Mazara, al via progetto “Peschereccio fish & chips” per ovviare al problema del caro-gasolio?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Marzo 2015 11:33
Mazara, al via progetto “Peschereccio fish & chips” per ovviare al problema del caro-gasolio?

Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Trapani ha dato notizia del sequestro nel porto di Mazara del Vallo, da parte della sezione aeronavale delle stesse Fiamme Gialle, di un peschereccio battente bandiera tunisina (probabilmente proprietari anche armatori mazaresi) dopo la scoperta a bordo di circa 16.000 kg di gasolio acquistato in qualche porto della Tunisia ad un prezzo decisamente inferiore rispetto a quello praticato in Italia.

Già in passato spesso si sono registrati casi di pescherecci mazaresi al cui arrivo in porto è stato scoperto un carico di gasolio "insolito" e ben al di sopra di quello atteso e consentito all'arrivo. La vicenda rimanda all'annosa questione del "caro gasolio".

Il prezzo del gasolio in Italia, ed in particolare a Mazara del Vallo è maggiore rispetto ad altri Paesi a causa delle forti accise (strano poi che in Città, come avviene per altri carburanti, i prezzi siano sempre maggiori che altrove anche rispetto alle città viciniore). Nell'ultimo anno il prezzo del gasolio, che nel 2013 aveva toccato quasi 0,80 euro per litro, si è abbassato, ciò nonostante rimane molto più caro che nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo. Ricordiamo che il gasolio incide il 50% sul costo dell'armamento, da qui il disagio economico per il comparto marittimo.

Da quando il sistema pesca siciliano si dice in crisi (anzi quello mazarese piange questa crisi da almeno 15 anni!) si parla di studi e ricerche per creare motori marini "meno energivori" e/o carburanti più leggeri ed a basso impatto ambientale. Effettivamente -ci chiediamo- quanti effettivi finanziamenti regionali e nazionali sono stati concessi ad hoc per sostenere tali ricerche; molti dubbi emergono infatti se ad un Governo regionale non interessano, anzi osteggia, i risultati del Rapporto Annuale della Pesca ed Acquacoltura in Sicilia che dal 2008 auspica la necessità di un'inversione di tendenza.

Inoltre, qualora venisse realmente progettato il cosiddetto "peschereccio del futuro" quanti armatori sarebbero pronti a sostituire i loro motori ad alto consumo e forza con i nuovi? Saranno pronti a modificare (perché questa sarà una conseguenza) la loro attività di pesca? Immaginate quanti oggi vanno a pescare gambero rosso nelle profonde acque del Mediterraneo rinunciare al loro guadagno considerata la forte richiesta del crostaceo? Personalmente non me lo immagino proprio, e credo che questi pochissimi "produttori" di gambero rosso adottano già degli escamotage per fare carburante a prezzi minori. Il problema è degli altri armatori (la gran parte ha però già demolito i pescherecci dopo essersi indebitati con le banche per affrontare le bordate di pesca).

Per anni, in tempi di "vacche grasse", la politica ha invece sostenuto la sforzo eccessivo di pesca, non era certamente interesse di alcuno pensare a nuovi pescherecci ecosostenibili, bisognava "arare" il mare (con "mazzette" o senza) ed accrescere il giro. Poi vedi anche i fermi biologici inadeguati e strapagati (le ferie di agosto bisognava in qualche modo farle o no?). In questo contesto il "serbatoio elettorale" per politici nostrani era assicurato, qualcuno ci ha costruito una carriera politica con la complicità dei "tycoon" della pesca; le cassette di gamberoni ed altri crostacei allietavano gli scambi di auguri natalizi. E chi poteva arrestare un sistema che permetteva a tutti di "mangiare"? Ovviamente questo era un privilegio dei "pesci grossi".Ai "piccoli pesci" rimaneva il problema del "caro gasolio".

Qualche anno i media diedero poca attenzione alla "visionaria" trovata di una cooperativa di pescatori di Trieste che sperimentarono l’uso dell’olio esausto di frittura per la produzione di un biocarburante con cui alimentare i propri pescherecci. Dopo una semplice predisposizione infatti i pescherecci avrebbero potuto essere alimentati anche con questo olio, che è facilmente reperibile a basso costo tra ristoranti, friggitorie ma anche direttamente dai privati. A quanto pare l'esperimento fu sostenuto da finanziamenti regionali ed adottato da alcuni pescherecci.

Perché allora non importare la nuova "tecnologia" anche a Mazara del Vallo, ex prima marineria del Mediterraneo? Magari questi pescherecci, allorchè ormeggiati in porto, potrebbero anche produrre il loro carburante cucinando a bordo “fish and chips” da offrire a visitatori. Immaginate questi "pescherecci modificati" che disperdono nell’aria odore di patatine e pesci fritti che mischiato agli olezzi del porto canale renderebbero ancor più attrattiva la città marinara in riva al Mazaro. Credo però che anche questa "avveniristica" prospettiva sarebbe osteggiata ed azzerata dai padroni, sia a livello locale che nazionale, del mercato dei carburanti i cui affari vanno bene a quanti hanno governato, e governano, la Regione ed alcuni Comuni.

Francesco Mezzapelle

01-03-2015 12,15

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