Oggi, nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ho deciso di parlarvi di calcio.
Che c’entra il calcio con le donne? A prima vista non c’entra nulla, anzi!
Tradizionalmente il calcio è affare maschile.
In realtà giocare a calcio non solo è divertente ma risponde a tutti i desideri ancestrali degli esseri umani.
Il pallone, alcune volte, divide. Fedi calcistiche diverse, uomini e donne che il mercoledì e la domenica guardano la tv in stanze diverse o in case diverse perché “c’è la partita”.
Spesso sono le donne a non apprezzare molto il calcio soprattutto durante il corso dell’anno sportivo, salvo poi infervorarsi per i campioni della nazionale che gioca competizioni internazionali come i mondiali o gli europei.
La maggior parte delle donne, soprattutto quelle che si professano più emancipate nel mondo occidentale, si guardano bene dall’andare allo stadio e stanno alla larga da uomini ai quali piace il calcio. Queste donne detestano soprattutto la parte del calcio che si allontana dalla competizione sportiva.
Nel mondo però ci sono donne che il calcio lo hanno scelto per passione. Soprattutto in paesi “insospettabili”.
Sono le donne afgane che grazie agli allenamenti di calcio hanno trovato un modo per emanciparsi.
Bellissimo vedere queste donne che corrono, con il loro velo bianco e il loro abito nero, appresso ad un pallone. Felicissime di fare goal, di scoprire un modo nuovo di stare insieme e spesso anche di sorridere.
Sicuramente molto diverse dalle donne che fanno parte di squadre di calcio nel mondo occidentale.
Il calcio dunque non è solo una questione maschile, anzi con il calcio molte persone scoprono gli abbracci, l’entusiasmo a anche la delusione e la tristezza che possono lasciare le partite.
Io stessa per un breve periodo ho fatto parte di una squadra mista amatoriale di calcetto. A questo livello giocare insieme è una splendida esperienza.
In Afghanistan invece, prima del 15 agosto, giocare a calcio per alcune bambine e ragazze, era diventato in questi anni una maniera divertente per poter uscire di casa, fare sport e comunità insieme ad altre donne.
Purtroppo, con la gestione talebana, tutte le donne che praticavano sport hanno dovuto abbandonare il campo sportivo. Persino le calciatrici della nazionale di calcio femminile hanno dovuto abbandonare il paese insieme alle loro famiglie e chiedere asilo politico. Alla fine di agosto solo le calciatrici senior avevano lasciato il paese mentre le più giovani appartenenti alla squadra junior erano rimaste e hanno dovuto affrontare le minacce dei talebani.
Alla fine, a settembre, anche le calciatrici più giovani sono riuscite ad arrivare in Pakistan grazie alla ong Football for Peace.
E qualche settimana fa le calciatrici afghane sono tornate in campo per una partita amichevole.
Persino in Iran le donne giocano a calcio. È di qualche giorno fa una notizia che rischia di far scoppiare uno scandalo.
Cosa è successo? La Federazione calcistica della Giordania ha presentato una richiesta di indagine contro il portiere della nazionale femminile iraniana Zohreh Koudaei accusata di essere in realtà un uomo.
Ma sia l’allenatrice che la squadra, si sono dimostrate solidali e pronte a fornire le prove necessarie.
In Iran persino entrare allo stadio per veder la partita era vietato alle donne sin dal 1979. Così alcune donne, più di tre anni fa, pur di riuscire a vedere i loro idoli si sono travestite da uomo e sono riuscite ad entrare nell'Azadi Stadium di Teheran e guardare il match della loro squadra del cuore: l Persepolis.
Il calcio dunque ha avuto un ruolo importante nell’emancipazione di queste donne e soprattutto ha avuto il merito di averle messe sullo stesso piano dell’uomo, lontano dagli stereotipi di genere.
Le storie di queste donne ci raccontano proprio questo: la via dell’emancipazione passa proprio attraverso il superamento dei pregiudizi sia da parte del maschile sia da parte del femminile!
W il calcio! W le donne!
di Saveria ALBANESE
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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