“La pesca della memoria”. Ciccio Asaro: “mi manca l’ultimo ricordo di mio padre”

L’anziano ex motorista e armatore racconta un momento tragico all’inizio della sua attività di pescatore

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Febbraio 2022 18:09
“La pesca della memoria”. Ciccio Asaro: “mi manca l’ultimo ricordo di mio padre”

Quinto appuntamento con la nostra rubrica, in collaborazione con la “Casa del Pescatore”, dedicata alla pesca di Mazara del Vallo ed in particolare alla sua memoria storica attraverso il racconto di vecchi pescatori (e non solo): episodi curiosi, aneddoti etc. Incontriamo Francesco Asaro, 84 anni, ex motorista ed armatore. La sua ‘ngiuria è “cardeddra” e ci spiega il perché: “mio nonno era un trovatello e gli avevano messo questo nome e poi adottato da Michele Asaro (anche mio padre si chiamava Michele) che insieme al fratello erano detti ‘giaffi’”.

Francesco Asaro (vedi foto copertina) è ormai in pensione da alcuni anni e dal 2019 è presidente della “Casa del Pescatore”: “mi ricordo da piccolissimo quando si praticava la pesca con le nasse. A 10 anni mi dicevano ‘va mazzia sta disa’, la ‘disa’ è una pianta che cresce nelle fiumare e con la quale si facevano le corde; nel fare questo lavoro utilizzavo una pesante mazzotta di legno. Ho iniziato a frequentare l’istituto professionale Marittimo, erano gli anni ’50.

Un anno fui bocciato e per punizione mio padre mi ha mandato a navigare con la più grossa barca che avevamo, il motopesca “Salvatore Asaro”, era l’estate del 1952, avevo 14 anni. Dopo l’attività di pesca ci stavamo dirigendo verso la Sardegna, per andare a vendere il pescato a Cagliari. Durante la navigazione al comandante, mio cugino Cosimo Gancitano, ricevette una comunicazione: era morto mio padre. Lui e l’equipaggio mi tennero nascosta la notizia. Arrivammo a Cagliari. Eravamo al mercato per la vendita del pesce, ad un certo punto il comandante ci disse che dovevamo subito andare via e lascio il pesce invenduto e ci siamo messi in navigazione verso Mazara del Vallo.

Tutta la faccenda mi era sembrata strana e dopo un paio di ore chiesi cosa fosse successo visto che stavamo tornando in porto e avevamo pure lasciato il pesce a Cagliari. Mi hanno detto che era venuto a mancare un familiare, pensai a mio nonno considerata la sua età, non certo a mio padre che aveva 54 anni". 

L'anziano pescatore continua il suo racconto trattenendo a stento le emozioni, quasi rivivendo la situazione: "Appena sbarcati a Mazara uno dei miei parenti, appena io sceso dal peschereccio, mi ha abbracciato e mi ha portato alla chiesa di San Nicola; lì c’era la mia famiglia e miei parenti, l’unico che non vedevo era mio padre, il suo feretro stava davanti l’altare. Sono rimasto davvero scioccato; mi è mancato l’ultimo ricordo di mio padre. Da quel momento con i miei due fratelli, oltre alle mie sei sorelle, abbiamo portato avanti la casa, mia madre dopo la morte di mio padre non fu più la stessa, aveva perso l’entusiasmo per tutto. Ho iniziato ad andare a strascico con la nostra barca più piccola, adibita per la pesca costiera, il “San Giuseppe” (oltre al “Salvatore Asaro” la mia famiglia aveva anche i motopesca “San Pietro” e “Luciano”). Ho iniziato nella pratica a fare il motorista e l’ho fatto fino alla pensione”.

Francesco Mezzapelle   

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