Ultime della sera: “Monica Vitti”

Attrice geniale tra dramma e comicità

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
17 Febbraio 2022 18:45
Ultime della sera: “Monica Vitti”

Come lei stessa amava affermare “la vita è fatta sia di dramma che di comicità, momenti ridicoli e grotteschi, un po’ di tutto, insomma” ed infatti lei, Monica, era perfettamente a suo agio in entrambi i ruoli.

Venuta a mancare lo scorso 2 Febbraio, all’età di 90 anni, Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, attrice romana, è stata sempre ricordata come musa del regista Michelangelo Antonioni, del quale era stata anche compagna nella vita a e insieme al quale aveva interpretato una trilogia sull’incomunicabilità. Grazie al fatto che la considerava una “col visino curioso”, le fece interpretare dei ruoli particolari e da lì la sua carriera prese avvio, mentre in molti altri provini veniva regolarmente scartata perché non era considerata una faccia interessante.

Dopo questo esordio la Vitti ha sempre interpretato ruoli comici o al limite del tragicomico, insieme a partner d’eccellenza come Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni.

Questa sua caratteristica di essere contemporaneamente comica e drammatica si ritrova sin dalla sua infanzia. Una volta raccontò che durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, mentre si trovava con la famiglia in un rifugio antiaereo, si divertiva ad intrattenere i rifugiati del ricovero con i burattini, insieme al fratello Giorgio.

Di sé raccontava che non si era mai considerata bella, come poi la faranno apparire i vari registi nelle pellicole degli ani ’60 e ’70. A 18 anni era alta, magra, con le lentiggini, con gli occhiali e lo sguardo miope. Nonostante fosse bionda, con gli occhi verdi e un fisico longilineo, Monica racconta che quando si stava tutti insieme in compagnia non lei era quella a cui gli uomini facevano la corte. Persino i suoi genitori non la consideravano bella, ma sempre con qualche piccolo difetto, “qualcosa da rivedere” soprattutto di fronte ai suoi due fratelli, considerati invece molto belli.

Neanche quando frequentò l’accademia nazionale di arte drammatica, era considerata come una donna bella, ma piuttosto una donna con qualche ritocco da fare chirurgicamente.

Come attrice le riconosciamo una grande spontaneità. Spesso lei stessa, nonostante tutti i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua carriera, pensava ogni volta di non farcela a continuare e che l’ultimo film sarebbe sempre stato l’ultimo.

“Recito perché non ne potevo fare a meno, non potevo che fare questo mestiere”, dice in un’intervista. Il segreto del suo successo sta dunque non tanto nell’ostinazione, né nella bellezza ma nella consapevolezza di avere fatto ciò che avrebbe dovuto fare nella propria vita. Sin da quando aveva 14 anni dichiarava di voler fare l’attrice, di provare piacere a rappresentare altre vite che non fossero la sua.

Sul lavoro spesso appariva serena ma questo era il frutto di mille ansie da superare per ogni piccola cosa.

Si batteva per il femminismo, pur affermando che non sarebbe mai scesa in piazza ad urlare la rivendicazione dei diritti delle donne ma la sua piuttosto era più una battaglia che portava avanti sul set, nella scelta dei personaggi che raccontava. Soprattutto Monica cerca di raccontare un femminile che non sia legato solo al focolare domestico. Questo, secondo lei, dovrebbe essere fatto sin da quando ogni ragazza viene educata dalla propria famiglia e non dovrebbe essere spinta a trovarsi un marito, quanto piuttosto un lavoro che la porti all’indipendenza finanziaria.

Questo non significa che per Monica gli uomini non fossero importanti, anzi, lei diceva che avrebbe voluto un uomo per tutta la vita per poter imparare da lui e che sentiva più la paternità che la maternità. “Non so se sono una donna forte”, dice di sé.

Memorabile rimane la sua interpretazione del film “La ragazza con la pistola” di Mario Monicelli, dove si trasforma da arretrata ragazza dell’entroterra siciliano costretta a vendicare l’onore perduto, a giovane hippy progressista al centro della Londra degli anni ’70.

Ci ha lasciato un’attrice con un talento enorme, capace di interpretare qualsiasi tipo di donna: popolana, borghese, nevrotica, passionale, incerta. In lei tutto prendeva forme e sfumature diverse.

Ci si accorgeva della sua bellezza quasi per caso, solo dopo aver capito quanto fosse preparata e intensa nelle sue interpretazioni. Ma l’abbiamo amata soprattutto per il suo desiderio naturale di raccontare ogni tipo di donna.

di Saveria ALBANESE

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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