Mazara, ex marittimo risarcito perchè esposto all’amianto sui pescherecci (prima della legge del 1992). Una questione complessa
La sezione Lavoro del Tribunale di Marsala ha emesso sentenza con la quale ha riconosciuto il diritto di un marittimo ad ottenere dall’INPS la rivalutazione contributiva per esposizione all’amianto.
Con ricorso dell’8 luglio 2015, il mazarese Cirillo Maltese, marittimo ormai in pensione, assistito dall’avv. Giuseppe Sciacca in collaborazione con il Patronato ENASC di Mazara del Vallo, avendo lavorato per oltre 10 anni quale “giovanotto di macchina” e “direttore di macchina” a bordo di pescherecci adibiti alla pesca mediterranea, ha chiesto il riconoscimento dei benefici di cui alla Legge 257/92 che, per l’appunto, prevede, per coloro che siano stati esposti al rischio derivante dalla presenza di amianto sui luoghi di lavoro, la rivalutazione del periodo contributivo con evidente beneficio economico.
Con sentenza del 19 aprile 2017, il Tribunale di Marsala, superando le diverse eccezioni dell’INPS ha accolto la domanda del marittimo mazarese. Il ricorrente, infatti, ha dato prova di avere tempestivamente proposto “domanda amministrativa” per il riconoscimento del beneficio nonché, nel merito, di essere stato esposto al “rischio amianto”. La Consulenza Tecnica disposta dal Tribunale ha confermato che i locali macchina delle diverse imbarcazioni su cui il marittimo ha lavorato erano interessate, all’epoca degli imbarchi, da una concentrazione di fibre d’amianto in misura superiore ai limiti di legge.
L’avv. Giuseppe Sciacca ha espresso la propria soddisfazione per il risultato raggiunto affermando: “la sentenza in questione costituisce sicuramente un precedente importante per l’intera categoria dei marittimi, e dei marittimi mazaresi in particolare, perché costituisce un ulteriore riconoscimento per coloro i quali hanno svolto per anni un lavoro usurante e pericoloso rimanendo esposti, senza alcuna precauzione ai pericoli dell’amianto fin quando entrata in vigore la legge che bandisce l’amianto”.
Secondo l'indagine conoscitiva su "Sicurezza e igiene del lavoro nel comparto pesca", estratta dal Rapporto Annuale sulla Pesca e sull'Acquacoltura in Sicilia 2012, per quanto riguarda le malattie professionali, nel corso degli ultimi anni le denunce hanno mostrato un trend in forte crescita, non altrettanto seguito dagli indennizzi che, seppure consistenti, hanno mostrato comunque al contrario un'inversione nel tempo. Il fenomeno delle malattie professionali della pesca appare piuttosto contenuto in termini assoluti, pur mostrando un'espansione. Più interessante invece il caso delle malattie comuni della cosiddetta gente di mare.
Nella marineria di Mazara del Vallo, dal luglio 2013, si è registrata la chiusura del centro operativo territoriale del settore navigazione (ex IPSEMA), sito in Piazzetta san Nicolò Regale, le cui competenze sono passate alla sede INAIL mazarese, situata nello stesso luogo. L'INAIL-navigazione ha infatti gestito finora anche le malattie comuni della gente di mare, disponendo quindi di dati specifici utili a descrivere le patologie tipiche del settore. E' emerso, per esempio, che la maggior parte delle patologie risulta essere a carico dell'apparato osteoartromuscolare del marittimo, oltre che di quello digerente; malattie comunque legate all'attività lavorativa.
In merito alla sicurezza sul lavoro ed alle malattie dei pescatori, ultimamente, si sente sempre più spesso parlare di numerosi casi di marittimi, perlopiù gente di mare imbarcata da decenni nei motopescherecci mazaresi, in particolare direttori di macchina, che ricorrono alle vie legali per ottenere il riconoscimento dell'esposizione all'amianto dei pescherecci, passaggio obbligato quest'ultimo per acquisire la certificazione che porterebbe alla rivalutazione e ricalcolo della pensione come "risarcimento".
Soprattutto negli ultimi decenni infatti, l'amianto - pericoloso e ormai noto agente cancerogeno, il cui impiego e stato bandito in Italia nel 1992 - è stato utilizzato nell'industria cantieristica, così come anche per la costruzione dei pescherecci mazaresi, in particolare per l'apparato motore e la coibentazione del condotto dello scarico fumi (il c.d. fumaiolo). Parti di nave con cui i pescatori stanno giorno e notte in contatto.
Andando indietro nel tempo, è una legge del 2003 che ha riconosciuto anche al personale marittimo esposto a fibre di amianto il diritto alla concessione dei benefici previdenziali. Due anni dopo un'altra legge ha trasferito dall'INAIL all'IPSEMA il compito di provvedere all'accertamento dell'esposizione all'amianto dei lavoratori marittimi. Il problema principale per i marittimi sta nell'interpretazione della legge, e nella difficoltà a poter ricostruire la propria vita lavorativa - e quindi a dimostrare l'esposizione all'amianto per almeno dieci anni - a causa della specificità del lavoro del mare: luogo e rapporto di lavoro diversi negli anni, residenza diversa dal compartimento marittimo in cui è iscritta la società armatoriale, demolizione della nave, cambio bandiera, ecc.
Una Direttiva del Ministero del lavoro del 2009 avrebbe dovuto chiarire la questione dell'accertamento, ma rimasero le incertezze. E forse è anche a causa delle difficoltà ad ottenere il riconoscimento dell'esposizione dei marittimi all'amianto che ultimamente sono in aumento i contenziosi dei lavoratori del mare con l'INPS.
Francesco Mezzapelle
03-05-2017 10,30
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