“Una punta di Sal”. Leggere, una parola ormai quasi sconosciuta…

Anche a Mazara del Vallo i dati confermano che si leggono pochi libri (e giornali), ed i “social” non aiutano…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
25 Giugno 2023 10:35
“Una punta di Sal”. Leggere, una parola ormai quasi sconosciuta…

Le persone non leggono più. Una triste realtà che con il tempo diventa sempre più vera. Numerosi studi statistici evidenziano che il numero dei lettori nel nostro Paese è in progressivo calo, In moltissimi scelgono di dedicare il proprio tempo libero a forme di intrattenimento alternative alla lettura. E il concetto di evasione sembra corrispondere sempre di più all’idea di spegnimento del cervello. Partiamo dalla doverosa premessa che, ogni tanto, per riprenderci dalle fatiche quotidiane, abbiamo tutti bisogno di staccare. Guardare distrattamente un programma televisivo senza pretese, in qualche occasione può essere esattamente quello che ci vuole per rilassarsi. Ma questo è davvero tutto quello di cui abbiamo bisogno?

Prendiamo ad esempio la città di Mazara con i suoi 50 mila abitanti. Da una nostra breve indagine risulterebbe che è appena il 20%, cioè 10mila libri l’anno, acquisterebbe libri nelle librerie della città, che sono solo due, e nelle edicole. Libri di ogni genere, dai romanzi, alla saggistica a quelli di avventura, soprattutto si acquistano i libri per ragazzi che magari le famiglie regalano a figli e nipoti in occasione di onomastici e compleanni; non trascurabile anche l’attività dei laboratori di lettura per i ragazzi (anche attraverso le scuole) che incentivano l’acquisto di libri.

Il periodo in cui si vendono più libri è quello delle festività natalizie e pasquali, poi si acquista magari l’ultimo libro uscito “la novità” anche per il tamtam pubblicitario. E che i mazaresi leggono poco c’è anche un altro dato, quello delle vendite dei giornali quotidiani e delle riviste che, negli ultimi anni, hanno registrato un forte calo. Quello più letto a Mazara e non solo, è la Gazzetta dello Sport, poi il Corriere dello Sport, il Giornale di Sicilia, Corriere della Sera e Repubblica.

Poi tutti gli altri. Circa 300 copie. Il giorno in cui si vendono più quotidiani è il lunedì perché vi sono articoli e foto attinenti le vicende sportive della domenica. Tra i settimanali svettano “Sorrisi e Canzoni” e “Chi”. L’abbandono della lettura, quindi, sta andando oltre la sporadica rinuncia alle pagine di un buon libro prima di addormentarsi. È come se l’idea di mettersi a leggere sia accompagnata dalla spiacevole sensazione di doversi impegnare. In certi casi, addirittura di dover studiare.

E questo non vale soltanto per quanto riguarda i più impegnativi libri di saggistica. Libri da cui in effetti si impara qualcosa nel senso più tradizionale del termine. È vero per ogni genere di libro. Compresi i romanzi, la letteratura d’evasione per eccellenza.

Ma perché le persone non leggono più? Nell’immaginario comune, è ben più appetibile l’idea di guardare un bel film, o una serie-tv piuttosto che leggere un romanzo. Probabilmente anche perché tra le attività appena elencate, la lettura è senz’altro quella che richiede una maggiore partecipazione.La passività assoluta con cui si osservano le immagini su uno schermo, non la si ritrova quando si fa scorrere lo sguardo sulle migliaia di parole di cui è composto un libro. Leggendo un romanzo, spesso è il lettore stesso a dare compiutezza alle storie e ai personaggi.

La mente di chi legge ha un ruolo chiave nell’esperienza della lettura. La ritrosia a concedersi un momento da dedicare alla lettura va inoltre aldilà del disinteresse verso i libri. Ci si annoia a leggere i giornali, a leggere i programmi di governo; persino a leggere fino in fondo gli stessi post o articoli che si condividono sui propri canali social. Non capita di rado infatti che sui social network si aprano grossi dibattiti in merito a questioni affrontate da articoli di cui si è letto il solo titolo e tuttalpiù guardata l’immagine in evidenza.

Lo scorrimento distratto di bacheche virtuali è il modo nuovo che le persone, soprattutto i giovani, hanno di informarsi. Mediamente, l’attenzione che viene concessa a un singolo contenuto è di appena qualche secondo, poi si va oltre. Con la conseguenza che si sta progressivamente perdendo la capacità di mantenere la concentrazione appena necessaria per leggere per intero un qualsiasi articolo di media lunghezza.

Il fatto che le persone non leggono più è un problema per numerose ragioni. Ragioni che purtroppo vanno oltre l’incapacità di apprezzare il valore del tempo per leggere libri, tanto meravigliosamente descritto dal francese Daniel Pennac, tra gli scrittori più amati in Italia e nel mondo, non solo dai bambini ma anche dagli adulti. Scrive: “Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”. Una delle caratteristiche più preziose dei romanzi è infatti la loro capacità di dispensare una emotività nei lettori, soprattutto in quelli più giovani.

Ma vi è di più. Stiamo diventando sempre più incapaci di distinguere il vero dal falso e questo ci rende indifesi e manipolabili. Di conseguenza in politica vince il partito con lo slogan più accattivante. Nel mondo dell’informazione, le fake news si diffondono più rapidamente perché creano più scalpore. I giovani sono più interessati alle foto che si fanno piuttosto che a quanto potrebbero scoprire leggendo. In aggiunta a ciò, l’abbandono della lettura sta determinando la scomparsa di un’enorme quantità di vocaboli italiani.

Tantissime parole con una storia antica sono ormai cadute in disuso e le nuove generazioni rischiano di non avere l’occasione di conoscere la straordinaria varietà della lingua italiana. Forse è illusorio pensare che si possa ancora fare qualcosa per rovesciare la situazione. Tuttavia i pochi lettori che sono rimasti ben sanno che non è finita finché non si arriva all’ultima pagina della storia. Diffondere l’amore per la lettura è un obbligo non un invito.

Salvatore Giacalone

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