“Una punta di Sal”. L’essere e l’apparire: quando a Mazara si vendevano le vasche idromassaggi…

Redazione Prima Pagina Mazara

Negli anni ’90 del secolo scorso, quando la flotta peschereccia scaricava sulle banchine, non solo mazaresi, tonnellate di pesce, i soldi circolavano e pure le cambiali egli assegni anche post datati, c’era, comunque, un benessere generalizzato, addirittura in alcune abitazioni erano installate nei bagni la vasche idromassaggio della Iacuzzi, tanto che la ditta dalla storica sede di Valvosone in Friuli Venezia Giulia, in una nota divulgò la notizia che Mazara era in testa alla classifica per la vendita, in Sicilia, di vasche idromassaggi.

Una notizia curiosa riportata, tra l’altro, da molti quotidiani ed in particolare dal Giornale di Sicilia. E’ stata la meraviglia di molti cittadini-lettori che, tra l’altro, nel chiacchiericcio generale aggiunsero pure che in alcune abitazioni di ricchi armatori vi erano nel bagno rubinetti d’oro (ma forse erano solo di colore oro). Facevano affari anche i venditori di tappeti persiani da stendere pure nelle ville al mare di Tonnarella. Per non dire delle vendite di pellicce di visone che le signore sfoggiavano nelle serate di gala.

In sostanza si palpava una vita pingue con il dubbio dell’essere e dell’apparire. Negli anni, molti ricchi o finti ricchi di ieri, sono caduti in bassa fortuna. Scrive William Shakeapeare: "Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini sono soltanto degli attori che hanno le loro uscite e le loro entrate. E ognuno, nel tempo che gli è dato, recita molte parti". Ieri come oggi. Apparire, in questo tempo, sembra che debba avare una valenza maggiore dell'essere.

Nel contesto in cui viviamo, impregnato di pubblicità e messaggi da parte dei mass media, il fisico, per esempio, è diventato un oggetto da esibire e sembra essere l’unico messaggio che vale. Anche nel mondo del lavoro, per certe professioni, viene privilegiata la cosiddetta "bella presenza". La cultura del corpo ha profondamente cambiato il rapporto fra individuo e fisico, visto non più come un organismo con le sue funzioni, ma considerato una veste da mostrare. Ed è esplosa la moda dei tatuaggi che dipingono bei corpi femminili e maschili che nascondono la vera bellezza fisica “satirica da Satiro danzante” insomma, fluttuante nei muscoli e nella chioma, ma oggi la società sembra essere la vetrina in cui dobbiamo apparire: l'individuo subisce tutto questo quasi come una violenza, perché si trova a vivere una dimensione di immagine esterna che gli viene imposta.

Viviamo nella cosiddetta “società dell’immagine”. All’aspetto fisico viene attribuita molta importanza nelle varie occasioni della vita di società, ma questo non deve farci dimenticare che solo in qualche caso il destino di una persona dipenderà dal suo aspetto esteriore, molto di più dal suo quoziente intellettivo, dal suo carattere, dalla fortuna. La maggior parte dei giovani ha l'aspirazione di migliorare il proprio aspetto: è la conferma di una società dell’immagine, dove i giovani si trovano a seguire un modello culturale che punta molto all’esteriorità.

mai come oggi siamo stati circondati da un predominio così forte delle immagini, e la comunicazione visiva sta prendendo sempre più piede. Mostrare ma soprattutto mostrarsi sono diventati due punti cardine di questo nuovo modo di raccontare. L’apparenza sembra “impossessarsi” dell’aspetto interiore: l'immagine esteriore svuota quasi completamente l'interiorità. Viviamo in una società in cui l’apparire conta di più rispetto all’essere, o meglio dove essere e apparire coincidono.La nostra è una società che fa riferimento ad immagini-idolo, una cultura fatta di modelli e icone generati dal mondo della pubblicità, dello sport, dello spettacolo, della televisione.

La condivisione delle immagini e la loro fruizione sono ormai aspetti della società.È difficile non lasciarsi trascinare troppo da questa cultura, ma bisogna imparare ad essere più critici e più coscienti delle proprie capacità: non c’è solo la bellezza, ma anche l’intelligenza, la simpatia, la generosità, l’onestà, la solidarietà, la fedeltà ed ognuno di noi può essere apprezzato per qualcosa che ha dentro e che può essere ugualmente oggetto di comunicazione. La bellezza è spesso associata al successo, e il corso ha subito un vero e proprio processo di spettacolarizzazione, a discapito delle altre doti.

L'immagine femminile è spesso distorta, la normalità negata, la vecchiaia completamente cancellata dalla comunicazione. Mazara del Vallo è anche la fotografia dell’essere e dell’apparire. Migliaia di cittadini di qualsiasi ceto vogliono “apparire” anche se il reddito non permetterebbe una vita sociale sopra le righe. Eppure i mazaresi lamentano sempre che si sta male, che non c’è moneta circolante. Ed allora è una città povera o si ostenta ricchezza con abiti alla moda e cure di bellezza di cui non se ne può fare a meno perché bisogna apparire nel cerchio magico? La sfacciata ricchezza che mostrano in molti con auto di lusso, crociere e case con tendaggi e rubinetteria raffinati è vera? Ed allora se è vera perché lamentarsi anche se oltre 2000 persone vivevano fino a poco tempo fa con il famoso reddito di cittadinanza (soglia di povertà?) mentre decine di ristoratori, ancora oggi, si affannano per servire a migliaia di persone pizze ma anche cibi e vini raffinati? E’ una giungla permissiva.

Diceva Papa Francesco: “Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualistica che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricchezza malata di piaceri superficiali”.

Salvatore Giacalone