Sono 35 i giorni passati ad oggi da quando la Russia capitanata dal dittatore Putin ha deciso di invadere l’Ucraina intimorendo ovviamente non solo tutto il territorio ucraino ma anche l’intera Europa. L'acme di questa crisi, come sappiamo, si è raggiunta a seguito dell'invio di un ingente numero di unità militari russe lungo il confine con l'Ucraina, giustificata dal presidente russo Putin con il timore di una possibile futura adesione dell'Ucraina alla NATO. Da quel momento si è passati ad uno step successivo dove la Russia ha deciso di bombardare alcune città ucraine facendo perdere la vita a numerose persone e radendo al suolo alcune parti di territorio.
I media nazionali italiani dal primo momento e continuano tutt’ora, seguono minuto per minuto l’evolversi della situazione mostrandoci anche delle immagini abbastanza forti che hanno spinto tutti i popoli europei ad un certo pietismo assolutamente doveroso nei confronti del popolo ucraino provocando da subito un aiuto concreto ai più bisognosi. Tutto lo spirito di fratellanza e di carità del popolo italiano è venuto fuori tutto d’un tratto con mobilitazioni, creazione di corridoi umanitari, ingenti donazioni economiche, raccolte straordinarie di cibo, beni di prima necessità, veglie di preghiera piuttosto che fiaccolate piuttosto che manifestazioni nelle piazze italiane.
La Santa Sede, in occasione del momento più alto del cristianesimo ovvero la celebrazione la Settimana Santa, ha anche chiesto a tutti i sacerdoti di aggiungere una speciale intenzione di preghiera contro ogni forma di guerra all’interno della Preghiera Universale che si recita durante il Venerdì Santo giorno della morte di Cristo.
Azioni, queste sopraelencate come tante altre, assolutamente doverose, legittime, amorevoli, azioni che dimostrano davvero vicinanza ad un popolo che in questo momento della storia sta vivendo una situazione davvero terribile. Ma questa particolare attenzione da cosa deriva? È probabile che l’attenzione derivi dal fatto che qualcuno ci ha toccato personalmente?
Mai come in questo caso credo che esista detto più azzeccato che possa spiegare ciò che intendo trasmettere quest’oggi ovvero occhio non vede, cuore non duole perché fino ad adesso l’Italia, o meglio, gli italiani hanno fatto finta che la guerra non fosse mai esistita ignorando chi invece soffre maledettamente da anni e continua a perdere centinaia di vite ogni giorno in situazioni economico-sociali 100 volte più disastrose dell’Ucraina che sicuramente ha bisogno di un aiuto in questo momento ma altrettanto sicuro è il fatto che sia un paese evoluto e con una propria indipendenza economica rispetto ai cosiddetti paesi del “terzo mondo”.
Probabilmente la ridotta distanza tra l’Europa e l’Ucraina ha fatto toccare con mano cosa significa vivere una guerra che seppur indirettamente riguarda tutti noi e che ovviamente continua ad imporre timore essendo che l’Italia in questo caso, potrebbe essere anche coinvolta in un probabile conflitto mondiale e tutto ciò ha portato anche a far sciogliere il cuore di tutti noi che improvvisamente ci siamo trasformati in amorevoli persone che fino ad un mese prima però dicevano “gli immigrati stiano a casa loro”.
Ma perché gli immigrati di colore che attraversano il Mediterraneo, da dove scappano? Da una repubblica dove regna la pace e la serenità e dove i soldi ed il benessere sono all’ordine del giorno, o scappano dalle guerre, dalla povertà e dal rischio di morire uccisi da qualche bomba?
Ecco che ritorna il detto occhio non vede, cuore non duole perché probabilmente tutti noi, anche la stessa chiesa che decide di inserire una preghiera contro la guerra, non abbiamo mai fatto caso che nel mondo ci sono popoli in guerra da anni ed in situazioni molto ma molto più gravi dell’Ucraina ma davvero pochi hanno deciso di fare camion di cibo e portarli in aiuto, davvero pochi hanno deciso di spedire soldi e aiuti umanitari… tutti, me compreso, dovremmo forse passarci una mano sulla coscienza e senza essere egoisti mettersi davanti alla realtà dei fatti ed affrontandola.
Dalla Siria allo Yemen, dall'Etiopia al Mali, fino al Nagorno Karabakh e passando, fra gli altri, dalla Libia alla Somalia. Non c'è solo la guerra in Ucraina nel mondo. Si combatte, ad alta o bassa intensità, con periodi più cruenti e altri apparentemente calmi, in molte altre zone nel mondo. Guerre o guerriglie che in alcuni casi vanno avanti da anni, in altri sono scoppiate di recente. Come ho già detto, è assolutamente doveroso aiutare il popolo ucraino, guai se non si facesse, ma è altrettanto doveroso rimboccarsi le maniche anche per chi è leggermente più lontano dall’Europa. Un altro famoso detto serve a chiudere il mio contributo di oggi ovvero, ricordiamoci che “tutto il mondo è paese”.
di Roberto MARRONE
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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