“Ho visto morire il mio gattino Rico avvelenato”. Questo quanto racconta con le lacrime agli occhi la signora Semia Loussaief raccontando quanto accaduto nella serata del 9 luglio nei pressi di via Santa Ninfa, traversa di via Marsala. “Erano circa le ore 20.30 quando il mio gattino Rico, dopo aver mangiato è uscito di casa. Dopo un po’ –racconta Semia- mentre stavamo cenando abbiamo sentito miagolare fortissimo, siamo usciti fuori e a pochi metri dalla nostra abitazione abbiamo visto Rico per terra che schiumava dalla bocca e poi gli usciva anche sangue, dopo pochissimo è morto fra le mie mani.
Ho provato e provo ancora un dolore fortissimo, è come se ci fosse morto qualcuno in famiglia, era da un anno con noi. Mio figlio si è sentito male. Rico è stato avvelenato certamente da qualcuno, non è la prima volta che accade in questa zona”. Semia infatti sottolinea: “nel giro di tre mesi tre gatti della zona sono morti alla stessa maniera, c’è qualche criminale che si diverte ad avvelenare i gatti. Spero che questa persona sia individuata e paghi per questi reati”. (in foto collage di copertina: a sx il gattino Rico e a dx il luogo ove è morto avvelenato).
In italia l’uccisione o il maltrattamento di un’animale ha ripercussioni sia penali che civili. Chi uccide un animale senza che ve ne sia alcuna necessità (l’eutanasia degli animali è ammessa) è punito dalla legge con la reclusione. L’articolo 544 bis del codice penale, rubricato “uccisione di animali” recita: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”. Ma non solo. Chi uccide un animale d’affezione è tenuto anche a pagare il risarcimento dei danni al proprietario oppure alle associazioni poste a tutela degli animali.
Francesco Mezzapelle