Ultime della sera: “E noi come stronzi rimanemmo a guardare"
L’ultimo film di Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, fa riflettere molto sulla società che abbiamo costruito.
Un impiegato di successo, impersonato dal bravissimo Fabio Di Luigi, si trova un giorno, di punto in bianco, senza lavoro e senza moglie.
Scoprirà più tardi riessere stato vittima di un algoritmo che lui stesso aveva contribuito a creare.
Uscito su Sky e su Now a fine novembre e al cinema a fine ottobre, viene ripresentato nelle arene estive in questi giorni con la presenza del regista.
In maniera un po’ distopica, ma anche umoristica e irriverente, Pif ci fa riflettere su come funziona la società odierna basata sull’uso smodato dello smartphone, del cibo delivery, della possibilità di cancellare, sbloccare, accettare o rifiutare amici, fidanzati, persone che abitano lo spazio virtuale dei nostri social.
Ma fa anche di più. Pif ci parla di un nuovo tipo di sfruttamento lavorativo prendendo come esempio simbolo “i rider” che consegnano cibo a domicilio.
Fenomeno prevalente per lo più nelle città, sono diventati l’esempio di come ci si può sottoporre volontariamente allo sfruttamento.
Durante il lockdown, sono diventati (anche loro) degli eroi perché erano gli unici che andavano in metropolitana e che si vedevano sfrecciare nel silenzio innaturale che si era creato in quel momento.
Nel film il protagonista si trova persino a pagare (invece di essere pagato) pur di avere un lavoro, pur di sentirsi parte della società e riesce persino a sentirsi persino fortunato.
In un futuro prossimo, ma non molto distante, dove i colloqui in una grande azienda vengono fatti tramite video e dove tutto può essere dappertutto, Arturo si ritrova a consegnare cibo nei posti più sperduti della sua città in tempi brevissimi, a lottare con se stesso, con le lamentele assurde dei clienti, a farcela a qualunque costo pur di guadagnare i pochi spiccioli che l’azienda gli offre.
In maniera anche ironica Pif ci mostra una verità agghiacciante della realtà lavorativa italiana: quando persona pur con molte competenze vuole cambiare lavoro o trovarne un altro più a sua misura, deve essere giovane! Cosa che invece non accade in molti altri altri paesi
Visti i bassi guadagni, Arturo si ritrova a dover condividere la sua casa con Raffaello (interpretato dallo stesso Pif), un professore universitario di filologia romanza, che per arrotondare fa l’hater ma anche il lover. Pdf introduce contraddizioni su contraddizioni, distorsioni della realtà, portate alle estreme conseguenze.
La cosa sconcertante è che nel fare questo ci prende abbastanza, azzeccando previsioni su un futuro neanche troppo lontano.
Pif ci racconta che questo film era stato scritto prima del delirio della pandemia sin quel momento sembrava un futuro molto più lontano. Poi tutto quello che è successo ha accelerato inevitabilmente i processi descritti nel film.
Ad un certo punto la vita di Arturo sembra quasi andare bene. Ha un lavoro che riesce a gestire, un coinquilino ed è fidanzato persino con… un ologramma!
Ma ad un certo punto… decide di ribellarsi al sistema!
Un film molto interessante, che fa riflettere, fa ridere e lascia con tante domande aperte su quello che facciamo delle nostre vite.
Il titolo del film è preso liberamente da un discorso che fece Andrea Camilleri. Questa frase viene fatta pronunciare ad uno dei protagonisti del film e ne racchiude tutto il senso.
Insomma alla fine noi non facciamo nulla per cambiare questo stato di cose e rimaniamo a guardare, a vedere cosa succede, sperando che tutto possa migliorare, senza renderci contro che non siamo spettatori della nostra vita ma gli attori.
Da vedere assolutamente! Grande Pif!
di Saveria ALBANESE\
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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