Ultime della sera: “Solo seduto sulla banchina del porto”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
30 Dicembre 2020 20:52
Ultime della sera: “Solo seduto sulla banchina del porto”

di Danilo MARINO “Piroscafo da carico olandese…manovra perfetta!” In ‘Due storie del porto di Bahia’ Jorge Amado fa pronunciare queste parole, con tono professorale e da sotto uno scenografico cannocchiale, ad un simpatico millantatore che, spacciandosi per capitano di lungo corso, passa il tempo a commentare il movimento delle navi nel porto brasiliano, condendo ogni apprezzamento su accostate, ormeggi e tonneggi con confronti tratti dalle sue esperienze di mare, tanto inventate quanto suggestive per l’abituale uditorio di perdigiorno che lo circonda.

Non amo particolarmente la letteratura sudamericana, troppo esoterica per i miei gusti (l’altra storia del porto di Bahia è, tanto per cambiare, affollata di fantasmi) ma questo racconto non poteva non colpirmi, sia per evidenti riferimenti ad ambienti fin troppo familiari, sia per il richiamo ad un ben preciso stato mentale che, personalmente, tengo nella massima considerazione: quell’uomo seduto sulla banchina del porto, da solo od in compagnia, intento a guardare le navi partir…od anche no…solo a pensare ai fatti suoi.

Dite che è una condizione un po' troppo particolare? Sarà…eppure è stata celebrata da diversi artisti: per esempio, è stata cantata da Zucchero Fornaciari, e financo da Otis Redding A fronte, si capisce, dello sterminato impiego della figura del millantatore in letteratura, al cinema, in teatro: “E’ un millantatore!!! Guardalo, come millanta!” di Dario Fo, ne rimane, a mio parere l’ineguagliabile vetta. Il nostro brasiliano, però, non è una figura negativa; è innocuo, in fondo non fa altro che fornire un’occasione di sollazzo alternativo in una città dove poco succede ma che, essendo, per sua fortuna, un porto di mare, almeno si vede passare il mondo davanti, con le sue infinite vicende.

Vicende che l’attracco di una nave suggerisce molto al di là di quel che un occhio esperto riesce a cogliere dal carico, dalla sua disposizione a bordo, dalla stessa tipologia del naviglio, od anche dalla bandiera e della nazionalità dell’equipaggio. Ma il nostro sedicente capitano esperto non è, anche se può sfoggiare una patente; ma quella gliel’ha fatta avere di straforo il comandante del porto di Bahia, che presolo in simpatia e, resosi conto dell’importante funzione sociale che un elegante e dignitoso contaballe può svolgere nell’ozioso contesto cittadino, ha taroccato gli esami per fargli conseguire il titolo, non senza fargli giurare che, di quella patente, giammai se ne servirà per procurarsi un imbarco presso un armatore.

Né basterà a smascherarlo la trappola tesagli da un invidioso che per bocca di un vero lupo di mare, tenterà d’incastrarlo sul modo migliore di ormeggiare una nave: dopo un tripudio di ancore, catene, gomene, gherlini, cime, scotte… No, qui mi taccio perché, se non l’avete ancora fatto, magari vorrete leggere il libro e non sta bene svelare il finale, ma la morale, condensabile nell’adagio “nella vita ci vuole fortuna a campare” si può forse anticipare, non potendo sorprendere troppo in pagine latino-americane, di solito inclini al fatalismo.

Come non poteva venirmi in mente tutto questo nell’assistere alla manovra d’ingresso del piroscafo olandese Arctic Rock nel porto di Mazara? Ultimamente ne sono arrivate diverse, di queste navi: si tratta di naviglio particolare, come s’avvede anche un occhio poco esperto, dalla strana sagoma ‘tutto-ponte’, forzata fino all’asimmetria; una forma imposta dal particolare carico che imbarcano, costituito da voluminosa componentistica industriale: ma le osservi ruotare dolcemente di 180 gradi in avamporto per presentarsi di poppa, già pronte ad uscire, ed offrendo la dritta alla banchina Ruggero II, dove già attendono gru e scaricatori..questione di pochi minuti..sì manovra perfetta! Ma giusto il tempo di sederti su una bitta libera che ogni ragionamento sulle caratteristiche della nave, sul piacere di rivedere finalmente il nostro porto operoso dopo tanto tempo, sull’importanza dei traffici marittimi nell’economia mondiale, sfuma, fatalmente, per lasciare il campo ai fatti propri, quali che siano.

Si vari pure dal nichilismo di Otis Redding (“e adesso che dalla Georgia son arrivato fin qui, sulla baia di San Francisco che faccio? – tanto vale restare qui a guardare la corrente…”) ai ben più prosaici  “pensieri sconci” di Zucchero Fornaciari, qualunque cosa ci sia nel mezzo, vuoi mettere vagarci su seduti sulla banchina di un porto? Da nessun’altra parte si ‘stacca’ meglio che stando sul bordo della terra…   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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