“Una punta di Sal”. Mazara, elezioni, al lavoro per liste. “Mazariensis dream”

Al lavoro i “raccoglitori di voti” fra disaffezione ai partiti, crisi socio-economica ed illusione di un sogno

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
25 Febbraio 2024 12:41
“Una punta di Sal”. Mazara, elezioni, al lavoro per liste. “Mazariensis dream”

I giochi sono fatti, o quasi. A Mazara i candidati a sindaco sono tre anche se qualcuno sostiene che da oggi al mese di giugno, quando si dovrebbe votare per le Amministrative, insieme alle Europee, potrebbe venir fuori un quarto candidato. In concreto ora si pensa alle liste civiche, si presume che siano 16, ma non è il numero che può impressionare, quanto osservare i contenuti delle stesse, cioè i candidati al Consiglio comunale. Da qualche mese i candidati a sindaco e loro proseliti, sono alla ricerca spasmodica di persone affidabili (cioè che portano voti) per includerli nelle loro liste, sorvolando su un fatto di notevole interesse e cioè l’astensionismo, la cui percentuale potrebbe influire sull’’eventuale ballottaggio tra i due sindaci più votati.

Non esiste un unico motivo per cui sempre meno elettori vanno a votare. Ma tra i vari fattori esplicativi occorre metterne in rilievo soprattutto la crisi dei partiti. Al tempo della Prima Repubblica i partiti svolgevano una funzione essenziale di socializzazione, di informazione e di mobilitazione. Non è un caso che l’astensionismo sia cominciato a crescere sensibilmente dall’inizio della Seconda Repubblica dopo il tracollo dei partiti che erano stati i protagonisti della Prima. Il crollo della fiducia nei partiti ha portato con sé il crollo della partecipazione.

A livello di elezioni politiche tra quelle del 1994 e quelle del 2018 l’affluenza è calata di quasi quattordici punti percentuali. A livello di elezioni europee è calata di più e lo stesso dicasi ai livelli inferiori. Cosa si può fare per invertire o quanto meno arrestare la tendenza negativa? Se i partiti non recupereranno credibilità e capacità organizzativa e se non si affronterà seriamente il tema della educazione alla democrazia la disaffezione nei confronti della politica è destinata a continuare e con essa l’astensionismo.

Tra gli aspetti che aiutano a spiegare questi livelli di astensionismo, credo abbia un ruolo anche la povertà, nella doppia tenaglia dei problemi più pressanti che incombono sul potenziale elettore e della forte disillusione che la politica non è ancora capace di dare una risposta. Guardando dentro il dato di povertà, che colpisce in misura più che doppia i giovani rispetto agli anziani, si trovano due fattori di grave disagio sociale: l’abbandono scolastico e la disoccupazione, vale a dire rispettivamente la povertà educativa e la povertà economica, che si sommano e si combinano per corrodere alla base i fondamenti democratici della società civile.

Giovani disoccupati e disperati. Questo è il problema principale che si deve risolvere. Il TG1 della Rai ci dice, quasi ogni giorno, che la disoccupazione diminuisce, dalle nostre parti però aumenta, è questo il dato eloquente. Tra i giovani c'è chi sogna l'estero, chi cade in depressione, chi chiede aiuto alle associazioni caritatevoli. Alla continua ricerca di un impiego, giovani e meno giovani devono rinunciare all'idea di costruire una famiglia. Sembra di leggere il “Lavorare stanca” di Cesare Pavese con i suoi personaggi.

Una serie di poesie che si possono definire poesie-racconto in cui si narrano storie e vengono descrive scene di vita con un tono che è simile a quello di un racconto: lavori, amori, struggenti ricordi. Oggi, lontani dalla politica, dai ribaltoni, dalle polemiche, giovani e meno giovani arrancano, si dibattono ed accettano qualsiasi lavoro, in nero. Ma per i giovani dai 15 e i 24 anni non è finita. Perché il vero disagio comincia dopo, quando ti cresce l’angoscia perché vedi i 30 anni che arrivano o li hai già superati ed ancora non sai quale sarà il tuo futuro.

ll lavoro è il lavoro. E il non-lavoro è la disoccupazione. Oppure si crea un precariato, e il mercato del lavoro si biforca in una categoria di lavoratori molto protetti e in una categoria di non protetti. Mazara non è da meno, anzi la situazione è peggiore. Il tasso di giovani senza lavoro è arrivato a Mazara intorno al 30%. La fotografia è quella di una crisi profonda, con attività commerciali che sono sull’orlo di un abisso mentre le imprese piccole o medie continuano a licenziare.

La marineria ha dimezzato il giro di affari, l’artigianato è quasi scomparso, la manodopera specializzata non trova occupazione. Quasi un giovane su tre è fuori dal mondo del lavoro e spesso anche chi è dentro non se la passa troppo bene. Giovani senza lavoro. Con una percentuale di disoccupazione di questo livello avrebbe buon gioco un datore di lavoro che offrisse condizioni (come del resto da più parti avviene) svantaggiose (a nessuno suona nuova la frase: “del resto un altro lavoratore disposto ad accettare lo trovo sempre”). E c’è anche lo struggimento di chi non si integra: ragazzo nel mondo degli adulti, senza mestiere nel mondo di chi lavora..

I lavori cominciano all'alba. Ma noi cominciamo un po' prima dell'alba a incontrare noi stessi ”, scriveva Cesare Pavese in “Lavorare Stanca”. Ci sono però anche mazaresi che vivono la città come le leggende che circondano “El Dorado”, leggende che sono cambiate nel tempo, passando dall'essere un uomo a una città, a un regno e infine a un impero, situato al di là del mondo conosciuto, in cui gli umani vivevano appagati, privi di bisogni materiali, spesso associato al paradiso terrestre situato agli antipodi.

Si potrebbe dire: “Mazariensis dream”, il sogno dei mazaresi appagati, che sfrecciano con auto super e vestiti alla moda acquistati nei negozi di Palermo ma da un’altra parte c’è l’amara realtà…

Salvatore Giacalone

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