L’Armadio di Amélie: sostenibilità e vintage da indossare

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Febbraio 2016 16:57
L’Armadio di Amélie: sostenibilità e vintage da indossare

Un grazioso appartamento al centro di Parigi, in rue d’Orchampt, nota zona bohémien dove abitano artisti e creativi che vogliono cambiare il mondo, e pian pianino ci stano riuscendo. Un gatto prende il sole vicino a una finestra dove si intravede un paesaggio che sembra uscito da un quadro di Monet, sul fondo riesco a vedere minuscola la Torre Eiffel.

L’appartamento è pieno zeppo di tappeti di diverse forme, un patchwork di colori e culture, i divani sembrano usciti da un film degli anni 50, tutto profuma di lavanda e di fresco, sugli scaffali della libreria vedo libri in tutte le lingue, vien voglia di scoprire, mi perdo in uno scaffale pieno di cianfrusaglie che sembra una bancarella del mercatino delle pulci di Saint-Ouen, a un tratto arriva lei, Amélie. Si muove sinuosa, e mi riceve con la delicatezza ed eleganza che la contraddistingue.

È da quindici anni che non la avevo più rivista, nemmeno saputo niente di lei. Si sa, l’età passa per tutti, alcune persone portano bene gli anni, altre meno, ma lei…. Lei è una di quelle persone in cui gli anni non passano, rimangono. Rimane ogni traccia di vissuto, come un libro aperto, ogni piccola ruga ha una storia da raccontare, ogni piccolo gesto delle sue mani racconta qualcosa di sé, è sempre bella per carità, bellissima direi, anche più bella di prima, perché più consapevole della propria bellezza.

M’invita ad accomodarmi e mi offre un thè, ci sediamo fuori su un minuscolo terrazzo, approfittando degli ultimi raggi di un sole tiepido di un pomeriggio di autunno. La guardo e rimango muta, avevo pensato a delle belle domande per l’intervista con lei, ma le parole sono volatili, hanno le ali, e le mie sono volate lontano, si sono perse dentro i suoi occhi profondi. Resto impassibile e allora è lei che rompe il ghiaccio:

"…Continuo a dedicare la mia vita agli altri; ma attenzione, è un gesto che faccio per amor proprio, perché ne ho bisogno. Vorrei che il mondo fosse migliore, credo dal mio piccolo poter cambiare le cose”, racconta. “ho creato questa pagina appunto, ” L’armadio di Amélie”, per poter liberarmi delle cose di cui non ne ho più bisogno, sono sensibile al danno ambientale che provoca l’industria tessile, e dello sfruttamento che genera il lavoro in queste fabbriche, credo nella sostenibilità e nel commercio responsabile”.

Cambiare il mondo cominciando dal tuo armadio è un idea, come dire, un po’ bizzarra?

“No, al contrario, per cambiare il mondo dobbiamo cominciare da noi stessi, nei piccoli gesti quotidiani, basta poco, ogni singolo individuo è una piccola forza, che messi insieme formano una grande forza. Come dice Paulo Coelho: il mondo cambia con il tuo esempio, non con la tua opinione”.

Raccontaci un po’ come nasce questa idea dell’armadio di Amelie, come funziona e a chi è rivolto?

“Nasce dalla necessità di svuotare i nostri armadi, a volte ci capita che qualcosa che non mettiamo rimanga abbandonata in un angolo, sprecata. E proprio questo che ti vorrei dire; dovremmo evitare gli sprechi (in tutti gli ambiti della vita), dovremmo iniziare a dare valore alle cose, non è giusto lasciare tutto nel dimenticatoio. Poi, penso, anche un vestito è un bene prezioso, che racconta una storia, porta con sé dei ricordi. Questa pagina pretende diventare una piattaforma per la vendita/scambio di abbigliamento.

Certamente io ci tengo all’estetica, quindi i capi offerti debbono essere particolari, vintage, originali. Debbono insomma raccontare la tua storia. Per esempio, quante volte ci è capitato di avere un capo che non ci va più, e che sappiamo che non lo metteremo più, ma non lo buttiamo per il fatto che ci dispiace, perché è in buone condizioni, perché ci porta dei bei ricordi e abbiamo un legame affettivo; allora mettiamolo in vendita, scambiamolo, aspettando che arrivi qualcuno che lo apprezzi.

Essendo una piattaforma usufruibile per chiunque, la pagina è rivolta a tutti, giovani vecchi, maschi femmine, magri, grossi, bianchi, neri. Con un occhio di riguardo verso il vintage”.

Il vintage è anche questo, rivivere e far vivere tempi che furono, è una scelta stilistica? Perché il vintage, sappiamo, è la moda del momento. Mi spieghi il perché di questa scelta?

“Certamente ricorrere al vintage è una scelta stilistica, prendere il più bello del passato significa ricordare, l’estetica è importante. Non pretendo seguire le mode, vorrei che ognuno trovasse il proprio stile, senza uniformarsi alle mode del momento. Dovremo imparare a essere creative, anche nel vestirci, perché è un biglietto di presentazione, racconta in maniera non verbale come siamo e cosa vogliamo”.Nel tuo favoloso “mondo di Amélie” molte ragazze si sono identificate in te, imitavano il tuo look, la tua frangetta, sei entrata nel cuore di mille fanciulle romantiche e sentimentali, cosa ne è rimasta di quella ragazzina??

(sorride maliziosamente prima di rispondere) “…La ragazzina la porto ancora dentro di me, sono passati un po’ di anni ma il sentimentalismo non si perde, oggi sono una donna matura, più concreta e razionale di quella ragazza che ricordate voi, ma sono sempre la stessa, non porto più la frangia, ma i miei gusti in materia di moda sono gli stessi, certo, età permettendo”.

Amelie, ti ho lasciata che facevi la cameriera in un bar di Montmartre, il "Café des 2 Moulins", che è stata della tua vita in tutto questo tempo?

“Quattordici anni sono passati da quando lavoravo in quel bar, e sono piena di ricordi fantastici, ho fatto tanta strada e ne vado fiera, non ho mai frequentato l’Università, ma ho imparato tanto, sarà perché sono una persona curiosa che non si ferma alle apparenze, mi piace creare, reinventare. Con un gruppo di amici abbiamo creato una start up innovativa nel settore alimentare, dei dispenser per evitare lo spreco e contribuire a incrementare la filiera corta, è un applicazione che mette in contatto diretto produttori e consumatori. Poi seguo anche altri piccoli progetti, tra cui L’armadio di Amélie, insomma non mi annoio”.

Raccontaci un po’ della tua vita privata, siamo rimasti in questa storia di amore con un ragazzo molto simile a te, Nino?

(sorride imbarazzata) “Con Nino abbiamo vissuto una bellissima storia d’amore, purtroppo a volte i destini delle persone si congiungono per poi dividersi. Adesso Nino è sposato e ha una bellissima moglie e una dolce bambina di quattro anni, siamo amici e ci sentiamo spesso. Della mia vita privata posso dirti che non sono sposata, convivo con un uomo meraviglioso e siamo innamorati, non abbiamo bisogno di sposarci per sentirci legati nel cuore. Lui è un rinomato chef italiano e ha un ristorante qua vicino. Non ho ancora figli, non so perché, nemmeno me lo chiedo, un giorno arriverà, presto chissà. Ho una gattina di nome Matilda e sono soddisfatta e felice della mia vita tra alti e bassi. Ecco tutto!!”

(a cura di Sandra Andrea Iriarte)

Amici lettori, abbiamo giocato e immaginato di fare un’intervista a un personaggio di un film che ha fatto innamorare molti di Voi. Spero ci perdoniate questa “dolce digressione” volta a farvi conoscere un’idea che sta portando avanti una nostra amica sulla pagina facebook “L’armadio di Amélie” (foto n.2). Vi invitiamo a seguirla (ecco il link: https://www.facebook.com/Larmadio-di-Am%C3%A9lie-1541884226066387/?fref=ts ), a partecipare con lo scambio e la vendita/acquisto di abbigliamento vintage (in foto n.3 una modella de L'Armadio di Amèlie).

Crediamo che in questa società, oggi più che mai, ci sia molto bisogno di nuove idee (a volte esse arrivano dal passato) e, contemporaneamente, di volgere uno sguardo sensibile all’ambiente che ci circonda; eliminando gli sprechi alla fine ci guadagneremo tutti.

Francesco Mezzapelle

02-02-2016 17,30

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