Ultime della sera: “Le stanze segrete di Lia”

Dietro ogni porta c’è una stanza da scoprire

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
27 Giugno 2022 18:40
Ultime della sera: “Le stanze segrete di Lia”

Stanza è una parola importante nella vita degli uomini,

ma spesso è data per scontata.

Eppure nel linguaggio vuol dire tanto,

vuol dire poesia, canzone, libertà, affermarsi.

Vuol dire persino costruire.

Ezio Bosso

I libri sono compagni da ascoltare poiché nell’essere letti rilasciano segreti, creano dubbi, aprono porte, provano risposte a domande universali. Io che sono sì una scrittrice ma allo stesso tempo una esuberante lettrice, mi rendo conto quanto parte delle storie lette, ma anche raccontate, vengano interiorizzate sotto forma di sensazioni e di emozioni.

Le stanze segrete di Lia è un libro che lascia una scia interiore pregna di sensazioni, lascia nel lettore una traccia che oscilla tra la passione e il dolore, tra la volontà di vivere e il desiderio di lasciarsi trasportare dagli eventi.

Il titolo ci introduce in un mondo al femminile nel quale i segreti sono stanze da visitare, da aprire e percorrere. La protagonista, Lia, è figura rappresentativa del dolore e della mancanza dell’amore. Lia ha avuto un’infanzia difficile, un’adolescenza contorta e complicata e, da adulta la sua vita è segnata da scelte che la portano in un percorso tortuoso cadenzato, a intervalli, da stanze segrete e incubi che anticipano drammi.

Ho scelto di introdurre questa mia con una massima di Ezio Bosso, le sue parole si confanno, si allineano, al libro in oggetto. Inoltre ritengo che, così come Bosso trasportava la platea in un viaggio emozionale, Francesca Letizia Piccione, trasporta il lettore in un altrettanto viaggio prorompente di emozioni.

Ognuno di noi risiede in una casa con delle stanze condivise con gli altri familiari o inquilini, e stanze personali dove potersi chiudere dentro e sentirsi liberi di fermarsi e muoversi; liberi di essere tristi e, magari, di piangere; liberi di cantare e ballare guardandosi allo specchio. C’è anche chi non ce l’ha una casa, dorme per strada, avvolto nei cartoni o sotto i ponti o dentro una chiesa. Eppure…

Ma andiamo per ordine e insieme a voi vorrei analizzare la parola stanza che, per dirla come Ezio Bosso, ha molteplici significati, e tutti di apertura. Stanza proviene da stare. È un luogo in cui riposare e dimorare. È, sì, uno spazio fisico e reale, ma può essere anche un luogo intimo nel quale sostano pensieri, idee e emozioni. Per accedere a una stanza si dovrà necessariamente aprire una porta simbolo di passaggio, di movimento e di spiraglio verso l’esterno, o l’interno, a seconda della direzione in cui la porta viene aperta. E apriamo le pagine del libro in modo particolare: attraverso le immagini del trailer:

La vicenda si svolge a Santa Margherita di Belice e si apre con due episodi drammatici, uno ai danni della figlia di Lia e Gianni, la piccola Sara, che necessita di cure ospedaliere a causa di un mignolo decapitato; l’altro episodio è ai danni di Lia stessa la quale, in seguito a un grave incidente automobilistico, si ritroverà anche lei in ospedale sospesa tra la vita e la morte.

La Piccione con tratto scorrevole e incisivo tratteggia una storia tra passato e presente nella quale Lia ripercorre la sua vita. Una vita in cui la violenza è contrapposta all’amore, e la mancanza è contrapposta alla pienezza. Emerge lo struggimento che la piccola Lia avverte nel sentire forte il bisogno di non provocare il padre, di accontentare la madre, nel volere che la madre sia felice a discapito di se stessa, nel vivere rasente ai muri cercando di dare meno fastidio possibile ai suoi genitori. I due sono una coppia con dei problemi evidenti.

È nell’infanzia che si formano i tratti caratteriali e Francesca Letizia in questa sua opera rende credibile e reale ogni aspetto caratteriale di Lia, tanto da fare evolvere con naturalezza il passaggio di Lia dall’infanzia all’adolescenza e successivamente da adulta. Per il lettore non sarà facile accettare che una bambina possa aver vissuto quel tipo di violenza, che un’adolescente abbia un vissuto così parte pesante da sostenere.

Il romanzo di Francesca Letizia Piccione ha vinto nel 2020 il premio speciale alla cultura al concorso letterario Nazionale Alfieri. Ma la nostra autrice ha vinto un altro premio con il suo primo romanzo “I segreti della casa di Via De Lorenzi” che qualche anno fa ho avuto il piacere di recensire. In quell’occasione, riguardo al messaggio dell’autrice, scrissi: “L’autrice ci trasmette il seguente messaggio: ogni individuo riesce ad adattarsi alle condizioni in cui è costretto a vivere. È triste da dire, lo so, eppure, se mi è concesso un pensiero, ecco, penso che, chi più chi meno, siamo un po’ tutti vittime di situazioni e circostanze che trascendono al nostro controllo, ma è il modo in cui reagiamo in quei frangenti a fare la differenza”.

Due titoli che riportano ai segreti e alle case, e alle stanze delle case. Le stanze però qui, come abbiamo già visto, sono luoghi dell’anima, e dei sogni. Per Virginia Woolf era fondamentale per le donne dei suoi tempi, avere “una stanza tutta per sé”. Secondo la scrittrice inglese, infatti, una donna non poteva fare davvero letteratura se non aveva a disposizione (oltre al denaro) una stanza personale. Questa della Woolf è una metafora che sottolinea quanto anche adesso la libertà sia fondamentale per poter creare arte. Oggi la necessità di avere una stanza per sé è più che mai necessaria e non solo per le donne ma per ogni artista che voglia esplorare il sé più intimo per poterlo poi esternare.

Nel libro della Piccione le stanze rappresentano il mondo della negazione e la sfera del dolore, sono stanze dalle quali Lia vorrebbe scappare perché non ha la forza, non ha gli strumenti per poterle affrontarle.

La scrittura di Francesca Letizia è fluida, chiara e scorrevole. Le stanze segrete di Lia è un romanzo che leggerete d’un fiato così come secondo me è stato scritto. Se dovessi descriverlo con i colori userei il bianco il rosso il verde e il nero: il bianco per la purezza della bambina; il rosso per la passione che impregna ogni parola; il verde per quella nota stonata di violenza che permea il libro; il nero per l’oscurità che la protagonista vive nel presente ma che ha vissuto anche nel passato a causa dei suoi genitori e non solo.

L’autrice apre ogni capitolo con una massima: a pagina 50 al capitolo 9 leggo “Lieve è il dolore che parla. Il grande dolore è muto” di Seneca. Il dolore nelle stanze di Lia invade le pareti e i pavimenti, riveste ogni mobile e ogni colore. Eppure a tratti arriverà la luce. Sarà la luce a farsi strada nel groviglio di fili e rimarrà la luce a sostenere il finale che l’autrice ha volutamente lasciato in sospeso.

C’è tanto dentro le pagine de Le stanze segrete di Lia, io mi sono limitata a stuzzicare la vostra curiosità. A me non resta che augurare a voi buona lettura e ringraziare Francesca Letizia Piccione per avermi affidato il delicato compito di raccontare il suo romanzo che è come un taglio causato da un coltello affilato che taglia mani, che taglia cuore, che entra nel profondo e tocca corde emozionali.

di Giovanna FILECCIA

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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