“Shoah” è un termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio degli Ebrei vittime del genocidio nazista. E oggi, 27 Gennaio, celebriamo il Giorno della Memoria. La memoria della Shoah, dello sterminio programmato delle popolazioni ebraiche di tutta Europa. E attraverso il ricordo delle vittime del più ostinato e ossessivo e folle dei piani del Terzo Reich ricordiamo tutte le vittime del nazismo. Perché questo ricordo, che come monito contro l’odio dovrebbe vivere nelle menti di tutti gli uomini, possa impedire il ripetersi di tragedie simili.
La Shoah è però unica. E’ diversa da ogni altro genocidio o strage abbia avuto luogo nella Storia. Perché non è stata mossa solo dall’odio o da interessi politici ed economici. E’ stata la più lucida manifestazione della programmazione della morte. Una macchina di morte, quella nazista, nella quale la “razionalità” dell’orrore era finalizzata alla morte dell’ultimo ebreo d’Europa, e presto, chissà, del mondo. Una macchina di morte che organizzava la morte di migliaia di ebrei romani non nella loro città, ma a migliaia di chilometri di distanza.
Perché non era l’odio il primo motore della Shoah. Ma la maniacalità omicida dell’annientamento. Il nazismo, con l’Olocausto, ha riassunto in se tutte le tipologie di odio nei confronti dell’”altro”, e per questo quella organizzata dal regime di Hitler può essere considerata la “soluzione finale” contro la diversità. C’è chi, per motivi di interesse politico, o perchè ancora infettato dall’odio, o perché non in grado di sopportare il peso collettivo della memoria di una tragedia che non riesce a essere compresa e della quale tutti i popoli d’Europa portano la responsabilità, preferisce negare anche di fronte ai documenti e alle testimonianze.
Ma il ricordo può molto. Perchè il ricordo è attivo. Porta a farsi domande. A muovere cuore e menti facendole organizzare perchè tutto ciò non accada di nuovo. Perché ricordare è un dovere che dobbiamo ai morti e ai vivi. Il "Giorno della memoria” che viene celebrato ogni 27 gennaio, nella nazione e nelle scuole, serve proprio a non dimenticare le sofferenze di allora, per saper scegliere di evitare nuove sofferenze oggi, ad altri popoli e ad altre persone, in qualsiasi parte del mondo.
Salvatore Giacalone