Mazara, movida nel centro storico, ci scrive un cittadino residente

La "missiva" del signor Vincenzo Giacalone a seguito di un nostro articolo

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
27 Dicembre 2025 12:38
Mazara, movida nel centro storico, ci scrive un cittadino residente

Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviata da un cittadino residente nel centro storico a seguito del nostro articolo pubblicato ieri dal titolo "Mazara fra 'buona movida' e 'nemici della musica'. Il cittadino in questione si firma Vincenzo Giacalone ma l'indirizzo email dal quale inviata la sua "missiva" non è identificativo della stessa persona, che peraltro non ha lasciato altro recapito. Comunque la nostra redazione intende riportare quanto scritto dallo stesso in maniera garbata e ciò a riprova della nostra professionalità e deontologia nel garantire la pluralità delle opinioni.  Ecco quanto si legge:  

"Spett.le Redazione di Prima Pagina Mazara, Scrivo questa mia missiva, indirizzata al sig. Mezzapelle Francesco, per rappresentare il punto di vista di uno dei tanti “dormienti” del centro storico. In merito alla cosiddetta “buona movida” da lui descritta, operante ormai da circa diciotto anni, desidero precisare che, nello specifico durante la stagione estiva, essa è attiva tutte le sere in modo ininterrotto, mentre nel resto dell’anno si manifesta con regolarità quasi scientifica ogni venerdì e sabato. Da quanto ho potuto comprendere leggendo il suo intervento, appare evidente che, in questi lunghi diciotto anni, egli abbia vissuto lontano da Mazara del Vallo, non avendo quindi sperimentato direttamente le conseguenze quotidiane di tale fenomeno per chi risiede stabilmente nel centro storico. Nel suo articolo lei parla di una “crisi economica oggettiva e progressiva” e sostiene che, nonostante ciò, siano soprattutto i gestori dei locali a contrastare il fenomeno e a mantenere viva la città.

Ma la verità, se vogliamo guardare più a fondo, è un’altra. Premesso che la crisi economica è un dato di fatto, la realtà è che quella che stiamo vivendo è soprattutto una crisi identitaria e culturale. I giovani oggi hanno sempre meno interessi profondi, sembrano meno curiosi e più incerti riguardo a un futuro che difficilmente offre rassicurazioni. È per questo che i locali diventano spesso punti di riferimento: non solo luoghi dove si beve, ma spazi dove ci si rifugia. Molti — non tutti, ovviamente — bevono per sfuggire alla noia, all’ansia o ai propri problemi, trasformando un rito di passaggio in una spirale di consumo poco consapevole. D’altronde, perché i locali sono ormai il principale luogo di incontro per i giovani? Forse perché i Comuni non riescono più a proporre alternative culturali, sociali e ricreative capaci di rispondere ai loro bisogni? PS: La invito a leggere l'articolo pubblicato in data odierna sul Giornale di Sicilia "Trapani e la movida rumorosa, il Tar condanna il Comune: va regolamentata". 

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