“Una punta di Sal”. La disoccupazione a Mazara del Vallo

Il tasso di disoccupazione fra i giovani sempre alto. Interrogativi sul reddito di cittadinanza

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Luglio 2021 08:56
“Una punta di Sal”. La disoccupazione a Mazara del Vallo

C'è chi sogna l'estero, chi torna a casa dei genitori, chi cade in depressione, chi chiede aiuto alle associazioni caritatevoli. Alla continua ricerca di un impiego, giovani e meno giovani devono rinunciare all'idea di costruire una famiglia. Sembra di leggere il “Lavorare stanca” di Cesare Pavese con i suoi personaggi. Una serie di poesie che si possono definire poesie-racconto in cui narra storie e descrive scene di vita con un tono che è simile a quello di un racconto: lavori, amori, struggenti ricordi. 

Oggi, lontani dalla politica, dai ribaltoni, dalle polemiche, giovani e meno giovani arrancano, si dibattono ed accettano qualsiasi lavoro, in nero. Ma per i giovani dai 15 e i 24 anni non è finita. Perché il vero disagio comincia dopo, quando ti cresce l’angoscia perché vedi i 30 anni che arrivano o li hai già superati ed ancora non sai quale sarà il tuo futuro. ll lavoro è il lavoro. E il non-lavoro è la disoccupazione. La disoccupazione è una tragedia, ma è difficile stabilirne i confini.

E poi ci sono i disoccupati scoraggiati (quelli che hanno rinunciato a cercare un lavoro, tanto non si trova...), i disoccupati incoraggiati (quando l'economia inizia a riprendersi gli scoraggiati ricominciano a cercare lavoro...). Ma comunque la si guardi, la disoccupazione, oltre a essere una tragedia personale, è anche uno spreco spesso di talenti, di capitale umano. Per uscirne contano le istituzioni del mercato del lavoro. La determinazione del salario – il prezzo del lavoro – ha un grande ruolo, così come le regole che incorniciano il rapporto di lavoro.

Se è troppo difficile licenziare, le imprese tenderanno a non assumere, e la disoccupazione aumenta. Oppure si crea un precariato, e il mercato del lavoro si biforca in una categoria di lavoratori molto protetti e in una categoria di non protetti.La via maestra per combattere la disoccupazione si biforca anch'essa. Da un lato, c'è la domanda. Se in un Paese, come in Italia e in Europa, non c'è abbastanza domanda, a causa di politiche economiche restrittive e/o a causa di una diffusa sfiducia nel futuro, le imprese non investono e non assumono.

L'altra sta nell'istruzione e nella formazione, nell'offerta di lavoro. Un dato cruciale è quello della disoccupazione giovanile, che in Italia non è lontana dal 30% dei giovani in età di lavoro (che non siano studenti). Se non viene sanata questa piaga, avremo una generazione disillusa e scoraggiata, facile preda di ideologie anti-sistema, che predicano vie d'uscita radicali e illusorie.

Mazara non è da meno, anzi la situazione è peggiore. Un esempio. Vi sono oltre 2000 cittadini che usufruiscono del reddito di cittadinanza, un aiuto assistenziale per 18 mesi che, dopo una breve pausa, si può nuovamente accedere per altri 18 mesi. Tra questi oltre 2000 cittadini vi son ex lavoratori addetti alla manualità, alla ristorazione, alla raccolta delle olive, dell’uva etc. Per cui accade che i titolari di queste imprese che offrono un lavoro “stagionale”, sono alla ricerca di una mano d’opera che quasi sempre non trovano perché questi lavoratori incassano il reddito di cittadinanza e se dovessero impiegarsi per 4/5 mesi perderebbero il reddito di cittadinanza che varia da 600 a 1200 euro e in alcuni casi oltre.

Ma il punto è un altro: con la scadenza del reddito di cittadinanza, cosa accadrà?. Attualmente ne usufruiscono oltre due milioni di italiani, la soglia di povertà ha recuperato in percentuale ed ora si attesta sull’8%, (indagine Istat) ma si è provveduto o pensato a cosa succederà quando oltre due milioni di italiani non avranno più il reddito di cittadinanza?. E’ probabile che dietro l’angolo ci sia qualche novità ma , per piacere, (lo chiedono gli oltre due milioni di italiani), che la dicano e non si cominci a fare il gioco dell’oca, cioè saltiamo le caselle per poi ritornare indietro.

Il tasso di giovani senza lavoro è arrivato a Mazara tra il 30 e il 35%. La fotografia è quella di una crisi profonda, con attività commerciali che sono sull’orlo di un abisso mentre le imprese piccole o medie continuano a licenziare. La marineria ha dimezzato il giro di affari, l’artigianato è quasi scomparso, la manod’opera specializzata non trova occupazione. Già nel 2011, dati Istat alla mano,la disoccupazione era in media tra uomini e donne del 26,5% , quella giovanile era al 52%, dopo 10 anni, nel 2021 la percentuale media oscilla tra il 30 e il 35%.

Quasi un giovane su tre è fuori dal mondo del lavoro e spesso anche chi è dentro non se la passa troppo bene. I meccanismi d’ingresso nel mondo del lavoro funzionano sovente, per le nuove generazioni, come una porta girevole. A quali condizioni e con quali contratti lavorano i giovani occupati? Con che stabilità? E se un loro coetaneo su tre resta a casa, i restanti due che ogni mattina si alzano per raggiungere il posto di lavoro non subiranno la pressione di venire -ingiustamente- considerati dei privilegiati? Certo è che con una percentuale di disoccupazione di questo livello avrebbe buon gioco un datore di lavoro che offrisse condizioni (come del resto da più parti avviene) svantaggiose (a nessuno suona nuova la frase: “del resto un altro lavoratore disposto ad accettare lo trovo sempre”).

E c’è anche lo struggimento di chi non si integra: ragazzo nel mondo degli adulti, senza mestiere nel mondo di chi lavora.. “I lavori cominciano all'alba. Ma noi cominciamo un po' prima dell'alba a incontrare noi stessi ”, scriveva Cesare Pavese in “Lavorare Stanca”.

Salvatore Giacalone

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