Da giorni, su tg e social, impazza la polemica sul dress code a scuola.
Analizziamo i fatti. Una docente del liceo Righi di Roma al suo arrivo in classe, per una supplenza, vede una studentessa, che balla con la pancia scoperta, con l’intenzione di fare un video da editare su TikTok. L’insegnante rimprovera la ragazza dicendole: “Sei sulla Salaria?”.
La studentessa viene portata in vicepresidenza e, subito dopo, nella scuola si scatena il putiferio. I ragazzi sono molto bravi ad usare i social a proprio vantaggio, tanto che la persona in torto, in molti giornali risulta essere la professoressa.
Di fatto la studentessa ha violato, col suo comportamento, almeno tre norme comuni al regolamento di molte scuole: usare il cellulare in orario di lezione, fare riprese in classe, postare video girati a scuola sui social. Inoltre anche se non esistono vere e proprie norme scritte che regolano il giusto comportamento in relazione all'abbigliamento da tenere in classe, tuttavia in tutte le scuole, in genere, si cerca di usare un abbigliamento consono all’ambiente.
La scuola rappresenta una istituzione ed in quanto tale è necessario mantenere un certo tipo di comportamento, senza andare troppo fuori dalle righe, magliette troppo scollate o troppo corte e minigonne vertiginose, per le ragazze, sembrano più adatte ad una festa o ad una serata tra amici piuttosto che ad un'aula scolastica. Stesso discorso per i ragazzi che si presentano con pantaloni a vita bassa, che mostrano senza problemi cosa si indossa sotto, o con canottiere e magliette strappate.
Come dico sempre ai miei alunni, un impiegato di banca, un medico, un insegnante non vanno al lavoro in bermuda e canottiera e bisogna saper distinguere tra tempo libero e tempo scuola, considerando, pure, che la scuola rappresenta “il posto di lavoro” degli studenti.
A scuola si va per studiare ed imparare, non per fare una sfilata di moda.
Maria Teresa Carmicio
