I pescatori mazaresi continuano a salvare migranti ma ad essere dimenticati dallo Stato e dall’UE

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Ottobre 2013 07:21
I pescatori mazaresi continuano a salvare migranti ma ad essere dimenticati dallo Stato e dall’UE

La tragedia consumata qualche giorno fa a Lampedusa che ha visto la morte di centinaia di migranti, disperati partiti dal nord africa alla volta di una terra promessa alla quale mai arrivati, ha avuto un'appendice abbastanza polemica in quanto qualcuno dei migranti superstiti avrebbe lamentato il mancato intervento in mare da parte di pescherecci. Ovvio che quando si parla di pescherecci si pensi subito a Mazara del Vallo che

detiene, nonostante la grave crisi del settore, la più grande flotta peschereccia del Mediterraneo. Così gli occhi dell'opinione pubblica, attraverso i numerosissimi giornalisti inviati dalle loro testate a Lampedusa, si sono rivolti ai pescatori mazaresi, e non sono pertanto mancate le polemiche.

Nessuno ha forse ricordato che i pescatori mazaresi più volte, e ci sono le prove, hanno ricevuto riconoscimenti dall'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, per il salvataggio di centinaia di immigrati, a consegnare il riconoscimento è stata più volte la stessa Laura Boldrini, allora rappresentante italiano dell'organismo ed oggi presidente della Camera dei Deputati.

L'ultimo salvataggio di migranti da parte di un peschereccio mazarese è recente, risale all'alba del 6 agosto. In quell'occasione il motopesca mazarese "Aliseo" trasse in salvo 76 migranti in grossa difficolta su un gommone a circa 40 miglia sud di Lampedusa. Si trattava di 69 uomini, 6 donne, fra le quali una incinta di 7 mesi, ed un bambino di appena tre mesi. I migranti, per lo più originari dell'Africa Subsahariana, erano in grossa difficoltà nel tentativo di raggiungere la costa siciliana, furono però soccorsi dall'equipaggio dell' "Aliseo", composto da quattro mazaresi e sette tunisini, e successivamente trasbordati a circa 12 miglia da Lampedusa su una motovedetta della Guardia Costiera.

C'è anche un armatore mazarese, forse non è l'unico, che dopo aver salvato dei migranti ha riportato dei grossi danni al proprio peschereccio, oggi è invece dimenticato dallo Stato al quale si è rivolto per avere il riconoscimento, ed il pagamento, degli stessi danni. E' la storia di Franco Campo armatore del motopesca "Chiaraluna" che il 22 febbraio 2011 fu protagonista del salvataggio di 38 immigrati tunisini che a bordo di un vecchio motopesca ed in balia del maltempo stavano cercando di raggiungere Lampedusa. "I marinai mazaresi –ha sottolineato- pur di salvare vite umane rischiano la propria vita e di affondare con il proprio peschereccio e, come nel mio caso, di perdere il peschereccio sequestrato dai creditori. Dov'è lo Stato che oggi piange le vittime di Lampedusa?".

Franco Campo (vedi in foto accanto alla parte danneggiata del motopesca) ha così raccontato quanto avvenuto: "il comandante del motopesca Vito Diodato è stato avvertito da un elicottero della Guardia di Finanza mentre stavano pescando, non ha esitato a fare rotta per andare incontro al barcone che era letteralmente in balia delle onde. Con una manovra abbastanza difficoltosa il peschereccio –ha aggiunto- recuperato anche alcuni immigrati che si erano gettati in mare. Fortunatamente l'azione di recupero si è conclusa senza nessun incidente.

Ma Franco Campo ha l'amaro in bocca guardando le condizioni del suo motopesca fermo nel porto lampedusano: "l'azione di salvataggio –ha detto- hanno provocato dei danni all'imbarcazione ed in particolare alla sua carena. Abbiamo tenuto un giorno a bordo gli immigrati dirigendoci verso Lampedusa con mare forza 5, la Capitaneria di Porto di Lampedusa ci ha ordinato di entrare in porto in quelle condizioni. Così è avvenuto il danno. Poi una volta sbarcati i 38 uomini, hanno tamponato la falla e ci hanno spedito verso Mazara e da allora è iniziato il mio calvario e quello delle famiglie dell'equipaggio".

Continuando Campo ha osservato: "il peschereccio ha riportato danni per migliaia e migliaia di euro. Abbiamo presentato documentazione al Governo per il risarcimento ma mai una risposta". Il peschereccio "Chiaraluna", di circa 33 metri e 192 tonnellate di stazza, è un peschereccio che ha più di venti anni ed è stato già protagonista nel 2009 di due sequestri, il primo in Libia ed il secondo in Tunisia. "Curioso il nostro destino –ha sottolineato Campo- abbiamo subito due sequestri in pochi mesi e che ci hanno recato ingenti danni economici e poi ricambiamo salvando uomini di quei Paesi e riportando altri grossi danni.

L'accusa dell'armatore: "Il mio peschereccio, nonostante diversi interventi, non più lavorare come dovuto, siamo fermi, non abbiamo il denaro per andare avanti e questa mattina (ieri ndr) ho ricevuto la seconda confisca del mezzo a causa di un decreto ingiuntivo. Sono in via di fallimento e questo avrà ripercussioni su venti famiglie; per i governanti è facile parlare in questi momenti scaricano le loro colpe ad altri. Ha ragione papa Francesco: vergogna".

05-10-2013 9,10

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