Ultime della sera: “Milinciani fritti”

Redazione Prima Pagina Mazara

È appena la prima metà di Luglio e a Mazara del Vallo l’estate è esplosa in tutte le sue molteplici sfaccettature. Fa caldo, tanto. La luce è accecante e le temperature sono da record. Per fortuna il Mediterraneo ci corre in aiuto e le sue acque fredde sono un toccasana in questo periodo. Va da sé che dopo il primo minuto di immersione l’acqua pare sia persino calda. Se hai fortuna all’uscita trovi un venticello che ti fa venire i brividi ma è solo un attimo. L’arsura è notevole. La siccità è sempre dietro la porta e persino il semplice respirare può talvolta diventare faticoso.

Sono quasi le tredici e sto per rincasare. A dire il vero avrei fatto volentieri a meno di uscire ma per quanto la digitalizzazione prosegua imperterrita ci sono cose che ancora prevedono la presenza fisica per cui con molto coraggio sono andato fuori con l’idea di resistere: mentre mi arrovello tra questi pensieri vengo distolto da un profumo inebriante di “milinciani fritti”, le melanzane fritte, un’istituzione dalle mie parti e che mi hanno trasportato immediatamente a 42 anni prima.

Avevo 10 anni ed ero a Tonnarella, zona balneare dalla sabbia argentata e dal mare limpidissimo. Il Comitato della neo costruita chiesa di Santa Chiara aveva organizzato un torneo, una sorta di “Giochi senza Frontiere” (trasmissione televisiva che vede confrontare i partecipanti in gare di abilità fisica) alla quale, mio malgrado, mi avevano iscritto. Avevo scelto la disciplina più semplice per me, “Corsa in bicicletta su percorso ad ostacoli” perché avendo una bicicletta “Mariella” bianca (imitazione della più nota “Graziella” e passatami dal mio fratello maggiore) pensavo mi sarei svincolato facilmente sul tragitto creato lungo una strada dritta e sterrata.

L’intuizione si rivelò corretta: partimmo in dieci e già nei primi venti metri ero decisamente avanti a tutti, complice anche il fatto che essendo l’unico mezzo di trasporto a mia disposizione usavo la bici tutti i giorni per raggiungere qualsiasi luogo, senza tenere conto delle distanze. Nella prima metà di percorso avevo praticamente fatto il vuoto dietro me e non rimaneva che affrontare il lungo rettilineo finale in piedi sui pedali per dare la massima trazione alle gomme. Già, le gomme...

avevano diversi anni e ad ogni pedalata la ruota anteriore scartava lateralmente un po’ di più ma la velocità aumentava e già mi vedevo glorioso sul podio a ricevere gli onori quando un colpo di pedale di troppo fece piegare rovinosamente la bicicletta a terra e finii per fare una scivolata di alcuni metri sullo sterrato sostenendomi sulle mani e sulle ginocchia! Sanguinante ma lucido mi rialzai per completare la gara essendo ancora in vantaggio su tutti ma le gambe mi cedettero e in ginocchio e lacrimante mi lasciai sorpassare persino da un bambino che spingeva la bici con la gomma forata.

Era l’ultimo.

Mi dovettero aiutare per rialzarmi e raggiungere una postazione di soccorso (dove in realtà mi versarono della semplice acqua pulita sulle ferite) mentre il pubblico attonito e in silenzio seguiva attento la vicenda. Mi affrettai a rincuorare i presenti sul fatto che che stavo bene e soprattutto mia madre che mi guardava come solo una Madonna può guardare il figlio ferito e dolorante.

Ma dovetti essere aiutato anche a salire in auto, perché proprio non ce la facevo. Tra gli applausi dei presenti attraversammo sulla nostra Fiat 850 verde oliva il viale che portava verso casa ma dentro me c’era solo la delusione di aver fallito proprio alla fine. Non sentivo dolore o almeno non gli prestavo attenzione perché mi sentivo ferito dentro, come se avessi deluso prima di tutti me stesso e poi i presenti che mi incitavano a pedalare e pedalare ancora.

A casa fui messo sul divano e medicato accuratamente. Ero distrutto e mi appisolai sfinito nonostante il caldo. Non ricordo più nulla fino a quando un odore mi riportò praticamente in vita: li milinciani fritti! Ecco l’essenza della vita stessa: le melanzane fritte!

Tornato alla realtà odierna mi resi conto di quanto la memoria olfattiva sia potente: non anelavo le melanzane ma le braccia sicure di mia madre, la mamma che tante volte avevo lasciato in cerca di fortuna e alla quale altre volte avevo detto “ti chiamo domani”!

Ecco, Mamma, se mi rialzo ancora è grazie al prepotente desiderio di farti felice, di dirti “non mi sono fatto niente” anche se la vita segna comunque, ma ho imparato a celarlo come tu facevi con me. Con tutti.

Buone vacanze e... non dimenticate di assaggiare le "milinciane fritti", se non l'avete mai fatto! Una volta è per sempre.

di Riccardo RUSSO

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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