Mazara, Dalila Quinci: “Non solo il 25 Novembre…”
Riceviamo e pubblichiamo una nota ricevuta da una giovane mazarese, Dalila Quinci, tesserata di Gioventù Nazionale, in merito alla giornata contro la violenza sulle donne. Ecco quanto ha scritto:
“Il 25 novembre ricorre la giornata contro la violenza sulle donne e questo il nostro Sindaco lo sa bene, non sa però che una giornata non basta. Non sa che la violenza non va denunciata solamente nel mese di Novembre, ma tutti i giorni, senza occasioni speciali. Forse il nostro primo cittadino non ha visto o, non ha voluto vedere, la nostra iniziativa “Una rosa che non appassisce”; iniziativa portata in piazza Mokarta il 24 Settembre, osservata dal Sindaco ma denigrata e ignorata con disinteresse.
Il 25 novembre ricorre la giornata contro la violenza sulle donne, ma non solo il 25 novembre. La violenza, purtroppo, in tutte le sue forme, si insinua nella vita di donne e giovani donne e i numeri sono impressionanti. Ad oggi, sono 104 le vittime di femminicidio. E tante altre donne subiscono violenza domestica, psicologica, fisica e sessuale. Molte di queste non denunciano o non vengono prese sul serio. Non possiamo girarci dall’altra parte come se la cosa non ci riguardasse. È un problema sociale, oltre che culturaleLa gelosia, il possesso, il dover chiedere permesso ad un uomo, l’isolamento che i violenti attuano verso le compagne, sono indicatori di una relazione non paritaria, di una pericolosa limitazione della libertà e dei diritti.
Se un uomo controlla o gestisce il denaro e le spese della propria compagna è violenza economica, una via facile di accesso per quella psicologica e fisica.La violenza può presentarsi in molte forme, alcune delle quali non visibili. Basti pensare alle offese, le critiche, le accuse, la mancanza di rispetto, la svalutazione, la menzogna, i ricatti, il controllo della libertà personale. Sono queste alcune delle forme con cui si manifesta la violenza psicologica. Oggi bisogna parlare di Prevenzione alla Violenza.
Ai giovani insegnate il valore di un no, di un silenzio, di un rifiuto e spiegategli che la volontà di un’altra persona non può essere modificata a nostro piacimento. Ma soprattutto, insegnategli che possono essere fragili e che questo non vuol dire essere meno uomini. L’esercizio della cooperazione e della condivisione, l’abitudine all’ascolto partecipe, all’empatia, al rispetto, soprattutto se promossi sin dalla tenera età, incentivano lo sviluppo di un clima di accoglienza, prevengono fenomeni di discriminazione ed esclusione e favoriscono la capacità di stare in una relazione in cui la forza personale non si traduce e non si esprime nel dominio sull’altro”.