“Una punta di Sal”. Nascerà la bellezza nelle periferie? Proviamoci

Redazione Prima Pagina Mazara

Il Mediterraneo rimane la culla della civiltà, forse perché la moda e il made in Italy in questi ultimi decenni hanno fatto moltissimo per rinnovare questa tradizione in giro per mondo; o forse perché, nonostante tutto, i tanti turisti che arrivano nel nostro Paese non possono che rimanere incantati dalla bellezza iscritta sui muri e sulle pietre. Il generico compiacimento, però, non basta. Tanto meno oggi, nell’epoca in cui, in un mondo che si è fatto piccolo, occorre avere qualcosa da offrire, una ragione di distinzione.

La bellezza, infatti, ci può salvare a condizione che non la pensiamo semplicemente come qualche cosa a nostra disposizione. Un patrimonio -come dice qualcuno il «petrolio» italiano- da sfruttare. Perché, quando vogliamo fabbricarla o possederla, la bellezza si rovescia nel suo contrario e diventa grottesca. Tutto bello, tutto fantastico ma rimane il grande problema delle periferie abbandonate.. Le periferie urbane, siano esse alle latitudini nordiche o a quelle meridionali, mantengono inalterato il loro cliché esistenziale, marcato da violenza, abbandono, senso di frustrazione e rischio di guerra tra poveri.

Il degrado, in ogni area, resta il tratto distintivo di queste parti urbane, alimentato da un micidiale cocktail, in cui primeggia la dimensione soffocante e dilagante della microcriminalità, la pervicace e indisturbata operosità degli spacciatori, il senso di abbandono, nutrito e sostenuto dalla scarsa cura degli spazi comuni, dalla mancanza di illuminazione dall’esistenza di edifici in stato di abbandono e dal dilagare di rifiuti abbandonati. A Mazara c’è l’esempio di Mazara 2. Oltre 300 appartamenti, oltre mille abitanti, una chiesa, una presidio dei carabinieri per sorvegliare un quartiere in cui alcuni trafficano con la droga. I residenti alzano la testa e richiedono interventi massicci sul fronte della sicurezza, azioni di controllo, investimenti poderosi per la manutenzione, cura e pulizia degli spazi pubblici, ma anche progetti per aree verdi, per il recupero di spazi ed edifici abbandonati.

Il Comune però deve ancora riscuotere molte rate degli immobili occupati e non sa come fare. Arriva però la richiesta di ricucire le cesure, di potenziare i trasporti pubblici, per rendere queste parti urbane più vicine al resto della città, di interventi per limitare le forme di marginalizzazione sociale, di incentivi alle attività economiche, per far nascere nuove opportunità. Il quadro che emerge dalle periferie è sicuramente sconsolante. E lo è ancor di più se si guarda al futuro, con i residenti, anche quelli di Mazara 2 che non prevedono alcun miglioramento per il quartiere in cui vivono e si prefigura una permanente realtà di disagio e sofferenze.

In tutto questo manca anche la relazione con la politica che si fa vedere soltanto nel periodo elettorale per il solito rito dell’acchiappa voti. Ma quando finirà questo teatrino e si comincerà a fare sul serie nelle nostre periferie? Non bisogna mai dimenticare che centro e periferia sono gli elementi imprescindibili della città, che appare come un organismo vivente, come specchio di chi la vive e di tante altre variabili, che ne modificano volto e conformazione. Mazara centro sembra lontanissima dalle sue periferie, eppure sono a pochi chilometri raggiungibili in pochi minuti, eppure sembrano così distanti dal centro urbano, faticoso a raggiungerle e ciò perché chi governa e ha governato la città, non ha saputo collegare la popolazione del centro con quello delle periferie, dove gli abitanti faticano spesso per sbarcare il lunario, dove non ci sono presidi culturali, associazionismo, dove i giovani devono trasferirsi in città per praticare discipline sportive ed in questo deserto nascono “gli ultimi” per la fame, la miseria, nasce la delinquenza.

Salvare le periferie è salvare la città. Poi sorgono gli interrogativi: via Salemi, via Roma, via Castelvetrano le dobbiamo considerare periferie perché sono oltre i passaggi a livello o fanno parte del centro città? Comunque sia si deve intraprendere un viaggio nelle periferie di Mazara. Un viaggio che ha il fine di capire le ragioni profonde di un disagio che da troppo tempo gli amministratori di qualunque colore politico hanno rimosso, dimenticato, ignorato. Accendiamo ancora una volta i riflettori su mondi che non possono restare di serie B.

Perché Mazara è una sola. E chi la vive, in qualunque quartiere abiti, ha il diritto di poter usufruire dei servizi e di muoversi in un ambiente degno di una città moderna. E di godere la bellezza della città, del suo mare e delle sue monumentalità. Ed ecco il sogno: concedetevi di immaginare la città del futuro coesa, attrattiva, sana, ricca di spazi verdi, meno inquinata e capace di dimostrare che la diversità culturale, etnica e generazionale rappresenta la loro forza e la loro bellezza.

Salvatore Giacalone