Ricevette un finanziamento di 1.800.000 Euro dallo Stato italiano ma non ha mai realizzato l'impianto industriale per la commercializzazione del gas in Contrada san Nicola a Mazara del Vallo.I giudici della Corte dei Conti hanno così condannato il calabrese Antonino Albanese, dal giugno 1994 fino all'aprile 2001
amministratore unico della Vallogas Srl, con sede a Mazara del Vallo in Via Madonie, a pagare al Ministero dello Sviluppo Economico un milione e 600 mila euro. Un Diploma in Ragioniere ed una carriera nel settore del gas, da impiegato amministrativo ad ispettore di zona, passando per responsabile commerciale ed agente di commercio, fino ad arrivare ad amministratore unico, Albanese (in foto) negli ultimi anni, dal 2003 al 2011, ha amministrato la Sur.El. Srl, con sede sempre a Mazara del Vallo, che ha ricevuto, fra l'altro, nel 1998 un premio da Italia Lavoro come migliore azienda che si è distinta nel settore.
Secondo la Sezione Giurisdizionale per la Regione Siciliana della Corte, presieduta dal magistrato Guido Petrigni, la Vallogas, grazie alla Legge 488 del 1992 che tra l'altro ha sostituito le vecchie normative degli incentivi per il Mezzogiorno d'Italia ed ha esteso i benefici ad altre aree del Paese definite depresse, ha ricevuto nel 1997 dall'allora Ministero delle Attività Produttive (oggi Ministero dello Sviluppo Economico) un finanziamento da un milione e 800 mila euro che non avrebbe speso interamente per la realizzazione un nuovo impianto industriale per la commercializzazione del Gpl, sito in contrada San Nicola, prospiciente la SS. 115; lavori di realizzazione che avrebbe dovuto eseguire la ditta Erasmus Srl.
Tutto è partito da una segnalazione di "indebita percezione di contributi per fondi strutturali" della Guardia di Finanza di Trapani che aveva eseguito delle indagini accompagnate da foto "dalle quali si evinceva la non operatività dell'impianto – si legge nella sentenza – e lo stato di abbandono dello stesso".Per i giudici contabili "l'illecita condotta - della Vallogas - sarebbe consistita, in sintesi, nell'aver artatamente rappresentato una situazione (lo stato di realizzazione dell'investimento finanziato) del tutto difforme dalla realtà, attraverso false dichiarazioni e la produzione di fatture, a rendiconto delle spese sostenute, frutto di artifizi contabili, posti in essere nell'ambito di rapporti con società facenti parte del medesimo gruppo e con società di comodo aventi sede all'estero, o riguardanti spese dichiarate afferenti all'investimento, ma in realtà sostenute per lavori ad esso estranee (come le spese per opere murarie).
Alla data dichiarata di ultimazione dei lavori (7/12/00), questi, in effetti, non erano conclusi".Nello stesso procedimento era stato citato in giudizio anche Francesco Paolo Buglisi, rappresentante legale succeduto ad Albanese dopo il 17 aprile del 2001; i giudici però lo hanno assolto perché "la condotta da cui è dipeso il danno si è verificata in data precedente alla sua nomina da amministratore".
Vincenzo De Santi
11-10-2013 9,22
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