“Una punta di Sal”. Promesse elettorali non mantenute

Politici nazionali e regionali fra vecchi e nuovi progetti. Nel frattempo imprese e famiglie in crisi per caro energia

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Novembre 2022 13:08
“Una punta di Sal”. Promesse elettorali non mantenute

“Riceverà il voto chi stando con i piedi a terra dirà chi paga gli aumenti del costo di luce e gas”. Questo si è ripromesso l’elettore dello scorso mese di settembre votando per le elezioni nazionali e le regionali. Ma il bravo candidato “politico - ragioniere” è volato ancora una volta con la fantasia aggrappandosi al “faremo, vedremo, ci riuniremo”. Non è qualunquismo e nemmeno sono piccoli equivoci senza importanza. Arrivano le bollette della luce dai costi insostenibili.

Le imprese chiudono perché non riescono andare avanti. C’è chi si è candidato per cogliere meglio i problemi della piccola impresa. Ci ha creduto, ma purtroppo non è stato eletto. Non è necessaria una visita in una azienda ‘per capire’ chi è sul baratro della disperazione. Sinceramente faremmo a meno delle promesse elettorali che i candidati di ogni partito hanno lanciato, come pensioni più alte, uno stipendio in più l’anno, defiscalizzazioni di qua e di là, 36 ore di lavoro, i giovani, le donne, il teatrino competitivo tra i partiti.

Prebende che tengono in grembo le contraddizioni della loro irrealizzabilità, pronunciate dagli stessi leader dei partiti quando a gran voce affermano, convinti, che sarà un inverno duro e ci sarà da tirare la cinghia. Non bisogna essere politici – maghi per prevedere il nostro futuro. Ma gli elettori vogliono sapere come si pagano le salatissime bollette. Il gravame finora è stato bonariamente risolto con un bonus di 200 euro, una miseria, che le partite Iva, addirittura, lo stanno ricevendo passando per le forche caudine di un anacronistico click day di presentazione delle richieste, per la serie mettetevi in fila, la crisi può aspettare.

Un dubbio ce l’ho. Forse non se ne parla perché tutto rientra nella fatidica “agenda Draghi”, quest’ agenda sconosciuta allo stesso Draghi, non so fino a che punto convenga ad alcuni partiti e leader impadronirsene. Ma alle imprese, ai pensionati, ai cittadini, ai lavoratori non interessa cosa c’è dentro l’agenda Draghi, loro, anzi tutto, vogliamo sapere come si devono pagare le super bollette della luce e del gas, lo dicano i leader, i governanti, quelli che si sono candidati e sono stati eletti alle elezioni politiche e regionali che sembra che questi ultimi non c’entrino nulla ed invece anche loro, i candidati eletti alle regionali devono far quadrare i conti alla collettività, cominciando, per esempio, dalle bollette sulla raccolta dei rifiuti la cui tassazione è dei comuni, ma la Regione deve intervenire con delle detassazioni e prevedere altri sistemi di smaltimento dei rifiuti, di cui se ne parla da anni.

Ma come sempre, parole al vento, come il progetto del ponte sullo stretto di Messina. Questa volta a riaccendere le passioni è scesa in campo la strana coppia Renato Schifani – Matteo Salvini. Il primo, presidente della Regione Siciliana neoeletto, lo ha detto subito: «Faremo il ponte sullo Stretto, c’è il progetto». Il secondo, Ministro delle Infrastrutture appena nominato da Giorgia Meloni, ha voluto reagire al fatto che gli hanno fregato il mare e i porti, dalle deleghe previste nel Ministero, e le hanno date a un altro siciliano, Nello Musumeci, per il neonato Ministero del Mare e del Sud (alla faccia di chi vive al Nord, e in montagna).

Che ci frega del mare, noi facciamo il ponte, anzi, il “Ponte”, avrà pensato Salvini. Ed eccolo convocare già una prima riunione tecnica con Schifani e il suo omologo calabrese, Roberto Occhiuto. L’appuntamento, negli uffici del Dicastero, a Porta Pia, è per l’8 Novembre. Per Schifani «questa volta il Ponte si fa davvero». L’ex presidente del Senato individua anche il responsabile che ha ucciso il sogno mostruosamente proibito: Mario Monti. «Il progetto era cantierabile – racconta – ma il governo di Mario Monti rescisse il contratto poco prima che partissero i lavori, nel 2011, con una penale da 700 milioni di euro.

Adesso si può riprendere quel progetto». La promessa del capo del Governo regionale, sarà mantenuta? Il costo si aggira intorno ai 4 miliardi di euro (3,9 per la precisione). E l’opera non è nel Recovery Plan, per il motivo che le opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) devono essere rendicontate nel 2026, qua invece si parla di almeno dieci anni di lavori. E allora, chi paga? Anche su questo Schifani ha le idee chiare: «L’operazione è coperta» dice, con tono da 007.

E aggiunge: «In grande sintesi, l’esecutore dell’opera finanzia la costruzione con capitali propri e poi recupera con le quote dei pedaggi». «È un progetto di finanza validato dalla Bocconi», conclude, mica dall’Università dello Stretto. C’è da crederci? Ma intanto c’è il problema delle bollette. Persino il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, lancia un appello agli eletti a Roma e in Sicilia: "Non posso credere che la politica non riesca a intervenire per evitare scelte dolorose" .

Ma dopo la guerra e la speculazione è proprio la politica uno dei principali imputati ma i politici litigano per la poltrona senza dare nessuna risposta. Non sembra servire a nulla neanche l'autonomia speciale della Regione. Le imprese chiedono misure immediate ma provano anche a agire a lungo termine puntando sulle rinnovabili. Ma anche in questo caso elencano gli ostacoli che si trovano davanti. Ci sono progetti pronti, soggetti giuridici già creati ma poi si scopre anche che due aziende per essere nella stessa comunità devono essere allacciate alla stessa cabina elettrica.

Un ostacolo assurdo che rischia di bloccare tutto. Ci vorrebbero poi incentivi agli investimenti, perché il ritorno economico si vedrà fra cinque anni. Anche un semplice impianto fotovoltaico spesso diventa un problema: "Ci sono i vincoli della Soprintendenza e per i piccoli esercizi in città problemi di urbanistica e condominiali. Un iter che se va bene dura quattro mesi, troppo per chi rischia di chiudere. Il ritornello continua: “Bella Sicilia beddra” e poi?......

Salvatore Giacalone

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