L’Elzeviro di Bonagiuso: Chiudono i teatri e la cultura paga il conto della politica inefficiente

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
27 Ottobre 2020 09:07
L’Elzeviro di Bonagiuso: Chiudono i teatri e la cultura paga il conto della politica inefficiente

In realtà quelli del Governo non hanno neanche idea di quello che stanno chiudendo. La “tocco piano” sin dall’incipit, ma lo si capisce da come sono scritti i famosi, ormai famigerati DPCM, e da come, nel giro di ore, si passi da misure blande a serrate, senza alcuna conseguenzialità logica, senza raziocinio. È il caso delle palestre, molte già iper-adeguate, altre a cui è stato chiesto di adeguarsi, e poi in barba ad ogni idea di giustizia, si è chiuso tanto quello che si era adeguato, che puliva gli attrezzi, che usava una cyclette sì e tre no, che aveva spazio per campi da football, e contingentava gli ingressi a turno e su prenotazione, tanto quello con una stanzetta da tre metri quadri e sette culturisti sudati uno sull’altro.

Così, in barba al principio di precauzione, di fatto, il Governo dichiara nulle le stesse regole che impone di seguire. Distanza, mascherina e igienizzazione funzionano, dunque? O non ne hanno idea neanche loro, che dovrebbero indirizzare il timone della nave? Perché delle due l’una: o funzionano, ergo chiunque rispetti queste regole resta aperto, mentre coi controlli si fa il cosiddetto “mazzo” a chi sgarra, oppure non funzionano e dunque il divieto dovrebbe valere sempre e comunque per ogni ambito della vita.

Chiusi in casa, tutti, come per il lockdown. Ed è il caso dei teatri, dove evidentemente gente come Conte, Casalino o Di Maio non è mai entrata se non per vedere qualche farsetta d’avanspettacolo, quel teatro televisione, insomma che “tanto fa divertire”. Se è vero come è vero che i teatri si sono adeguati con una fila occupabile e una no, un posto disponibile e tre no, con distanze oceaniche e mascherine, e alla fine della fiera, su 350.000 persone coinvolte da giungo a ottobre, possono esibire un solo caso di contagio, chiuderli significa chiudere il Quirinale perché il portavoce di Mattarella è positivo, e chiudere Palazzo Chigi perché Rocco Casalino ha preso il covid.

Nel secondo caso, non sarebbe una brutta cosa… comunque… Ma la politica ha perso ultimamente ogni credibilità, specchio di una società rissosa e poco logica, disonesta intellettualmente e schierata solo in tifoserie irrazionali, con dibattiti ideologici al limite del surreale.

Nulla di logico, nulla di serio, ti aspetti più da una politica che dà “roba” solo alle proprie cordate, è perennemente fagocitata dal consenso mentre pensa soltanto al miserrimo tornaconto elettorale. Statisti? Neanche l’ombra. La scellerata scelta di chiudere i teatri e altri ambiti di cultura ignora poi tutto un mondo che, per similitudine e per ignoranza del potere, non sa bene se può, non può, deve o non dovrebbe. Così se il comma “C” autorizza addirittura le attività ludico ricreative (e saranno queste le fattispecie, ad esempio, dei laboratori di teatro? O di danza? O di teatro danza? Roba che non è di certo sport, ma neanche convegno…) destinate ai ragazzi e ai bambini (cioè dopo 18 anni non si è più ragazzi?), il comma “F” sembra vietare la stessa aggregazione di “non ragazzi” (chi sono? Da che età? Boh?) in generici centri culturali e sociali.

E se uno non è né un centro culturale né un centro sociale? Se è una generica associazione culturale non pubblica, ma di diritto privato, che si rivolge soltanto ai propri soci? Che si fa? Si segue il principio di precauzione massima o quello sacrosanto e giuridico che vuole che laddove non è vietato espressamente, sia consentito? Lo sanno al Governo che esistono giovani e meno giovani che investono la loro formazione non solo ludico- ricreativa, ma esistenziale, alla ricerca della propria anima, del senso delle cose? Lo capiscono che non è esattamente come una sala bingo? No.

Non lo capiscono. Evidentemente, a questo governo di scalmanati manca il poso esatto della Nazione. È gente che non ha mai vissuto davvero dentro la società e paga la conseguenza di uno sradicamento dalla società stessa. Altrimenti capirebbero che da Roma in giù non cenano prima delle 18 neanche quelli ricoverati in ospedale con coscetta di pollo e fetta biscottata. Eppure, quando penso a questa distanza massima tra Potere e realtà, mi sale un moto di rabbia. Sulla scuola, ad esempio: bastava alternare, con buonsenso e senza lotte ideologiche idiote, lezioni in presenza e Dad.

Perché le cose ovvie non le capiscono mai? Per una estate di follia, dove hanno aperto le discoteche, regalato buoni vacanza e ammassato gente su aerei, traghetti, navi, treni e bus, hanno fatto solo discorsi radicali e pieni di pregiudizio. Ognuno guardava al proprio bacino di voti se non al proprio personale tornaconto. Ma era così difficile capire che alternare significava non rinunciare alla presenza che è fondamentale per le mille cose che sappiamo bene... ma anche potenziare la DaD e farle fare ciò che la DaD può fare? Bisognava quindi assicurarsi, in sei e più mesi, che le reti e le connessioni fossero davvero democratiche, e non ciarlare ad ogni talk show di banchi ridicoli.

Era troppo semplice non sostituire la presenza ma integrarla? Questo avrebbe però di fatto dimezzato il flusso studenti nei trasporti che sono la vera causa atroce di contagio. Metà studenti sui mezzi, metà a casa a seguire la Dad. E poi viceversa. Sempre impegnati a scuola, ma solo la metà col culo su un bus stracolmo! E se lo stesso modello fosse diventato anche paradigmatico di ogni settore? Ci voleva un genio a capirlo a giugno, luglio, agosto e settembre? Certo, oggi è tardi, con le curve fuori da ogni controllo e i DPCM senza alcun senso che tirano una corda già troppo usurata.

Giacomo Bonagiuso

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