Gli attimi di terrore a bordo del motopesca “Principessa Prima” mitragliato da miliziani libici. Le foto dei colpi di mitraglietta.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Gennaio 2017 16:43
Gli attimi di terrore a bordo del motopesca “Principessa Prima” mitragliato da miliziani libici. Le foto dei colpi di mitraglietta.

Un’ora di grande paura sotto i colpi delle mitragliette libiche e la speranza di poterne uscire vivi. Questo è quanto hanno vissuto i sette pescatori mazaresi membri dell’equipaggio del motopesca “Principessa Prima” iscritto nel Comparto marittimo di Catania ma di proprietà della ditta mazarese AP srl rappresentata da Giuseppe Pipitone e Settimo Asaro.

Sono stati proprio i giovani proprietari, che hanno acquistato da poco il motopesca, a lanciare l’allarme di quanto avvenuto dopo aver sentito il comandante del peschereccio al termine dell’aggressione armata. Si perché di aggressione armata si può, e si deve, parlare. Mettiamo pertanto indietro il nastro e raccontiamo, grazie a quanto riferitoci da coloro che hanno vissuto veri e propri momenti di tensione in alto mare.

Il motopesca “Principessa Prima”, costruito circa 20 anni e con dalla lunghezza di circa 29 metri, era salpato dal porto di Mazara del Vallo il 12 gennaio dopo la pausa delle festività di fine. A bordo –come dicevamo- 7 componenti di equipaggio, tutti mazaresi (fatto ormai raro visto che da alcuni anni gli equipaggi dei pescherecci mazaresi sono almeno per la metà composti da maghrebini): il comandante Matteo Asaro, Salvatore Adamo, Giuseppe Gucciardo, Vito Asaro, Matteo Rando Mazzarino, Francesco Calandrino e Diego Randazzo. Il peschereccio si stava dirigendo verso gli areali di pesca di gambero rosso al largo dell’isola di Cipro, sempre più lontano per evitare pericoli.

Nella sua rotta il peschereccio si è trovato a circa una ventina di miglia dalle coste libiche, in acque si internazionali ma che la Libia dal 2005 rivendica proprie avendo stabilito, unilateralmente, una zona economica esclusiva fino a 74 miglia dalla base di costa.

Nel primo pomeriggio del 16 gennaio, erano circa le 14.45, dal peschereccio hanno visto avvicinarsi quella che poteva sembrare una motovedetta. Ad un certo punto sono partiti dei colpi di mitraglietta. La motovedetta si avvicinava sempre di più e veniva intimato all’equipaggio mazarese di fermarsi per far salire a bordo i militari, forse sarebbe più opportuno parlare di miliziani considerato lo stato di guerriglia che vige in molte zone della Libia. Il comandante Asaro non ha perso la calma chiedendo all’equipaggio di rimanere in coperta, lui invece prontamente a messo il natante in rotta verso nord con motori “a la via!” rimanendo in plancia di comando ed alzandosi di frequenza per vedere la situazione.

Nel frattempo centinaia di colpi di mitraglietta hanno tempestato il peschereccio provocando dei grossi buchi in diverse parti dell’imbarcazione (vedi foto collage in copertina e foto n.2). Per circa un’ora la situazione è stata questa: il peschereccio in rotta nord con motori avanti tutta e la motovedetta, ora affiancata ora lontana una cinquantina di metri, dalla quale partivano colpi di mitraglietta ripetizione. Alla fine i miliziani libici hanno desistito dall’inseguire ancora il peschereccio probabilmente vedendo che le condizioni meteomarine non erano per niente buone.

Appena allontanatosi definitivamente dalla motovedetta e raggiunta una zona di mare tranquilla il motopesca “Principessa Prima” è stato raggiunto da un altro motopesca mazarese, il “Grecale”, che è rimasto molto vicino per verificare se i colpi di mitraglietta avevano colpito la chiglia mettendo così in serio rischio la sicurezza dell’equipaggio e dell’imbarcazione (che ha subito diversi danni). Dopo qualche ora il “Principessa Primo” ha ripreso la sua rotta verso Cipro dove già in queste ore sta effettuando delle battute di pesca.

Questa la cronaca dell’ultimo atto di pirateria nei confronti di una marineria mazarese che vive ormai da alcuni anni una crisi che sembra irreversibile e che ha delle concause interne ed esterne al sistema pesca siciliano. Quella che un tempo veniva definita la “guerra del pesce”, vedi i moltissimi sequestri in questi decenni, si sta trasformando in qualcosa di più grave ed indefinibile proprio perché spesso le aggressioni sono lanciate da miliziani che controllano alcune zone e non rispondenti ad un’autorità centrale. E’ quello che sta succedendo in Libia, un Paese diviso in più parti e con un governo seppur riconosciuto a livello internazionale non in grado di imporsi su altre sedicenti formazioni governative che controllano varie zone.

Fortunatamente in questi mesi le acque internazionali antistanti la Libia sono state presidiate da navi militari soprattutto per fronte ai diversi rischi di affondamento dei barconi con a bordo migranti, originari di molti paesi africani in guerra o sotto dittatura, partiti da località segrete della Libia, veri campi di concentramento, controllati da trafficanti di uomini senza scrupoli ed organizzatori dei viaggi della speranza via mare che spesso si concludono tragicamente. Così capita, come avvenuto di recente con il motopesca mazarese “Artemide”, che siano gli stessi pescatori mazaresi a salvare vite umane una volta richiesto il loro intervento da unità militari italiane.

Triste destino quello dei pescatori mazaresi, oggi “angeli del mare” domani “vittime della pirateria”. Tutto al fine di continuare a resistere svolgendo uno dei mestieri più antichi e pericolosi della storia umana.

Francesco Mezzapelle

18-01-2017 17,30

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