“Una punta di Sal”. Alla guerra con le mascherine

Covid-19 e guerra in Ucraina: conseguenze non solo sul piano socio-economico ma anche sulle persone e relazioni

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
29 Maggio 2022 09:40
“Una punta  di Sal”. Alla guerra con le mascherine

2020 – 2022: anni drammaticamente sorprendenti. Tra Covid e guerra le lancette dell’orologio si sono fermate. Drammi e tragedie ci vedono spettatori ed interpreti. La pandemia provocata dal Covid19 sta trasformando piuttosto profondamente il pianeta e purtroppo non può ancora dirsi conclusa.Il virus non si è limitato ad uccidere e rendere incapaci più o meno temporaneamente un gran numero di persone, inclusi capi di stato e di governo, ma ha avuto importanti ripercussioni su ogni aspetto della vita umana. Ne hanno risentito ovunque, società, economia e politica.

Sotto la spinta dell’emergenza, ogni paese ha dovuto assumere decisioni, la cui natura ha rispecchiato la cultura prevalente al suo interno. A due anni dall’evidenza della sua insorgenza, in effetti, non si è ancora affermato un modello di riferimento per la gestione dell’epidemia.E’tuttora impossibile prevedere per quanto ancora il covid sarà in circolazione, ma alcune conseguenze della sua apparizione sono già visibili. A livello sociale, innanzitutto, si è registrato il mutamento dell’equilibrio preesistente tra reale e virtuale.

Molte relazioni hanno perso concretezza per spostarsi su piattaforme digitali.Dal momento che la mobilità rimarrà costosa anche dopo la scomparsa del coronavirus, è prevedibile che molti incontri “in presenza” continueranno a tenersi in modalità almeno mista.Gli interventi “da remoto”, rari prima del 2020, integreranno quelli tra coloro che parteciperanno fisicamente alle conferenze, lezioni e riunioni future.Vi si farà ricorso soprattutto per poter ascoltare le persone più lontane.

Sentiamo e sentiremo forse più parole, ma ci separeremo più nettamente e ci conosceremo meno, perché perderemo le relazioni informali che si stabiliscono prima e dopo qualsiasi manifestazione. Questo effetto interesserà tutti indistintamente, impoverendo le nostre vite.Diminuirà la densità dei rapporti che hanno finora legato tra loro intellettuali, uomini d’affari e statisti.

Il covid-19 ha poi avuto importanti conseguenze economiche, producendo un gran numero di perdenti e qualche vincitore tanto all’interno delle singole società quanto in campo internazionale.Molti esercizi hanno peraltro già chiuso, costringendo i loro proprietari a cercarsi un nuovo lavoro, generalmente in posizione subordinata: un fenomeno da proletariato. Comprendere il senso della nostra esistenza, di quello che ci è accaduto e che abbiamo vissuto sia nella vita privata, sia in quella professionale ci aiuta ad imparare le preziose lezioni esistenziali che ci consentono di progredire, migliorare, e costruirci una vita più piena, soddisfacente, realizzata a casa e al lavoro.L’ottimismo è uno stile di pensiero che in parte si ha per predisposizione naturale, in parte lo si può coltivare. Le persone che hanno uno stile di pensiero ottimistico pensano che il futuro sarà positivo, per questo si dispongono ad agire in modo positivo e costruttivo proprio in questa direzione arrivando a realizzare i loro propositi.

Ma ora c’è pure la guerra. Soffermiamoci un attimo sulle immagini che ci offre la TV. State per caso pensando che la guerra non riguarderà noi? Che sono faccende che coinvolgeranno i russi, gli ucraini, o i cinesi e gli americani? Che la faccenda finirà senza riguardarci? State per caso iniziando a pensare a quale schieramento appartenere? Quello “Pro-Putin” o “Pro-Zelensky”, pacifisti o guerrafondai, interventisti o attendisti. Un dibattito feroce che sublima le nostre paure. Eppure il rischio di una guerra globale è davvero alle porte, siamo nel bel mezzo della tempesta perfetta: emergenza sanitaria, emergenza climatica, crisi economica, instabilità politica e guerra nel cuore dell’Europa.

Un mio amico mi diceva che a causa della guerra stava accusando una insonnia resistente a ogni farmaco. Comunque sia, serpeggia il malessere che prende corpo e che, come ha mostrato la pandemia, produce e produrrà sacche di disagio che meriterà più di una attenzione. A noi non resta che prepararci ancora un’altra volta al pensiero ottimistico perché prima o poi tutto ritornerà come prima delle attuali sciagure. Sul campo non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo lasciato immani tragedie con migliaia di morti.

Lacerazioni senza tempo. (in copertina foto di Roberto Rubino)

Salvatore Giacalone

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