Ultime della sera: “Festa d’inverno”

Redazione Prima Pagina Mazara

 di Paolo ASARO     (Dal libro dei racconti della sfinge) “Io sono la sfinge, immagine dell’immutabilità del sapere antico.

Le religioni si succedono sulla terra, le generazioni passano e gli ultimi venuti credono di poter, nel loro orgoglio, deridere le conoscenze dell’antichità. Sopra tutte le sette, sopra tutti i litigi, sopra tutti gli errori mi ergo io, la sfinge, simbolo della verità, mostrandovi la ragione di tutti gli errori nei miei stessi contrasti. Sono l’emblema dell’assoluto e mi innalzo silente sopra tutte le discussioni, immobile, riassunto dell’unità di tutti i culti, di tutte la scienze.” la festa dell’inverno In principio era il buio, l’inverno.

Un inverno difficile, lunghissimo e cupo, dal freddo opprimente. Duro coltivare la terra, aspettare i frutti. Ancora più duro trovare cibo. I corsi d’acqua sono ghiacciati e gli alberi neri, nudi di foglie, si protendono come artigli a ghermire il cielo di piombo. Gli animali sono in letargo e pescare è impossibile. Anche i migliori probabilmente non sopravviveranno a questo freddo. Ogni anno, il freddo si fa più lungo e difficile. Molti sono già andati e altri bruciano di febbre. Le sementi sul pianoro sono marcite con le ultime gelate.

I giorni sono sempre più corti, e le notti sempre più lunghe. Tutto è immobile, stretto in una morsa di ghiaccio, nessuno spera di sopravvivere. L’uomo che conosce le stelle dice che il giorno della rinascita è vicino e tutti si devono preparare. I sopravvissuti si mettono in viaggio verso la montagna, sul luogo sacro dei loro antenati. Il viaggio è lungo e difficile ma l’uomo dei sogni dice che si deve andare comunque. Sono deboli e denutriti ma almeno il cammino li terrà in vita, li scalderà.

Arrivati alla meta dopo giorni di cammino, proprio mentre il cielo diventa nero, riescono a vedere a fatica la sagoma delle grandi pietre. Il cielo è terso e si vedono tutte le stelle. Essi credono che queste sorelle del cielo siano poste su di loro da qualcuno per aiutarli. Anche nelle notti più nere, esse non li abbandonano. I loro antenati hanno imparato a leggerle e ad affidarsi a loro. La loro immutabilità diventa per loro, in tempi come questi, la sola certezza.  Il freddo è pungente ma ormai non lo sentono più, le loro membra sono intorpidite.

Alcuni di loro si sono addormentati e non si sveglieranno mai più. Devono resistere al sonno. È finalmente l’alba. Il cielo diventa rosa e la luce taglia in due l’orizzonte, il momento che attendevano sta arrivando. L’uomo che conosce le stelle dice che se il sole sorgerà nel punto esatto contrassegnato dalle grande pietre, questo sarà il segno che la lunga notte sta finendo e il nuovo giorno starà per iniziare. Il freddo lentamente se ne andrà. I giorni pian piano cominceranno ad allungare e le notti saranno sempre più corte.

La temperatura andrà lentamente aumentando e presto l’acqua tornerà a scorrere limpida e cristallina. Gli animali correranno nuovamente liberi e spunteranno i nuovi germogli che daranno nuovi frutti e nuova vita. Finalmente i raggi del sole balenano proprio nel punto di congiunzione delle grandi pietre e tutti i presenti, distrutti e commossi, si abbandonano ad un sentimento di comunione con la vita. Oggi  non avvertiranno alcuna differenza rispetto ai giorni precedenti ma sanno che da oggi la vita lentamente tornerà a scorrere.

Domani il sole resterà nel cielo qualche minuto in più rispetto a ieri e questa consapevolezza darà loro la forza e il coraggio di resistere ed aspettare, di rimanere aggrappati alla vita con tutte le loro forze. Il saggio che conosce le stelle dice che bisogna festeggiare. Come da tradizione, si farà una grande festa per celebrare la fine della lunga notte e l’inizio di una nuova vita. Correranno sulla neve consapevoli di aver vinto la morte, sarà la festa dell’inverno, la festa della rinascita.

Un giorno verranno nuovi popoli, nuove religioni, nuove credenze ma, la festa che celebra la vita non passerà mai. Le cambieranno il nome, le daranno altri significati, ma rimarrà sempre la festa della vita che ha avuto la forza di resistere alla lunga notte. La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com