Mazara, ​“I miei occhi, i tuoi occhi”, la settima opera pittorica dell'artista Carla Bruno

Redazione Prima Pagina Mazara

“I miei occhi, i tuoi occhi”. E’ questo il titolo della nuova opera pittorica dell’artista Carla Bruno presentata ieri sera attraverso un vernissage presso il locale “Mascaaria Food & Drink” di Mazara del Vallo. A presentare il quadro, alla presenza di molti partecipanti all’evento, è stata la prof.ssa Leila Hannachi, esperta in relazioni internazionali e studiosa dei fenomeni migratori. “I miei occhi, i tuoi occhi” è il settimo quadro della 40enne mazarese Carla Bruno laureata in Architettura e che per diversi anni è stata residente a Milano ove ha maturato esperienze professionali nell’organizzazione di mostre di interior design e fotografia. Le sue opere precedenti, a partire dal 2014: “Le Umane Parentesi”, “Lipsticks”, “Le minne”, “La Danza del gambero rosso”, “Cuore V” e "Non l'avevo considerato".

Carla Bruno (in foto accanto alla sua nuova opera) ha così descritto l’idea maturata per la realizzazione di questa sua nuova opera, e il messaggio che essa rappresenta.

Nell'Arte moderna e contemporanea gli occhi sono stati più che mai specchio della società, testimoni delle rappresentazioni più svariate: sbarrati o spenti, allucinati o privi di luce, spaesati o ribelli, hanno da sempre affascinato gli artisti diventando spesso oggetto espressivo di rappresentazione. Ho sempre guardato con interesse la rappresentazione degli occhi usando uno sguardo, il mio, pieno di curiosità e ammirazione, sguardo che mi ha spinto , nel tempo , ad addentrarmi nella simbologia iconografica ed iconologica degli occhi, scoprendo, tra sacro e profano, la permanenza di alcuni aspetti che hanno reso interessante lo studio, perchè rivelatore di profonde verità.

Sacri, misteriosi, distruttivi, malinconici, profondi, assenti, gli occhi hanno da sempre affascinato gli artisti di tutto il mondo e di tutte le epoche generando una nuova visione delle cose e del mondo. Oltre all'aspetto sacro, nell'antichità veniva conferito all'occhio anche un potere misterioso e distruttivo; ricordiamo ad esempio il mito di Medusa, la Gorgone che aveva il potere di pietrificare letteralmente gli uomini, rendendoli statue, con il suo sguardo. Il mio sguardo sul mondo ha colto la sfida di osservare il mondo contemporaneo con la forza e la determinazione degli antichi, rispolverando le antiche religioni e scoprendo trasversalità e punti di contatto che non hanno reso nulla banale e casuale.

L'occhio è spesso associato alla conoscenza, alla consapevolezza, alla vigilanza e alla protezione. Spesso viene anche considerato un simbolo dell'illuminazione e della saggezza interiore. Attraverso il simbolismo divino dell' occhio di Horus” (occhio di Luna) degli antichi egizi che rappresenta la protezione, la salute e la guarigione, sono approdata all’ “occhio della Provvidenza” della simbologia Cristiana, generalmente interpretato come essere l'occhio di Dio protettore dell'umanità, per poi arrivare al famoso “occhio Greco” (conosciuto anche come “occhio di Allah” o “Nazar”, nei paesi di cultura musulmana) la cui rappresentazione serviva a scacciare il cosiddetto “malocchio”, poichè si credeva che gli occhi erano il proprio sguardo sul mondo, lo strumento con cui poter riversare i propri pensieri - buoni o cattivi - su ciò che li circondava.

Il mio sguardo sul mondo sa di Cielo e di mare, è permeato dalla luce cristallina del sole siciliano, inondando la tela di energia pura che si traduce in un azzurro brillante, che fa da sfondo ai tre sguardi della mia anima: l’ occhio, lo specchio della mia anima vi parlerà attraverso i tre occhi : Horus, Dio, Allah, tre religioni, tre civiltà che continuano a costruire la storia della nostra contemporaneità. Tre gradi di protezione, che rafforzano l’esistenza di una solidale convivenza, si raccontano nel verticalismo delle linee dove si ammorsa ciò che permane e che rimane per sempre.

Questa grande tela è il mio augurio sul mondo, che tutte le civiltà che oggi vivono conflitti possano inaspettatamente, attraverso un esercizio di memoria, aggrapparsi a questi occhi e alle loro cariche generatrici di protezione, salute, e guarigione; vorrei che questo messaggio, magicamente o miracolosamente, si espandesse nell’ etere attraverso questi colori, questi suoni, questi sguardi”.

Questa nuova opera di Carla Bruno, come del resto le sei precedenti, sembra potersi ascrivere al genere dell’astrazione gestuale”, dell’“action panting”, dellla pittura informale contemporanea. Ricorda per certi versi lo stile di Jackson Pollock, famoso per l'uso della tecnica del dripping e per la gestualità spontanea applicata direttamente sulla tela capace di coinvolgere emotivamente l’osservatore generando sentimenti contrastanti, una sorta di “caos calmo”. In merito alla tecnica utilizzata Carla Bruno ha così spiegato: “La tecnica utilizzata anche per questa nuova opera ricalca in generale quelle delle sei precedenti, sempre però aggiungendo una particolarità.

Al fine di creare una resa cromatica forte e far emergere la matericità dei colori, la tecnica utilizzata è stata quella dell’utilizzo di gusci vuoti di uova come contenitori di colore, lanciati sulla tela. Per questa nuova opera ho pure lanciato un grande uovo di struzzo, che ad occhio attento si nota l’evidenza di particolari figure. L’interesse a conciliare questo tipo di tecniche, personalmente rivisitate, con la resa materica e con la sostenibilità ambientale è stato il filo conduttore della mia ricerca pittorica”.

Francesco Mezzapelle