6 agosto, una data intrisa di sangue per la Sicilia. Gli omicidi mafiosi di Costa, Cassarà e Antiochia
Il 6 agosto è una data sporca di sangue per la Sicilia, in cui ricordiamo il sacrificio di tre grandi eroi: nel 1980 perse la vita il magistrato Gaetano Costa, ucciso in un agguato mafioso in pieno centro a Palermo; nel 1985 furono trucidati il vice dirigente della squadra mobile di Palermo Antonino “Ninni” Cassarà e l’agente Roberto Antiochia. In merito all'omicidio di Gaetano Costa sul sito del Consiglio Superiore della Magistratura si legge: Nel tardo pomeriggio del 6 agosto 1980 Gaetano Costa, come di consueto, sta passeggiando nella centralissima via Cavour a Palermo.
Il magistrato ha trascorso la mattina in ufficio; il giorno dopo sarebbe dovuto partire con la moglie, Rita Bartoli, per le ferie, da trascorrere sull’isola di Vulcano. Nello stesso giorno, a Bologna, si sono appena svolti i funerali di Stato per le vittime della strage del 2 agosto. Intorno alle ore 19.30 circa il Procuratore Costa, fermo avanti ad un chiosco di libri, intento a scegliere un volume, viene raggiunto da tre proiettili (calibro 38/357 magnum) esplosi alle sue spalle da ravvicinatissima distanza (verrà dagli esperti balistici stabilito non più di 45 cm di distanza) da un individuo con il volto seminascosto da un berretto con visiera e con in mano un giornale che serve a coprire la pistola utilizzata per l’omicidio.
L’individuo si allontana poi a bordo di una vettura A112: l’auto – risultata rubata - viene ritrovata dopo breve tempo in una vicina piazza del vecchio centro di Palermo, completamente bruciata. Gaetano Costa, muore pochi minuti dopo all’Ospedale Civico e Benefratelli. Al suo funerale, nella cattedrale di Palermo, il Vescovo ausiliario, Monsignor Angelo Cella, legge un messaggio del Cardinale Pappalardo che ricordando il «fratello Gaetano Costa», lo descrive come «l’uomo forte che ha sfidato la morte per risanare questo nostro mondo malato di sopraffazione e di disonesti profitti, egli che voleva contribuire a liberare la nostra città dagli intrighi della mafia, egli che ha lottato per la giustizia», aggiungendo che «se lo Stato fosse più presente qui, se le strutture creassero più difese al cittadino in pericolo, se le leggi fossero riuscite a estirpare la violenza, questo fratello non sarebbe morto». Così nel corso della commemorazione odierna il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha ricordato Gaetano Costa: "A 44 anni dal suo omicidio per mano mafiosa, il giudice Gaetano Costa viene ricordato come uno dei primi magistrati che riuscì, seppur con mezzi limitati, a penetrare nei patrimoni delle famiglie mafiose, intuendone la pericolosa evoluzione.
Ancora oggi il giudice Costa può essere considerato il precursore di un metodo che poi ha portato la magistratura e le forze dell’ordine, negli anni successivi, a fare passi concreti in avanti nel contrasto al potere della criminalità organizzata. Uomo e magistrato integerrimo, del quale non va dispersa l’eredità umana e professionale".
Ninnì Cassara- come si legge su "Rete degli Archivi. Per non dimenticare"- Era Vicedirigente della Squadra mobile di Palermo ed era riconosciuto come uno dei migliori investigatori della Polizia del capoluogo siciliano. Aveva guidato insieme ai colleghi americani l'operazione denominata Pizza Connection, che aveva portato all'arresto di decine di mafiosi tra Italia e Stati Uniti. Si era occupato di molte operazioni contro la mafia, insieme al suo amico e stretto collaboratore Beppe Montana, sotto il coordinamento del pool antimafia della Procura di Palermo. Intorno alle 14.30 del 6 agosto 1985, il Vicequestore Cassarà stava facendo rientro a casa, in viale Croce Rossa a Palermo, insieme a tre collaboratori della propria sezione.
Quando l'Alfetta blindata con i quattro poliziotti entrò nel cortile del palazzo dove abitava il Vicequestore, dall'ammezzato di un edificio vicino, le cui finestre davano sul cortile interno, un commando composto da nove mafiosi armati di kalashnikov fece fuoco. Ninni Cassarà e Roberto Antiochia morirono sul colpo, falciati da decine di proiettili. Un terzo agente venne gravemente ferito. Il quarto agente, Natale Mondo, si salvò per miracolo riparandosi sotto la vettura. "Siamo tutti morti che camminano per Palermo", disse una volta Antonino Cassarà, Ninni per tutti.
Aveva tristemente ragione. Sempre nel corso della commemorazione odierna il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha così ricordato Ninnì Cassarà e Roberto Antiochia, appena 23enne: “A 39 anni dall’agguato di stampo mafioso, Palermo ricorda il vicequestore Ninni Cassarà e dell’agente di scorta Roberto Antiochia. Il nome di Cassarà resterà per sempre inciso nella storia di questa città e nella storia della lotta alla mafia. Un investigatore acuto, intelligente e generoso che ha saputo schierarsi dalla parte giusta e che da quella parte ha saputo lottare fino all’estremo sacrificio, convinto che le ragioni dello Stato di diritto dovessero prevalere sul ricatto di Cosa nostra.
Per questo, è giusto continuare a fare memoria della sua azione, attualizzandone l’esempio e la testimonianza perché si possa proseguire lungo una strada di emancipazione e di definitivo riscatto dalla mafia”.