Ultime della sera. Cara Beatrice

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
18 Marzo 2020 17:48
Ultime della sera. Cara Beatrice

Cara Beatrice, ti chiederai il perché di questa lettera che arriva dal futuro. Non so darti una spiegazione razionale, ma dirti soltanto che per me aver visto la tua immagine per la prima volta, mi ha dato un’emozione profonda. Mi sono sentita vicina a te e ho subito voluto conoscere la tua storia, per quanto così lontana nel tempo. Tu sei vissuta nel XII secolo e le notizie che ho raccolto su di te sono veramente poche. Quindi, oltre al fatto che sei stata moglie di Ruggero II e madre di Costanza d’Altavilla, il resto posso solo immaginarlo: il castello dove sei nata, nelle Ardennes, la vita che hai condotto prima di sposarti.

E poi la tua storia, dall’arrivo in Sicilia in poi, s’incrocia con la mia, che sono nata e cresciuta in quest’isola, così meravigliosa e sfortunata al tempo stesso. Molto diversa da quei giorni, ma erede di tanta gloria. La storia infatti non si cancella. Gli eventi si imprimono nella memoria di un popolo e ne permeano la vita. Il periodo che trascorresti alla corte di Palermo si inserisce in uno dei momenti più importanti e splendidi della nostra terra, grazie alla grandezza del re, che seppe far trionfare la tolleranza e la pacifica convivenza di popoli diversi.

Periodo splendido per la Sicilia quindi, del quale si hanno molte testimonianze. Ad esempio, la singolare iscrizione, cucita  lungo l’orlo del mantello del re e a lui dedicata : “ Eseguito nel tiraz reale di Palermo dove la felicità e l’onore, il benessere e la perfezione, il merito e l’eccellenza hanno loro dimora; di grandi liberalità, d’un alto splendore, della reputazione, delle speranze; possano i giorni e le notti ivi scorrere nel piacere senza fine né mutamento nell’onore, la fedeltà, l’attività diligente, la felicità e la lunga prosperità, la sottomissione e il lavoro che conviene”.

La tua vita comunque non fu mai in primo piano nelle vicende storiche, sembra che tu abbia condotto la tua esistenza in modo sommesso, lontano dai clamori, accanto alla piccola Costanza, che nacque dopo la morte di Ruggero, in seguito alla quale la corona passò al tuo figliastro, Guglielmo. Immagino che tu fossi una donna capace di tenere per sé le emozioni e i sentimenti più intimi. E che negli anni a venire ti dedicasti totalmente a Costanza e alla sua educazione. Avevi poco più di vent’anni, ma per quel tempo, eri già nell’età matura.

Maturità, dignità e compostezza sono le doti che non solo io, ma tutta la storia ti attribuisce. Doti che spettano ad un sovrano. Doti che ho sempre ammirato. C’è stato un tempo in Sicilia in cui invece veniva chiesto alle persone di esternare le loro sofferenze, di piangere in pubblico, di mostrarsi tristi e trasandati a causa di un dolore. Tutto questo per essere credibili. Cara Beatrice, c’è un altro aspetto della tua vita che vorrei sottolineare, quello spirituale. Non si sa con certezza se Costanza prese i voti, ma è probabile che tu e lei andaste a vivere nel convento basiliano del S.

Salvatore. Secondo alcune fonti, qualche secolo dopo, il monastero rivendicò la sua presenza in quei luoghi, mostrando ai visitatori un codice del nuovo testamento degno di una regina.  Quando penso a voi due lì al convento, mi sento pervasa da un’immensa pace. Vi vedo, lontane dal mondo, in una dimensione che, inevitabilmente, avvicina a Dio. In unione spirituale, seppur distanti, con Rosalia de’ Sinibaldi, con la quale era imparentata la famiglia reale, e che forse tu incontrasti, prima che scegliesse di vivere da eremita, in santità.

Forse, sia tu che Costanza guardavate a lei come un esempio, condividendo l’ideale di una vita di silenzio e di preghiera.  Ma questa vita purtroppo non durò per sempre. Infatti, ad un certo punto, l’esistenza di Costanza s’incrociò con quella della dinastia sveva degli Hohenstaufen e tu ti trovasti di fronte ad un evento inaspettato, che vedeva tua figlia diventare imperatrice ed ereditare in seguito il regno di Sicilia. Immagino che la tua posizione non sia stata facile. Di colpo la vostra vita veniva sconvolta dalla decisione di Guglielmo di far sposare Costanza, già trentenne, con Enrico di Svevia.

Le immagini riportate nel manoscritto di Pietro di Eboli ritraggono la scena dell’uscita forzata dal convento. E’vero che la vita ci sorprende e, quando Costanza accettò l’idea delle nozze, ti sarai chiesta come sarebbe stata per lei un’esistenza così diversa da quella che avevate vissuto fino a quel momento e se fosse destinata a lasciare un segno indelebile nella storia. Colta ed intelligente, Costanza fu definita da molti la monaca imperatrice, dimostrando delle doti strategiche e carismatiche fino a quel momento nascoste.

Ma tu non potesti vederlo. La tua vita si spegneva pochi mesi dopo il fidanzamento di tua figlia con Enrico di Svevia. Gli avvenimenti che seguirono sono avvolti da un alone di mistero e leggenda, forse, per spiegare delle verità considerate in quel tempo inaccettabili, come la sua maternità avvenuta a tarda età. Ma questa è un’altra storia.  Con te finiva un’epoca di grande splendore per la Sicilia e ne iniziava un’altra altrettanto grandiosa, con Costanza e suo figlio Federico II, il futuro “Stupor Mundi”.

Josepha Billardello

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