“Una Punta di Sal”. Il civismo continua a vincere. E’ nato il metodo “Quinci”?

Redazione Prima Pagina Mazara

Il “civismo” vince le elezioni di II grado e sulla poltrona della Provincia di Trapani siederà il sindaco di Mazara Salvatore Quinci che di civismo e liste civiche se ne intende. Già nel 2019 venne eletto sindaco con liste civiche espressioni di movimenti nati pochi mesi prima delle elezioni, nel 2025 è stato riconfermato sindaco sempre con il civismo e con un buon successo elettorale. Il 27 aprile scorso, con lo stesso metodo e con una sola lista chiamata “Partecipazione politica”, che rappresentava esponenti di liste civiche, ha ottenuto un nuovo successo.

Qualcuno dice, tra il vero e il faceto, che è nato il “metodo Quinci”. Un po’ di storia. In provincia di Trapani, fino al 2000, il numero di civiche è rimasto modesto e i loro risultati non hanno superato il 5%. Negli anni più recenti, con un’impennata dal 2015 in poi, le liste civiche sono aumentate di numero e hanno raccolto consensi rilevanti non solo in provincia ma in tutte le regioni. Negli anni è maturata una capacità delle liste civiche stesse di organizzarsi a livello regionale e di diventare competitive, superando talvolta la percentuale degli stessi partiti o lambendola.

Per comprendere questo dato bisogna tenere presente il successo delle liste civiche a livello comunale, in particolare nei comuni di medie dimensioni, cioè con più di 15000 abitanti. In provincia di Trapani, nei 12 comuni chiamati al voto il 28 – 29 maggio del 2023, solo nel Comune di Trapani le liste civiche erano ben 18 quelle dei 4 candidati sindaci, 26 quelle dei candidati sindaci nel resto dei comuni, due le liste dei partiti Fratelli D’Italia e Forza Italia nel capoluogo. Il sindaco uscente di Trapani Giacomo Tranchida ha vinto direttamente al primo turno con ben dieci liste civiche.

Dopo un’iniziale testa a testa con il candidato del centrodestra del partito Fratelli D’Italia, Maurizio Miceli, c’è stata un’accelerazione decisiva nelle ultime ore. Ed allora? Cosa sta succedendo e non solo in provincia di Trapani? Secondo la definizione data da diversi dizionari ”Il civismo è una visione della vita politica alternativa al sistema dei partiti che si propone di unire gli abitanti di una collettività intorno ai valori positivi della vita associata, aggregando individui che, provenienti da diversi ambiti sociali, collaborano per raggiungere un obiettivo comune legato alla tutela ed alla gestione dei beni appartenenti alla stessa comunità”.

Con la crisi dei partiti tradizionali e la fine delle grandi narrazioni ideali del ‘900, l’unica ideologia rimasta in piedi è quella neoliberale. Il civismo fa da interfaccia con il pensiero unico neoliberale che ha nel mercato e nell’esaltazione dell’individuo i punti di forza. I partiti politici tradizionali, pur con molti limiti, erano portatori di cultura politica e di una visione d’insieme che riguardava l’intera comunità nazionale. Penso ai grandi partiti storici come la DC, il PCI, il PSI ecc.

Nessuno di questi partiti si sarebbe mai permesso di avallare liste civiche conoscendone i limiti. Le liste civiche e le coalizioni elettorali che da esse scaturiscono non vanno oltre l’aspetto locale, l’idea che ispira il civismo è che sottraendo compiti alle istituzioni pubbliche (Stato, Regioni e Comuni) a favore dei cittadini, servizi quali assistenza sociale, sanità, scuola, verde pubblico, strade ecc. verranno gestiti meglio. Con il ridimensionamento del ruolo del pubblico, a causa dei tagli alla spesa pubblica, ad ogni tornata elettorale, a partire dalle elezioni comunali, è tutto un fiorire di liste e di coalizioni civiche.

Il civismo secondo chi lo teorizza è una sorta di terza via rispetto all’intervento pubblico e a quello del mercato. L’idea di fondo continua ad essere quella espressa molto bene da alcuni studiosi e cioè che il problema è lo Stato. Per cui il concetto di fondo che tutto ciò che è pubblico è pessimo, tutto ciò che è privato è bello continua a persistere. Dopo anni di tagli alla spesa pubblica i cittadini sono stati spinti ad organizzarsi in associazioni, cooperative ecc. per supplire al vuoto lasciato dall’intervento pubblico.

Bisogna però stare attenti! Il civismo che ha in sé tutto e il contrario di tutto è la negazione stessa del senso di appartenenza allo Stato perchè non supera la disuguaglianza ma l’alimenta e la legittima sul piano etico. Inutile nasconderlo. La geografia politica, almeno così pare, sta cambiando. In un contesto dove le ideologie sono state cancellate dalla storia, dove le appartenenze culturali non generano più adesione ideale e concreta scelta di voto e dove la volatilità elettorale è sempre più rapida e veloce.

Del resto, dopo le recenti elezioni nazionali è cambiato l’intero panorama politico e difficilmente, almeno per qualche anno, si potrà ritornare indietro. E, nel frattempo, continua a crescere il ruolo dei leader, o dei capi e, specularmente, a scendere il peso e la funzione dei partiti. A oggi, infatti, registriamo un crescente distacco e una rinnovata sfiducia nei confronti di partiti intesi come strumenti di elaborazione culturale e progettuale e, soprattutto, come veicoli di partecipazione politica attiva e militante.

Ormai nei “partiti personali” e del “capo” è difficile respirare una vera democrazia. Di norma, come tutti sanno, prevalgono altri elementi: la fedeltà al leader e un gregariato diffuso, accompagnati da una scarsa – se non nulla – elaborazione politica e progettuale. Ora, se purtroppo i partiti continuano a perdere credibilità e autorevolezza, c’è al contempo un ritorno di attenzione al ruolo e alla valenza delle culture politiche – tradizionali e no – e, inoltre, non possiamo non registrare un protagonismo del civismo.

E’ indubbio che sta emergendo in tutto il Paese una domanda di politica che non può essere respinta con indifferenza e qualunquismo. È la nascita di un civismo a cui va prestata forte attenzione e considerazione. A cominciare proprio dai partiti tradizionali.

Salvatore Giacalone