarne le condizioni igienico-sanitarie ed il rispetto di tutte le rigide normative".

Le ultime parole scritte nella nota in merito alla questione da parte della Dirigente Di Rosa ci sembrano molto significative e rappresentano certamente l'indirizzo verso la costruzione di una società multiculturale: "la nostra comunità scolastica avrà riportato un pieno successo qualora, lungi dal perseguire l'obiettivo dell'allontanamento dei giovani extracomunitari, avrà saputo trasformare l'iniziale ansia verso ciò che non si conosce in un sentimento più costruttivo: una preziosa opportunità offerta ai nostri studenti di praticare quelle competenze di cittadinanza che la scuola ha il dovere di far sviluppare per formare cittadini in grado di relazionarsi con la ricchezza e la complessità dei nuovi contesti sociali e, parallelamente, una notevole chance per i ragazzi extracomunitari di fare un importante passo verso il processo di inclusione e integrazione nella nuova realtà che li accoglie".

Parole orgogliose ed importanti in una società come la nostra dove grate, muri e persiane abbassate rappresentano i simboli della paura e del pregiudizio. 

Francesco Mezzapelle

18-10-2014 10,30

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