“Una punta di Sal”. Con la cultura si mangia?

Nell’attuale scenario di crisi il settore culturale è in controtendenza. Ma quanto investiamo in esso?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
25 Settembre 2022 11:13
“Una punta di Sal”. Con la cultura si mangia?

Molti studiosi dicono e scrivono: “La cultura ci salverà”. Sarà poi vero? Ma ecco un altro interrogativo: “Con la cultura si mangia?” . Dagli addetti sai lavori giunge un coro di “si” da tutto il resto arriva il silenzio con tanto di smorfia, come dire “Non so, ho forti dubbi”. E qui è il caso di sgombrare subito il campo da un equivoco, la cultura non è (solo) quella con la C maiuscola, è anche l’immaginario di un Paese, il suo collocarsi tra il passato e il futuro, il modo e la consapevolezza con cui si coniugano tradizione e cambiamento, il rapporto tra trasgressione, libertà e convenzioni.La cultura ha davanti a sé la sfida, difficile e entusiasmante, di reinventarsi per essere vicina, accompagnare e dialogare con tutti: un luogo della cura e dell’immaginazione che può mantenere quello che c’era solo se reinventa luoghi, modalità e linguaggi. Oggi, purtroppo , appare spento in Italia.

La crisi induce risparmio, contrazione, taglio, la paura sociale genera rancore, invidia, solitudine, alienazione. Eppure è giusto in momenti come questi che la cultura salva. “In tempi di crisi, chi vuoi che spenda per la cultura?”. È una frase che sentiamo dire spesso e che, probabilmente, rispecchia il pensiero di molti. Per fortuna accade esattamente il contrario. Nell’ultimo rapporto annuale di Federculture, infatti, tra i pochi settori a mostrare il segno positivo negli ultimi mesi c’è proprio quello relativo alla cultura.

Secondo il rapporto, la spesa delle famiglie in attività culturali ha sfiorato i 71 miliardi di euro, con un aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente, e del 7,2% rispetto al 2008, anno in cui è esplosa la crisi finanziaria. Questi dati confermano segnali già emersi di recente: in Italia, negli ultimi dieci anni, il settore cultura e intrattenimento è cresciuto di oltre il 25%, in netta controtendenza rispetto a quasi tutti gli altri indicatori economici. Suona quindi un po’ strano che, nonostante la crescente domanda di cultura, gli investimenti pubblici siano in continua contrazione.

Leggiamo e sentiamo dire ovunque che l’arte è la vera ricchezza dell’Italia, il nostro “oro bianco”, che le bellezze presenti nel nostro Paese sono uniche e vanno conservate e promosse, ma alle parole, come vediamo, non seguono i fatti. Perché, allora, non cavalcare l’entusiasmo per il nostro inesauribile giacimento di bellezza e puntare con decisione sulla cultura come veicolo di crescita economica per il nostro Paese? Non è affatto vero che l’arte e la cultura “non diano da mangiare”.

È vero il contrario, e dovremmo ricordarcelo ogni giorno.

Poi c’è la Sicilia. Come sta in cultura? Poca roba, eppure in questa isola tanto imperfetta quanto particolare, dove da millenni si incontrano uomini provenienti da ogni luogo, si dice spesso che questo posto non è “né carni, né pisci”, né Europa né Africa. Terra di tante dominazioni, ricca di Arte, di culture che si intrecciano, di paesaggi spettacolari, di odori, sapori, colori, canti e tradizioni, di poeti e artisti, di miti, leggende e fantasia… Qua è un continuo navigare tra mari, castelli, isole e pietre ardenti. In ogni borgo, anche il più piccolo, c’è qualcuno che ha una storia affascinante da raccontare e una specialità culinaria da far assaggiare. “Genti di cori” i Siciliani. Terra di poeti e di scrittori almeno fino ad alcuni anni fa, ma la gente comune legge, scrive, si “accultura” ?. Interrogativo impegnativo. La risposta è nella coscienza dei siciliani. I dati però non sono positivi.

Salvatore Giacalone

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