Ultime della sera: “San Bartolo”

…e di qualche altra cosa che forse non sapete delle isole Eolie

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Aprile 2021 18:30
Ultime della sera: “San Bartolo”

San Bartolo è l’unica cosa che accomuna le 7 isole Eolie, divise da un’accesa rivalità.

La più viscerale è quella tra Lipari e Salina, che si spinse fino ad un punto di rottura: quella dell’unità amministrativa del comune di Lipari, che, nell’800, dovette rinunciare alla frazione salinara, cui fu riconosciuto il diritto di ergersi in comune autonomo.

A quel punto, però, sorsero ulteriori complicazioni: Salina conta una mezza dozzina di centri abitati: dove fissare la sede comunale? A disputarsela furono soprattutto Santa Marina Salina, che ospita ancora il porto più importante dell’isola (anche se definire ‘porti’ gli approdi isolani è, tuttora, un eufemismo), e la più popolosa Malfa, patria della rinomatissima malvasia.

Non riuscirono a mettersi d’accordo; fallì anche il compromesso di sistemare l’ufficio del Sindaco presso un paese e di riunire il consiglio comunale nell’altro: un’assemblea convocata a tale scopo fini in rissa.

A questo punto non restò che emulare il biblico Salomone: invece di un nuovo comune, si decise di farne sorgere due: Santa Marina Salina e Malfa.

Tutto finito? Macchè! Nel suo piccolo, Salina somiglia, vagamente alla Sicilia, nel senso che ha un versante Nord, ove sorge Malfa, uno Est, dove si affaccia Santa Marina Salina, ma anche uno Sud, presidiato in quota da Leni, che rivendica pure la sua importanza in quanto sormonta lo scalo di Rinella.

E che erano fessi a Leni? Si buttarono nella mischia, confidando anche loro di spuntarla grazie al sopravvenire di supreme e risolutive esigenze di ordine pubblico, e, naturalmente, ci riuscirono.

Risultato, oggi l’arcipelago eoliano conta 4 comuni, di cui uno, Lipari, abbraccia ben 6 isole su 7, comprendendo pure Vulcano, Panarea, Stromboli, Alicudi e Filicudi, mentre l’isola di Salina, che non è nemmeno la più grande, ne ospita, da sola, ben tre; né si tratta di una situazione meramente formale avendo ricadute concrete ancora oggi: pensate che ogni nave od aliscafo che tocca l’isola di Salina deve fare scalo sia a Santa Marina che a Rinella; se si salta Malfa è solo perché non dispone di un attracco praticabile dato che, essendo esposta a tramontana, non sono mai riusciti a realizzarvene uno in grado di reggere alla prima tempesta invernale.

Ma torniamo a San Bartolo.

Come ogni santo Patrono che si rispetti dalle nostre parti, viene celebrato più volte, durante l’anno.

Sì, c’è la ricorrenza da calendario, quella del 24 agosto.

Un giorno di capitale importanza, nell’arcipelago eoliano, sotto il profilo meteorologico, perché, quando la stagione fila come dovrebbe, fissa la fine dell’estate: finita la festa, gabbato lo Santo, matematico che si scatena il primo acquazzone che segna la rottura del tempo sul basso Tirreno, settore est.

E lì sarà tutto un fuggi-fuggi di barche dal porticciolo di Pignataro di Lipari, ove quelle attraccate direttamente a banchina avevano conquistato la posizione fin dalla fine di maggio, venendo, a poco a poco, schermate da file sempre più sovrapposte con l’avanzare dell’estate e degli arrivi.

Ma non chiedetevi come tutto questo si riflette sui loro movimenti giornalieri.

I loro armatori, infatti mica le usano per muoversi: la prima od anche seconda fila gli sta benissimo perché non hanno fatto altro che trasformare le loro barche in villini galleggianti, ove trascorreranno l’estate a via di pranzi a base di pasta al forno, partite di burraco, scambio di visite tra vicini di barca, aperitivi e pettegolezzi notturni sulla veranda di poppa.

Da dove potranno pure rimirare i fantasmagorici fuochi d’artificio che chiudono la festa di San Bartolo.

Magari vi sarete chiesti come mai le principali fabbriche di fuochi d’artificio siciliane si trovino nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto: la risposta è il formidabile sbocco di mercato rappresentato dal prospiciente arcipelago eoliano.

Ma San Bartolo, come dicevo, non si celebra solo in agosto, anzi la processione più importante si tiene in inverno.

Non ricordo bene, esattamente, quando; quello che non posso dimenticare è da cosa è preceduta, il giorno prima, nella piazza di Marina corta di Lipari.

Vi assistetti, ma non me ne resi conto finché non mi venne spiegato: io notavo solo diversi assembramenti, tutti rivolti verso due o tre persone che li fronteggiavano, in piedi, ad una certa distanza.

Si, ogni tanto si notavano dei cenni, ma niente cui si riuscisse a collegare un significato, fino a quando un disponibile e volenteroso autoctono non mi spiegò che si stava svolgendo l’asta per il diritto di portare in processione la reliquia di San Bartolo, custodita presso il duomo di Lipari.

A suon di milioni di lire, se lo contendevano!! E pare che proprio quella volta se lo aggiudicò un gruppo sfavorito dal pronostico, con un’offerta che non si poté né rifiutare né sopravanzare.

Ne parlai, qualche giorno dopo con un amico di Salina, che lavorava a Lipari e cui facevo compagnia, sulla stessa piazza di Marina corta, nell’attesa che giungesse l’aliscafo che doveva ricondurlo sulla sua isola.

Nelle piccole isole, però, l’attesa dell’aliscafo è sempre un’occasione di incontri e socializzazione.

Seduti in attesa, fummo intercettati da uno dei maggiorenti della devozione patronale locale, che si trovava al tavolo vicino e che, accortosi che si parlava di San Bartolo, si senti in dovere di intromettersi con una lunga, confusa ed appassionata disquisizione sul Santo.

Il mio amico pazientò un bel pezzo, ma alla fine protestò con garbo: “ma tutte queste cose le so…sono di Salina, lo sai.. San Bartolo è anche il mio Patrono!”

“San Bartolo di Lipari è più importante di San Bartolo di Salina!” troncò, deciso, quell’altro.

di Danilo MARINO

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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