Al termine della Veglia di Avvento, mons. Domenico Mogavero, Vescovo della Diocesi di Mazara, ha annunciato ai presbiteri e ai fedeli laici presenti alla suddetta celebrazione: l’elevazione a Santuario Diocesano della chiesa di "San Vito in riva al mare" (comunemente chiamata San Vito a Mare).
"Questa elevazione a Santuario Diocesano, deve essere per noi mazaresi ma anche per tutti gli abitanti degli altri paesi della diocesi, come Vita, Campobello di Mazara e Partanna, che hanno come Santo protettore il Martire Vito, un punto di riferimento per quanti devotamente venerano San Vito". Ha scritto Salvatore Bivona, responsabile della comunicazione della parrocchia di Santa Gemma, a seguito dell'annuncio di mons. Mogavero.
La storia narra che, San Vito fuggì da Mazara con la barca, proprio dal punto ove attualmente sorge la Chiesa. Nel IV sec. d.C., secondo quando tramandato da fonti agiografiche, San Vito, ancora giovanetto, per sfuggire alle persecuzioni del padre Hyla, furioso per il persistente rifiuto del figlio di rinnegare la fede cristiana, insieme al maestro Modesto ed alla nutrice Crescenzia, salpa su una barca portata dagli angeli, da una spiaggetta appena fuori le mura cittadine. In quel luogo venne edificato un tempietto a memoria della partenza del Santo.
Questo tempietto venne successivamente abbandonato e distrutto sotto la dominazione araba. Successivamente, sotto i normanni, il tempio venne riedificato nel 1093 nel corso della fondazione, da parte del normanno Gran Conte Ruggero, della Diocesi di Mazara. “Il documento più antico conservato nell’Archivio Storico Diocesano è un “rivelo dell’anno 1430”dove sono riportate le rendite di cui fruiva la chiesa di San Vito a mare. “Di essa fa menzione anche G. G. Adria, storico protomedico della Sicilia nel 1515, mentre il cardinale Giovanni Domenico Spinola nella Sacra Visita del 1638 la descrive “assai vetusta, dove è necessario intervenire per rendere il luogo sicuro ed accogliente”.
L’attuale chiesa – spiega don Pietro Pisciotta in “Mazara Sacra, un millennio di storia”, pubblicazione a cura dell’Accademia Selinuntina di Scienze, Lettere, Arti di Mazara del Vallo – è stata ricostruita nel 1776 ad opera del vescovo Ugo Papè e con il contributo del popolo e della confraternita di San Vito”.
Nel 2013, su indicazione del Vescovo Domenico Mogavero fu realizzato un importante intervento di restauro che interessò principalmente i prospetti esterni. La particolare ubicazione del sacro edificio, prossimo alla riva del mare, lo rende infatti particolarmente esposto all'erosione degli agenti atmosferici meteo-marini. Altri lavori di minore importanza hanno riguardato l'interno, in particolare nelle finiture e negli infissi. La chiesa si compone di due corpi che fanno intravedere gli originari ambienti del tempietto normanno e la parte più recente settecentesca.
Oggi il culto si svolge nell'aula a navata unica, molto sobria all'interno come impianto formale e decorativo con pavimento in marmo "Billiemi", voltata a botte con due nicchie per ogni lato, prima dell'arco trionfale. Nel catino absidale, sopra l'antico altare spicca una pregevole statua settecentesca di San Vito giovanetto in veste militare, opera dello scultore Filippo Pennino, allievo del Marabitti. L'esterno è molto semplice e rifinito ad intonaco chiaro con l'unica licenza decorativa costituita dal bel portale d'ingresso in pietra grigia, arricchito da volute e timpano curvilineo, decorazioni tipiche degli anni del settecento.
Il piazzale antistante la Chiesa è stato risistemato con la collocazione di un bel basolato, ai lati dello stesso, al confine con le rocce che danno sul mare, sono state realizzate piccole cunette di sabbia per evitare che le onde possano raggiungere l’ingresso della stessa chiesa.
Al centro del piazzale davanti la stessa Chiesa (vedi foto scattata dalla nostra redazione) vi è un busto di bronzo, realizzato nel 2015 dall’artista Pino “Mazarese”, raffigurante Giovanni Paolo II che l’8 maggio 1993, in occasione del nono centenario della fondazione della Diocesi , in visita apostolica a Mazara del Vallo. Il Papa sostò in preghiera nella chiesetta di San Vito, al suo interno indossò i paramenti sacri prima di salire sul mega palco per la celebrazione nella quale lanciò anche un duro monito ai mafiosi chiedendo loro di pentirsi una volta per tutte.
Un ritratto di Papa Wojtyla si può ammirare all’interno della chiesa, il dipinto, olio su tela, è stato realizzato dall’artista fiorentino Gregory Burney. La Chiesa di San Vito a mare, pur dipendendo dalla Cattedrale, è diretta da un rettore; importante anche il supporto di alcuni cittadini volontari che la aprono, oltre che per le messe previste da calendario, anche ai molti turisti e devoti del Santo.
Francesco Mezzapelle