Il 15 settembre 1993 la mafia uccise a Palermo don Pino Puglisi parroco nel quartiere di Brancaccio a Palermo. In quel periodo nella nostra Sicilia erano anni di fuoco dove la mafia assediava qualsiasi cittadina della regione, anche la più piccola e uccideva chiunque la ostacolasse, basti pensare al 1992 anno in cui vennero uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Pino Puglisi da sempre era stato assegnato dall'arci-diocesi di Palermo in quartieri molto delicati di Palermo proprio perché fin da giovane era riuscito ad avere una predisposizione all'ascolto e alla risoluzione di situazioni difficili. Per ultimo il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e nel 1992 assume anche l'incarico di direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro "Padre Nostro", che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere.
La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede. Questa sua attività pastorale - come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie - ha costituito il movente dell'omicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strada e le piazze a lui intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia.
Il suo ruolo come detto era proprio quello di togliere dalla strade e dalla mala vita i ragazzi del quartiere che anziché giocare con le palle da calcio o a nascondino giocavano con le pistole ed i coltelli. Questa sua attività non fu ben accolta della mafia locale che proprio oggi come allora, il 15 settembre del 1993 giorno del suo compleanno decise di strappargli la vita. Ciò che fa riflettere è il fatto che non riuscì però a strappargli il sorriso che da sempre lo aveva contraddistinto. Nel momento in cui gli assassini lo presero di spalle e lo chiamarono lui si voltò e con un sorriso sulle labbra disse agli assassini: “Vi aspettavo” e immediatamente dopo lo freddarono con un colpo di pistola.
Lo scorso 25 maggio 2013 in una Palermo invasa da migliaia di persone Papa Francesco ha compiuto l'opera di Beatificazione nei suoi confronti dicendo che “Padre Pino Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto»
Don Pino Puglisi dialogava con chiunque e il suo motto preferito, che anche io personalmente utilizzo centinaia di volte, era: “Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto”. Il mio invito a qualsiasi persona ci legga è proprio questo: fare qualcosa; anche un minimo, mettendo in pratica la legalità, la trasparenza, aiutando il prossimo o chi è in difficoltà cercando di rendere sempre più vivibile questo mondo che ci circonda. Qualsiasi gesto, anche il più piccolo, se fatto con amore è davvero un grande gesto importante.
A tal proposito, prendendo spunto dalla frase di don Pino Puglisi, il cantautore palermitano Pippo Pollina ha dedicato a don Puglisi il brano "E se ognuno fa qualcosa”, all'interno dell'album L'appartenenza (2014), di cui vi riporto il testo.
Chi è lei, che ha sfiorato il sagrato con pane e coraggio
Con sguardo lontano?
Chi è lei, che ha baciato il suo giuda lo ha guardato negli occhi gli ha tenuto la mano?
Chi è lei, senza spada e divisa a scortare la notte
Spergiura e indifesa?
Chi è lei, ce lo dica Don Pino chè di eroi abbiam bisogno
Per capire il mattino.
Chi è lei, che ha raccolto speranze nell'oscuro confine
Tra nascita e addio?
Chi è lei, ostinato a cantare un inno alla vita
Ai senza voce ai senza dio?
Chi è lei, che ha saziato di gioia ogni fame ogni sete
Ogni dolore ogni noia?
Chi è lei, ce lo dica don pino chè di eroi ci nutriamo
Per riempire quel vuoto, quel niente che siamo.
Chi è lei, che ha sfidato i potenti col sorriso dei giusti
Col coraggio dei matti?
Chi è lei, che il suo tempo era un dono
E il suo corpo un ricordo stoffa di bandiera?
Chi è lei, le parole di vento che spiravano forte
Anche quando non c'era?
Chi è lei, che ha capito il segreto che nasconde
Lo sguardo innocente del mondo?
Chi è lei, che ha sentito un afflato venire dal basso
Dal fondo del fondo?
Chi è lei, quell'impavido gesto
Lo sberleffo alla morte uno sguardo intravisto?
Chi è lei, ce lo dica don Pino che di eroi ci nutriamo
Per riempire quel vuoto, quel niente che siamo.
di Roberto MARRONE
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com