Arrestato dai Ros Alfonso Tumbarello, non poteva non sapere di avere in cura MMD

In manette anche il postino delle ricette Andrea Bonafede, cugino dell'altro Bonafede che prestò l'identità al boss

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
07 Febbraio 2023 17:53
Arrestato dai Ros Alfonso Tumbarello, non poteva non sapere di avere in cura MMD

Clamoroso sviluppo nelle indagini che stanno portando avanti i magistrati per ricostruire la fitta rete di uomini che ha protetto la latitanza di Matteo Messina Denaro. In queste ore i Carabinieri del Ros hanno arrestato il 70enne medico campobellese Alfonso Tumbarello, che, secondo l’accusa sarebbe stato perfettamente a conoscenza che in realtà si stava prendendo cura di Matteo Messina Denaro che usava l’identità del geometra Andrea Bonafede. Sono oltre un centinaio tra diagnosi, prescrizioni di esami specialistici e medicinali. Troppi per non accorgersi che il geometra Andrea Bonafede non avesse problemi di salute.

I pm contestano a Tamburello il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso, ed i Carabinieri contestualmente hanno arrestato anche Andrea Bonafede, cugino e omonimo della persona che ha prestato la propria identità al padrino. Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto ha accolto la richiesta del procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova. Bonafede avrebbe fatto da cerniera con il medico per la consegna delle prescrizioni e quest’ultimo deve invece difendersi dall’accusa di procurata inosservanza della pena, gli ergastoli inflitti a Messina Denaro.

Il professionista si era difeso sostenendo di non conoscere l’identità di Messina Denaro, ma è stato smentito dalle indagini dei carabinieri del Ros.

Per quanto riguarda l’altro Andrea Bonafede, il l tribunale del Riesame ha respinto il ricorso contro la misura cautelare presentato dal legale dell’indagato. L’accusa era rappresentata dal pm Piero Padova. “Ha agito dietro grave minaccia, dunque, in stato di necessità“- dichiara il suo legale – che ha sostenuto davanti al tribunale del Riesame, al quale ha chiesto la revoca della misura cautelare, che Bonafede abbia assecondato le richieste del capomafia per paura, ma ha negato che il boss abbia esplicitamente minacciato il suo assistito.

Una sorte di timore reverenziale, dunque, che derivava dal rilievo criminale del boss. L’avvocato ha raccontato inoltre che il geometra e il padrino si conoscevano da ragazzi e si sarebbero rivisti due anni fa. Casualmente, allora, Messina Denaro avrebbe chiesto aiuto a Bonafede che, dunque, non nega di avere sempre saputo chi era il suo interlocutore. Il legale ha inoltre detto che il capomafia, ormai certo di avere i giorni contati, si muoveva con una certa libertà in paese e che, sapendo di essere gravemente malato, aveva ridotto il livello di cautela sempre avuto.

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